BONIFICA
(VII, p. 413; App. I, p. 295; II, I, p. 434)
Nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale e fino a oggi le attività di b. hanno continuato ad avere in Italia, ma più generalmente in gran parte dei paesi ove razionalmente attuate, finalità integrali: agli originari obiettivi di natura idraulica e sanitaria, tra cui la lotta alla malaria, se ne sono aggiunti ulteriori quali la difesa del suolo, la tutela dell'ambiente, l'assetto del territorio, con i relativi riflessi sulla produttività agricola e sulla condizione sociale degli abitanti.
In Italia, la b. integrale, che fino al 1949 aveva interessato circa 9.724.000 ha, ne copre attualmente almeno 16 milioni; nei relativi comprensori, i terreni serviti da opere di prosciugamento superano i 4 milioni di ha, dei quali oltre un milione con sollevamento meccanico da terreni ove non è disponibile la cadente per lo scolo naturale, o che sono addirittura collocati al di sotto del livello del mare. La portata delle trasformazioni fondiarie indotte dalla b. viene meglio valutata se si considera che gli enti di b. hanno inoltre realizzato 32.400 km di strade e più di 5000 acquedotti, e che a tali opere sono, si può dire sistematicamente, associati gli impianti d'irrigazione.
Importanti gli interventi di b. impostati e condotti negli ultimi decenni in vari paesi in via di sviluppo quali, per es., l'Egitto con il programma di b. integrale e messa in valore di 55.000 ha di terreni desertici (1961-66); il Niger con la b. di 16.000 ha di terreni di golena del fiume Niger; il Togo-Benin con il piano di sviluppo integrato di 60.000 ha del bacino inferiore del fiume Mono, destinati a ricevere acque irrigue dalla diga di Nangbeto (1985); la Nigeria con la realizzazione di un polder irriguo da 45.000 ha, circondato da 33 km di arginature; il Kenya con i piani di b. integrale per 55.000 ha, relativi al territorio delle Western Province (1980-85); l'῾Irāq con il piano di b. per 30.000 ha, nella zona di Ishaqi (1974-75). A molti di questi interventi hanno contribuito società di progettazione e imprese italiane.
È tuttavia il caso di far cenno anche a più recenti tendenze, espresse ormai da ampi settori dell'opinione pubblica mondiale, secondo cui i problemi sociali, sanitari ed economici delle regioni comprendenti ''zone umide'' richiedono soluzioni diverse da quella del semplice prosciugamento, tradizionale base della b. integrale, e comunque rivolte alla conservazione e alla salvaguardia di tali zone nel quadro più generale della tutela dell'ambiente naturale. Nel 1971 la convenzione di Ramsar (Iran), alla quale hanno aderito molti paesi, fra cui l'Italia (1976), ha riconosciuto l'importanza internazionale delle zone umide come habitat di flora e fauna caratteristiche, come, per es., gli uccelli acquatici migratori.
Dal punto di vista più specifico della tecnica idraulica gli ultimi trent'anni hanno visto lo sviluppo e il perfezionamento dei metodi per il dimensionamento dei canali di scolo, anche grazie a determinanti contributi italiani.
In origine, il dimensionamento dei canali di b. si effettuava con il metodo cinematico, dettato da D. Turazza nel 1877 (v. VII, p. 422) e tuttora utilizzato in Italia e, in larga misura, all'estero. Nel 1904, in occasione degli studi per la fognatura di Milano, G. Fantoli aveva proposto un nuovo criterio per il calcolo dei volumi di acqua che, durante una pioggia, s'invasano nei canali, criterio che fu applicato alle b. nel 1923 da U. Puppini. Questo metodo, detto del volume d'invaso e noto all'estero come ''metodo italiano'', condusse a risultati più corretti di quello cinematico e risultò avere incidenze economiche favorevoli. Le applicazioni del metodo del volume d'invaso al dimensionamento dei canali subirono successivi affinamenti con gli studi di U. Puppini (1932) e di G. Supino (1933 e 1946); G. Evangelisti nel 1941 e B. Poggi nel 1959 esaminarono inoltre gli effetti degli impianti di sollevamento e delle loro modalità operative.
Un'adeguata risposta alle particolari esigenze delle b. idrauliche con sollevamento meccanico hanno fornito, negli ultimi decenni, i costruttori di macchinari con la progettazione di idrovore di tipo assiale in sostituzione del tipo centrifugo diffuso fino al 1935. Va inoltre segnalato che il perfezionamento, nelle macchine assiali, dei meccanismi e delle logiche di comando e controllo per la variazione della geometria delle giranti, ha risolto il problema di mantenere a valori ottimali i rendimenti al variare della prevalenza di lavoro e ha reso possibile la regolazione automatica delle portate sollevate, con la conseguente riduzione delle potenze installate (v. fig.). Vedi tav. f. t.
Bibl.: G. Supino, Le reti idrauliche, Bologna 1965; Soil Conservation Service (US Department of Agricolture), Drainage of agricoltural land, Huntington (N.Y.) 1973; G. Supino, Le bonifiche e le sistemazioni montane. Cinquanta anni di ingegneria italiana dell'acqua, L'Aquila 1981; U. Ucelli, Cinquant'anni di evoluzione delle macchine idrauliche, ivi 1981; Consorzio di bonifica della Capitanata, Cinquanta anni di bonifica nel Tavoliere, Foggia 1984; XIII International Congress on Irrigation and Drainage (Casablanca 1987), in Idrotecnica, numero speciale settembre 1987.