bonolizzazione
s. f. (iron.) Adeguamento ai modi, ai tempi e ai ritmi di Paolo Bonolis, conduttore televisivo.
• Sanremo sembrava «Amici»: ha ospitato la dark lady di «Amici», ha convogliato il pubblico di «Amici», ha agevolato la vittoria di un cantante di «Amici». Curioso che il Foglio sia stato l’unico giornale che ne abbia previsto in anticipo la vittoria. Le iniezioni del modello talent show (l’unico modo oggi di vedere, e sentire, la musica in tv) hanno permesso anche a vecchie glorie come Albano, Lavezzi, Leali, Paoli, Vanoni, la PFM, Pupo, Pravo di rivivere una o più serate di gloria. A questo punto è facile parlare di «bonolizzazione» del Festival (contando, per alcuni, sul cambio di vocali), chiarendo però che dinamizzare il palco e la platea dell’Ariston non è facile. (Aldo Grasso, Corriere della sera, 23 febbraio 2009, p. 32, Spettacoli) • Quando Aldo Grasso parla di «bonolizzazione» del Festival rende plasticamente evidente che tutto, in tv, deve confrontarsi con il senso comune. Il senso comune non va mai contrastato, per carità, ma non va neppure perpetuato ritualmente: va semplicemente rivitalizzato. (Stefano Bartezzaghi, Repubblica, 24 febbraio 2009, p. 38, Cultura) • Dopo la bonolizzazione della Tv, ecco quella della pubblicità. Con un’incessante campagna di comunicazione, l’onda lunga del Festival di Sanremo, che ha visto trionfare in primo luogo Paolo Bonolis, sembra non finire più. (Aldo Grasso, Corriere della sera, 9 marzo 2009, Corriere Economia, p. 26).
- Derivato dal nome proprio (Paolo) Bonolis con l’aggiunta del suffisso -izzazione.
- Già attestato nell’Unità del 2 marzo 2005, p. 18, Spettacoli (Maria Novella Oppo).