BONIFICA (VII, p. 413; App. I, p. 295)
Il concetto che la bonifica dovesse costituire la sintesi di tre diverse attività: idraulica igienica ed agraria, convergenti su uno stesso territorio, si venne, attraverso lunga esperienza, affermando, sin dalla vigilia del fascismo, nella dotttina e nella legislazione. Non è, quindi, da ritenere la bonifica integrale un'affermazione del passato regime, durante il quale essa trovò tuttavia un campo di notevole sviluppo, ma soltanto per merito intrinseco della nuova concezione. Alla legge 13 febbraio 1933, n. 215, non si è ritenuto, quindi, di apportare, dopo il 1943, alcuna sostanziale innovazione. Sebbene l'aggettivo integrale sia caduto in disuso, la configurazione primitiva dell'intrapresa, cioè il complesso degli interventi necessarî per adattare la terra nuda ai bisogni della vita civile e rendere possibile l'insediamento dei coloni nelle zone bonificate, non ha subìto alterazioni e la bonifica costituisce tuttora un'attività di colonizzazione per eccellenza. L'opera di bonifica del territorio nazionale alla fine del 1942 era stata condotta ad uno stadio avanzato di realizzazione: rispetto alla totale superficie da bonificare, risultante dai comprensorî classificati per legge, di ha. 9.748.029, poteva considerarsi compiuta su una superficie di ha. 6.115.621. L'entità dell'opera è indicata dai seguenti dati:
Questo complesso di opere ha importato, fino al 1942, la spesa di 8 miliardi e 12 milioni di lire.
Merita un cenno speciale la completa redenzione dell'Agro Pontino e del finitimo Agro Romano, escluso il territorio compreso nell'ampio ventaglio del delta Tiberino, cioè della regione che dalle ultime propaggini dei colli laziali si estende fino al Circeo, dell'estensione di ha. 137.000, interamente trasformata con la costruzione di cinque città, dieci borghi, cinquemila case coloniche, e con l'apertura di km. 230 di canali e collettori principali; di km. 1750 di canali secondarî; di km. 634 di strade principali, senza contare le molte centinaia di chilometri di strade interpoderali; la costruzione di n. 20 impianti idrovori che sollevano complessivamente 76.300 litri d'acqua al secondo e n. 2 impianti di sollevamento per irrigazione per complessivi 4500 litri al secondo. Questa opera titanica compiuta in un tempo relativamente breve è costata circa 2 miliardi di lire pregiate.
Il principale problema che, con la progressiva liberazione del territorio nazionale, si delineò e si impose sempre maggiormente all'attenzione dello stato, fu quindi quello della riparazione o ricostruzione delle opere pubbliche di bonifica danneggiate o distrutte dagli eventi bellici. La guerra aerea e terrestre, gli apprestamenti difensivi, a volte il solo passaggio o stazionamento di forze armate hanno, specie in qualche comprensorio, provocato notevoli dissesti. Alcune regioni, come la Campania, il Lazio, la Toscana, l'Emilia, furono duramente colpite.
Per la ricostituzione del patrimonio di bonifica lo stato è intervenuto, assumendo a totale suo carico la spesa occorrente (decr. leg. luog. 12 ottobre 1944, n. 339 e decr. legge presidenziale 13 maggio 1947, n. 491). Si è ritenuto, infatti, di esonerare, in via provvisoria, nella fase ricostruttiva, i proprietarî dal concorrere nella spesa di quelle opere per cui già avevano dato in origine il loro contributo. Il lavoro di ricostruzione e di riparazione intrapreso ed oramai condotto quasi a termine importerà la spesa di 12 miliardi di lire.
Al centro dell'attività di bonifica resta sempre l'istituto secolare del consorzio dei proprietarî, organizzazione che, riassumendo il complesso degli interessi patrimoniali della zona bonificanda, concorre al coordinamento dell'attività pubblica con quella privata nel campo della valorizzazione terriera. Da alcuni si auspica che questa collaborazione con lo stato venga estesa, nella stessa compagine consorziale, anche a coloro i quali, pur non essendo proprietarî, hanno ugualmente un particolare interesse allo sviluppo delle opere della bonifica, come gli affittuarî, i mezzadri, ecc.
L'attività legislativa è stata diretta ad agevolare particolari iniziative, specie nel campo irriguo. Si sono conferiti nuovi ed importantissimi compiti, in tal campo, all'Ente di colonizzazione del latifondo siciliano (decr. legge pres. 22 giugno 1946, n. 40). È stato costituito un nuovo Ente, che dovrà riassumere e sviluppare le iniziative irrigue nelle regioni pugliese e lucana (decr. legge pres. 18 marzo 1947, n. 281). È stata, altresì, costituita l'Opera per la valorizzazione della Sila, al fine di promuovere ed effettuare direttamente la trasformazione fondiaria ed agricola dell'altipiano silano, anche nei riflessi del turismo e dell'industria (legge 31 dicembre 1947, n. 1629). Il problema della irrigazione, in genere, è attualmente sottoposto ad un particolare esame da parte della competente autorità statale, come quello che, più di ogni altro, potrà, con la sua soluzione, concorrere ad un rapido incremento della produttività dei terreni bonificati. Sono state anche circoscritte nuove zone del territorio nazionale, le quali dovranno essere sottoposte alla legge di bonifica (Val d'Aosta, Grappa, Cimone, Carboi, Agro Palermitano).
Per la soluzione del problema della maggiore valorizzazione dei terreni bonificati con l'estensione ad essi dell'irrigazione e conseguente trasformazione fondiaria, è stato compilato un programma che prevede la spesa di circa 160 miliardi col quale si attua o si estende l'irrigazione ad altri 552.630 ha. del territorio nazionale con una spesa di 75 miliardi, mentre 60 miliardi sono previsti per le opere di miglioramento fondiario e 25 miliardi per opere di bonifica connesse con l'irrigazione.
Infine, un notevole perfezionamento all'art. 4 della legge attuale è stato apportato dal decr. legg. pres. 31 dicembre 1947, n. 1744, nel senso di rendere più spedita ed efficace l'azione dei consorzî verso i proprietarî, per la trasformazione dell'ordinamento produttivo dei singoli fondi.
Per quanto riguarda il problema igienico è da notare che alla campagna antilarvale è stata, di recente, sostituita con successo quella antialate, che mira a distruggere l'insetto adulto, a mezzo della disinfestazione con irrorazioni di DDT. Il nuovo metodo varrà a ridurre notevolmente od anche ad escludere gli interventi diretti all'eliminazione di acque stagnanti od alla regimazione di quelle fluenti, quando non mirino a fini idraulici, ma soltanto ad impedire lo sviluppo di larve malarigene.
Bibl.: Arrigo Serpieri, La bonifica nella storia e nella dottrina, Bologna 1948.