BONO
Nacque nella seconda metà del sec. XI da una famiglia greca trapiantata in Italia forse nel sec. VIII. È incerto se la sua terra di origine sia stata la Calabria oppure la Sicilia, allo stesso modo che non sembra legittimo affermare, come fa il Ménager (Amiratus, p. 40 n. 4), che B. fosse il fratello del celebre Saba Scolario, personaggio molto in vista nel inondo normanno tra la fine dell'XI e gli inizi del XII secolo.
La sottoscrizione, come "protonovellus et suus germanus", apposta da B. al testamento di Saba non trova corrispondenza nel lungo documento dove lo stesso Saba nomina come suoi fratelli Nicola, monaco con il nome di Nicodemo e forse abate del monastero di S. Maria di Massa, Teodoro, "Palati presbyter", cappellano, cioè, di corte, e Mole (Pirro, II, p. 1004). A noi non resta, ragionevolmente, che pensare quindi che B., sottoscrivendosi come "suus germanus", abbia inteso riferirsi al quel personaggio che immediatamente lo precede nelle sottoscrizioni, a quel D. Marchisi, cioè, di cui peraltro nulla ci è dato di conoscere. Non si può, comunque, negare - anche se le notizie su di lui sono piuttosto scarse - che B. fosse uno dei più importanti funzionari della corte normanna di Sicilia sotto la reggenza di Adelaide e nei primi anni di Ruggero II, legato alla famiglia comitale da profondi vincoli di amicizia se non addirittura di parentela, come fa pensare l'appellativo di "compater" con il quale a lui si rivolge la reggente nel 1110.
Egli sembra aver ricoperto la carica di protonotaro almeno negli anni dal 1110 al 1117. A questo titolo egli, insieme con Roberto Borrello e Gosberto di Luzzi, appare investito, in un diploma emanato a Messina nel gennaio del 1110 dalla contessa Adelaide, dell'incarico di indagare e risolvere un contrasto insorto tra Uberto, abate del monastero di S. Maria di Sant'Eufemia, e Costanzo, priore di S. Maria di Bagnara. Allo stesso modo egli, insieme con l'ammiraglio Cristodulo e ad altri, sottoscrive il diploma messinese del 20 febbr. 1110 di Adelaide e di suo figlio Ruggero (diploma la cui autenticità è stata a ragione messa in dubbio) con cui essi concedevano a Pietro, vescovo di Squillace, in proprietà e "perpetuum dominium", la chiesa di Squillace con la chiesa di S. Maria di Roccella e tutte le dipendenze. Con il medesimo ammiraglio Cristodulo era poi presente a Messina il 1ºdic. 1111 quando la contessa Adelaide e il figlio Ruggero, tenuto conto della fedeltà con cui aveva servito il gran conte, concedevano a Gervasio Malconvenant di sposare la vedova di Riccardo Malet.
L'ultima menzione di B. si trova in due documenti del 1117. Il primo è un importante diploma di Ruggero II in favore di Ugo, abate del monastero della SS. Trinità di Venosa, che otteneva l'esenzione da tutte le servitù secolari per i monasteri greci del territorio di S. Martino dipendenti dall'abbazia venosina. B., insieme con l'ammiraglio Giovanni, vi appare tra i testimoni che sottoscrivono l'atto.
Il secondo è una "notitia iudicati" fatta redigere a Squillace da Ruggero II per una controversia tra il monastero della SS. Trinità di Mileto e la certosa di S. Stefano del Bosco. Anche in questo documento B. "notarius" appare tra i "testes laici". Per quanto sospetto, esso vale pur sempre a testimoniare la posizione di rilievo che B. ebbe al fianco di Ruggero II nei primi anni del suo governo della contea di Sicilia e di Calabria.
Oltre che con i titoli di "notarius" e di "protonotarius", B. viene a volte indicato anche con quello di "protonobilissimus". Era questo un iperbolico rafforzativo dei titoli di "nobilis" e "nobilissimus" di cui, anteriormente al sec. XI, venivano insigniti i più alti esponenti della burocrazia bizantina. In seguito il titolo venne attribuito anche a funzionari di minore importanza, finendo così per perdere molto del suo valore originario. Gli imperatori bizantini lo conferirono anche a personaggi influenti delle corti e delle città dell'Italia meridionale, allo scopo di legarli saldamente alla politica bizantina (al riguardo cfr. Ménager, Amiratus, pp. 37-41). Il medesimo scopo sembra aver avuto l'attribuzione del titolo ai tre più importanti funzionari della corte siciliana del periodo della reggenza, l'ammiraglio Cristodulo, il camerario Nicola e Bono.
Non sappiamo quando sia stato assegnato a B. questo titolo che comportava, probabilmente, anche un'annua pensione. Né ci è dato, purtroppo, di sapere come egli, di non certo dimenticata discendenza greca, abbia risposto alle sollecitazioni dell'imperatore di Bisanzio in vista di un avvicinamento tra Bizantini e Normanni di Sicilia.
Di B. conosciamo anche un figlio, di nome Ruggero, il quale nel giugno del 1144 fu incaricato, con altri, dal re Ruggero II di dirimere una controversia insorta tra la Chiesa di Catania e il monastero di S. Salvatore di Messina. Ruggero è anche ricordato in un documento del 1141 come acquirente di un campo.
Fonti e Bibl.: F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, IX, Venetiis 1721, col. 429; R. Pirro, Sicilia sacra, II, Palermo 1733, p. 1006; B. Tromby, Storia critico-cronologica diplomatica del patriarca S. Bruno e del suo Ordine Cartusiano, III, Napoli 1775, App. I, n. XXVI, p. CXXXVII; Regii Neapolitani Archivi Monumenta, VI, Napoli 1861, App., n. XVIII, pp. 180 s.; F. Trinchera, Syllabus graecarum membranarum, Napoli 1865, n. CXXX, p. 172; M. Schipa, Elenco delle pergamene già appartenenti alla famiglia Fusco, in Archivio storico per le prov. napoletane, VIII (1883), doc. 17, pp. 159 s.; N. Parisio, Due doc. greci della certosa di S. Stefano del Bosco, Napoli 1889, pp. 3-11; E. Caspar, Roger II. (1101-1154)und die Gründung der normannisch-sicilischen Monarchie, Innsbruck 1904, reg. n. 12, p. 485; P. Collura, App. al regesto dei diplomi di re Ruggero compilato da E. Caspar, in Atti del Conv. int. di studi ruggeriani, Palermo 1955, pp. 595-597; K. A. Kehr, Die Urkunden der normannischsizilischen Könige, Aalen 1962, App. n. 3, pp. 413-415; L. R. Ménager, Points de vue sur l'étud des institutions byzantines en Italie méridionale, in Archivio storico pugliese, XII (1959), nn. 1-4, p. 52; Id., Amiratus-᾿Αμηρᾶς. L'émirat et les origines de l'amirauté (XIe-XIIIe siècles), Paris 1960, pp. 26 n. 3, 40, 62, 172, 187.