Bonifacio VI
Presbitero della Chiesa romana, fu consacrato papa agli inizi della primavera dell'896 - con ogni probabilità l'11 aprile -, succedendo a Formoso, morto il 4 di quello stesso mese. Figlio di un ecclesiastico di grado elevato - Adriano, vescovo di una sede a noi ignota -, apparteneva a famiglia forse romana di origine, ma nel clero romano aveva senza dubbio percorso tutta la carriera, dato che l'anonimo autore della breve notizia relativa a B. inserita nel Liber pontificalis lo definisce senz'altro "natione Romanus".
Le ragioni di una così breve vacanza della Sede apostolica - poco meno di una settimana - sono da ricercare non tanto nella gravità del momento politico generale e nella stessa tragica situazione interna di Roma, retta allora in nome di Arnolfo re di Germania da un governatore tedesco, Faroldo, e presidiata dalle truppe imperiali; ma soprattutto nel particolare clima di violenze e di intimidazioni che precedettero ed accompagnarono la nomina di B., la cui consacrazione, inoltre, fu compiuta senza tener conto di alcune norme canoniche. Il nuovo pontefice aveva infatti alle sue spalle un burrascoso passato; per ben due volte, a causa dell'immoralità della sua condotta, era stato colpito da una sentenza di deposizione e ridotto allo stato laicale: una prima volta quand'era appena suddiacono e poi, di nuovo, dopo che era stato riammesso nel clero ed ordinato sacerdote.
Ciononostante la sua elezione e la sua consacrazione seguirono immediatamente la morte di papa Formoso: "ad modicum eum subisse Formoso", afferma Flodoardo. Stando agli atti del concilio romano dell'898 (costituzione III), questo presbitero dai dubbi trascorsi fu eletto a furor di popolo nel corso di una sommossa: appunto questo particolare, insieme con l'immediata ratifica da parte del clero romano, mediante la cerimonia della consacrazione papale, di un simile atto di violenza, dimostra che la nomina di B. ebbe chiaramente il significato di reazione allo strapotere di Arnolfo e dei suoi fautori romani. Il nuovo pontefice non ebbe tuttavia nemmeno il tempo di mostrare gli indirizzi della sua politica: quindici giorni dopo la sua consacrazione, infatti, moriva a Roma, "de podagrico morbo correptus", e veniva sepolto "in porticu pontificum", cioè nel quadriportico dell'antica basilica di S. Pietro, dove Mallio attesta di averne letto l'epitaffio di cui non rimane che un frammento, per altro non tramandato correttamente. Il de Rossi (Inscriptiones Christianae urbis Romae septimo saeculo antiquiores, a cura di G.B. de Rossi, II, Romae 1888, nr. 31, p. 207) lo restituisce emendato affermando che si può certamente attribuire a B., la cui tomba si trovava nell'atrio d'ingresso (vv. 1-3: "atria [...] / [...] Bonifati [...] / [...] suscipiunt corpus [...]") accanto alle splendide sepolture dei suoi predecessori ("[...] magnificis quae sunt iam plena sepulchri"). Bonifacio I, al quale invece lo riferiva Mallio, fu sepolto sulla via Salaria mentre dei rimanenti omonimi pontefici si conosceva già l'epitaffio. Il suo successore, Stefano VI, è ricordato come papa già regnante in un documento ravennate dell'11 giugno 896.
fonti e bibliografia
I.D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, XVIII, Venetiis 1773, coll. 223 s.
Flodoardi Remensis De Christi triumphis apud Italiam XII, in P.L., CXXXV, col. 829.
Annales Fuldenses sive Annales Regni Francorum orientalis, ad a. 896, in M.G.H., Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, VII, a cura di Fr. Kurze, 1891, p. 129.
Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, II, Paris 1892, p. 228 (cfr. ibid., p. LXVIII).
L. Duchesne, Les premiers temps de l'état pontifical, ivi 1911, pp. 288-300.
C.G. Mor, L'età feudale, I, Milano 1952, pp. 42 s.
F. Baix, Boniface VI, in D.H.G.E., IX, coll. 899 s.; E.C., II, s.v., col. 1866.