BONO da Lucca
Figlio di Bonico, nacque a Lucca nella prima metà del secolo XIII.
Non è facile ricostruire la biografia di B., dato che la dozzina di documenti che parlano di lui si riferiscono all'ultimo decennio della sua vita, al periodo cioè del suo magistero bolognese. Comunque egli non deve essere confuso, come dal Gaudenzi, con il maestro di grammatica Bene da Firenze, che operò a Bologna nei primi decenni del sec. XIII.
Nel primo documento che lo ricorda (1268)B. è indicato come "doctor gramatice" e anche in documenti successivi, del 1276 e del 1279, viene qualificato come "professor artis gramatice" o "doctor artis gramatice". Trasferitosi a Bologna in data imprecisata, vi acquistò una posizione di una certa agiatezza. Possedeva infatti case e terreni e, come si può leggere negli statuti di Bologna, tra i luoghi dove venivano emanati i bandi, uno era "ante domum magistri Boni professoris gramatice facultatis". Da un primo matrimonio ebbe una figlia di nome Luchesia. Nel 1270 si risposò con una certa Lucia, legittimando i tre figli, Bartolomeo, Petricina e Galla, nati in precedenza da lei. Era ancora in vita nel luglio del 1279, quando aggiunse un codicillo al suo testamento. Ma già nell'ottobre successivo, in un documento che ricorda il matrimonio del figlio Bartolomeo con Guglielmina di Giuliano, risulta morto.
L'insegnamento di B. è tramandato da alcune operette contenute in un codice della Biblioteca Estense di Modena, il Campori 26 (γ. E. 7,7). Sicuramente il Cedrus Libani eil Salutatorium, ma molto probabilmente anche la Mirra correctionis, attribuitagli dal Bertoni in base alle ultime parole del Cedrus:"Cedrus cum Salutatorio atque Mirra cuilibet... suffitiunt habundanter". L'attribuzione però è confortata anche dall'inscriptio in versi che introduce la stessa Mirra: "Mirra Boni dicor vitium dictantis abhorrens / Ne corrumpatur sermo placare volens". Il Gaudenzi e il Bertoni propendono ad assegnare al maestro lucchese anche la Summadiffinitionum e l'epistolario che seguono nel manoscritto, ma l'attribuzione non è sicura.
I titoli delle opere si ispirano a una tradizione cara ai maestri medievali: anche Boncompagno da Signa aveva intitolato una sua opera Cedrus, ma questa dettava le norme per stendere gli "statuti", mentre quella di B. simboleggia la sapienza di un'arte, diritta e integra: "ut dictandi facultas, quasi Cedrus Libani exaltetur". L'operetta si divide in due parti: una prima destinata ai problemi generali, una seconda a quelli particolari e al componimento epistolare. In verità, la materia esposta da B. non presenta molte novità rispetto ai trattati dei precedenti maestri bolognesi, Bene, Boncompagno e Faba. L'autore stesso se ne scusa, affermando: "multa hic ponimus a nostris patribus ante dicta", perché tutto deriva in ultima istanza da Cicerone.
Ma il discorso teorico di B. è chiaro e utile; come pure sono perspicui e pratici gli insegnamenti contenuti nel Salutatorium sulla tecnica e la casistica della salutatio epistolare, e nella Mirra (titolo usato anche da Boncompagno, per i testamenti), dove si analizzano a parte i difetti che disturbano l'eleganza della prosa artistica. Un esame dei trattati ci porta a collocare l'insegnamento di B. attorno alla metà del secolo.
Un Computus anni solaris et lunaris viene attribuito a "Maestro Bono" dal codice Lat. qu. 261 della Staatsbibliothek di Berlino (ex Trotti-Trivulzio), ff. 11r-20r, codice che si lega all'ambiente ecclesiastico di Lucca e riflette una situazione della fine del sec. XIII. Dello stesso testo, sul cod. Vat. Lat. ms. 6253, è indicato autore "Magister Bonus de Luna" (?).
Delle opere di B. solo il Cedrus Libani ebbe un'edizione critica a cura di G. Vecchi, Modena 1963.
Bibl.: M. Sarti-M. Fattorini, De clarisArchigymnasii professoribus, I, Bononiae 1888-1896, p. 606; A. Gaudenzi, Sulla cronologia dei dettatori bolognesi da Boncompagno a Bene di Lucca, in Bull. dell'Ist. stor. ital., XIV (395), pp. 85-174; G. Zaccagnini, Per la storia letteraria del Duecento, in Illibro e la stampa, VI (1912), pp. 120 s.; G. Bertoni, Intorno alla vita e alle opere di B. da Lucca, in Poeti e poesie del Medioevo e del Rinascimento, Modena 1921, pp. 61 ss.; A. Sorbelli, Storia della Univ. di Bologna, Bologna 1944, I, pp. 117, 120; L. Thorndike, Computus, in Speculum, XXIX(1954), pp. 232 s.; F. J. Schmale, Die Bologneser Schule der "Ars dictandi", in Deutsches Archiv, XIII (1957), pp. 16-34; G. Vecchi, Il magistero delle "artes" latine a Bologna nel medioevo, Bologna 1958, p. 20.