BONIZONE
Successore di Azzone, fu abate del monastero di S. Pietro fuori le Mura di Perugia dal 1036 al 1063, anno in cui rinunziò all'ufficio. Un'abbondante documentazione testimonia la sua attività, come è dato constatare attraverso la recente pubblicazione delle carte dell'abbazia. Il primo atto che lo riguarda - di grande importanza anche per la lista in cui è riportato un rilevante numero di vescovi dell'Italia centrosettentrionale - è datato il 2 nov. 1036 e presenta B. impegnato nella difesa della libertà del suo monastero contro il vescovo Andrea, che finalmente, davanti al sinodo romano, desiste dalle sue rivendicazioni. Nel maggio del 1045 Gregorio VI emana un privilegio, diretto a B. "coangelico abbati", con il quale gli conferma la completa autonomia di S. Pietro sotto la protezione apostolica.
Questa magna charta dell'indipendenza del monastero si articola in una serie di norme dirette a salvaguardare la vita monastica, specialmente l'elezione dell'abate, da qualsiasi intrusione laica o vescovile, che sempre putiva di simonia. Tra i beni elencati figura per la prima volta, oltre il monastero di S. Sergio nella Suburra a Roma, la massa di Casalina, sul confine tra i contadi di Perugia e Todi, già donata da Benedetto IX.
Nel 1047 anche l'imperatore Enrico III rilascia un diploma di conferma a B.; fanno altrettanto Leone IX nel 1052, Stefano IX nel 1057 e Niccolò II nel 1059. In ottemperanza all'obbligo contenuto nel privilegio di papa Gregorio VI (ribadito anche in quello di Leone IX), B. il 2 maggio 1050 partecipa al sinodo romano in cui fu condannata la dottrina eretica di Berengario di Tours circa l'Eucaristia. Nella presunta lettera di canonizzazione di s. Gerardo di Toul, dello stesso anno, si legge anche la sottoscrizione di Bonizone. Nel decennio 1050-1060 si adopera per l'incremento del patrimonio immobiliare monastico, accettando l'incorporazione dell'abbazia di S. Angelo di Limigiano, presso Cannara, nel contado d'Assisi, offertagli spontaneamente dall'abate Adamo e dai signori del luogo. Quasi sicuramente verso la metà d'ottobre del 1059 ospita nel suo monastero Niccolò II accompagnato da Pier Damiani, Umberto da Silva Candida e Ildebrando, in viaggio da Roma a Firenze; il 14 ottobre, infatti, il papa e gli altri tre sottoscrivono una lettera riboccante di espressioni affettuose e di elogi per B., accennando alla sua "fidelitas" e alla sua ospitalità:'in ricompensa gli concedono le decime di alcuni castelli appartenenti alla massa romana in Umbria. Improvvisamente, verso la metà del 1063, Alessandro II, con una lettera diretta ai monaci e ai cittadini di Perugia, annunzia la decisione, presa in seguito alle "importunis precibus" di B., di sollevarlo dall'ufficio di abate e di dargli come successore il figlio Raniero. La morte dovette seguire poco dopo le dimissioni, verso il 1065, secondo la testimonianza di Pier Damiani.
Per quanto concerne Raniero, figlio di B. e suo successore nel governo dell'abbazia, sia il Löwenfeld sia gli editori delle carte di S. Pietro suppongono che si tratti d'un figlio "spirituale"; congettura ingenua, secondo il Lambert. Nessuna meraviglia, infatti, che B. abbia contratto matrimonio prima di farsi monaco. A proposito poi della lettera di Alessandro II e della testimonianza di Pier Damiani circa le dimissioni di B., una formula di rinunzia d'un abate nelle mani di un Pietro vescovo, quasi sicuramente Pier Damiani, scoperta nel codice Ottob. lat. 311, c. 85r, è stata erroneamente identificata e pubblicata dal Leclercq per quella di Bonizone. Avvertito dal Campana, il Leclercq ha curato una rettifica che, per essere troppo breve o reticente, aumenta la confusione. In realtà, esaminato attentamente il manoscritto anche con la lampada di Wood, si può affermare con certezza che la lettera iniziale, la quale ha indotto il Leclercq a leggere "Bonizo", non è B ma D e che nella rasura non è possibile leggere, anche per ragioni di spazio, "sancti petri perusie".
La spiccata personalità di B., la santità della sua vita sono la prima spiegazione del lungo periodo (quasi un trentennio) che vide il massimo splendore spirituale e temporale del monastero perugino. Sotto il suo governo si consolidarono le libertà monastiche per la protezione vigile e gelosa dei papi, che da Gregorio VI ad Alessandro II si proposero scopi precisi nella loro azione politica e religiosa verso i monasteri. Infatti, solo facendo leva sul rifiorimento della vita spirituale nelle abbazie si poteva vincere la dura battaglia contro la simonia e il concubinato dei chierici. E solo aumentando la potenza, anche economica. delle fondazioni monastiche si potevano imprigionare, per così dire, le più sorde resistenze dei vescovi e vincere l'altra battaglia contro le investiture laiche. L'abbazia di S. Pietro, sotto la guida di B., fu certamente uno dei maggiori centri umbri dove la fidelitas e il servitium al papato contribuirono efficacemente al rifiorimento della vita religiosa del popolo e del clero.
Fonti e Bibl.: Bibl. Apost. Vaticana, Ottob. lat. 311, c. 85r; Pier Damiani, Epistolae, VI, 25, in J. P. Migne, Patrologia latina, 114, coll. 413 s.; S. Löwenfeld, Epistolae pontificum roman. ineditae, Leipzig 1885, p. 42; T.Leccisotti-C. Tabarelli, Le carte dell'archivio di S. Pietro di Perugia, I, Milano 1956, pp. 14-54; J. Leclercq, Documents sur St. Pierre Damien, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XI (1957), pp. 106 s., 424 nn. 9, 11; Id., Inédits de St. Pierre Damien, in Revue Bénédectine, LXVII (1957), pp. 152, 173; A. Lambert, B., in Dict. d'Histoire et de Géogr. Ecclés, IX, Paris 1937, coll. 992 s.; G. B. Borino, Ildebrando predicò... alla presenza di Niccolò II (1059), in Studi gregoriani, VI (1959-1961), pp. 358 s.; Mostra docum. e iconografica dell'abbazia benedettina di S. Pietro in Perugia. Catalogo, Perugia 1966, pp. 7-10; M. Montanari, Mille anni della chiesa di S. Pietro in Perugia..., Foligno 1966, pp. 22, 112, 116-18; U. Nicolini, Note su Gregorio VII e i suoi rapporti con le abbazie benedettine umbre, in Aspetti dell'Umbria dall'inizio del secolo VIII alla fine del secolo XI. Atti del III convegno di Studi,umbri (Gubbio 23-27 maggio 1965), Perugia 1966, pp. 273-81, 70 (intervento di A. Campana); R. Morghen, Il monastero di S. Pietro in Perugia..., in Boll. d. Deput. di storia patria per l'Umbria, LXIV (1967), 2, pp. 15-18; G. Cencetti, L'abbazia di S. Pietro nella storia di Perugia,ibid., p. 58;M. Sensi, S. Angelo di Limigiano,ibid., pp. 74-77.