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Bonvesin da la Riva

di Eugenio Ragni - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Bonvesin da la Riva

Eugenio Ragni

Scrittore lombardo (Milano circa 1245 - ivi ante 1315), una delle personalità più interessanti della cultura settentrionale predantesca, autore di un buon numero di opere didascalico-morali in volgare (sei ‛ contrasti ', dieci volgari narrativi e due volgari didattici); è stato più volte citato tra i cosiddetti ‛ precursori ' di D. per alcune simmetrie e strutture chiaramente intenzionali che egli mostra di avere adottato nel più noto dei suoi volgari narrativi, il Libro delle tre scritture, e che solo vagamente possono però accostarsi alla concezione dantesca dell'aldilà quale appare delineata nella Commedia.

Il Libro ha le caratteristiche di un vero e proprio poemetto (2108 versi) diviso in tre parti: nella " scriptura negra " Si descrivono le " dodexe pene de lo inferno " (v. 15); nella " rossa si determina de la passione divina, / de la morte de Yesù Cristo, fiolo de la Regina "; la " dorata ", infine, " Si dixe de la corte divina, / zoè de le dodexe glorie de quella terra fina " (vv. 17-20). Dodici sono le pene che B. descrive, traendole per lo più da altre opere escatologiche o inventandole come terribili torture atte a spaventare l'ingenuo lettore: fuoco che brucia avari e lussuriosi, " puza grande " per coloro che vissero " vita guasta ", ghiaccio eterno per chi restò freddo al richiamo di una santa vita, vermi velenosi che rodono chi in vita ingannò o profittò del prossimo, la vista di orribili demoni per chi si dilettò di leccornie e belle donne, urla pianti e frastuono per coloro che disertarono le prediche per ascoltare " le mate delectanze " (tra le quali sono annoverati anche " li cunti de Rolando "); coloro che " altrui rodeva al mondo, mordeva e percotiva " vengono tagliuzzati dai demoni " come fano li becari mondani de li porci e de li montoni "; i golosi soffrono fame e sete, i vanitosi son vestiti d'abiti di spine velenose e giacciono in letti di ferri appuntiti e roventi con materassi di scorpioni, bisce e zolfo; chi non si curò che del proprio corpo è preda delle più terribili malattie, chi non credette in Cristo è dannato alla contemplazione della gioia eterna dei beati; chi restò infine legato ai beni mondani soffre della consapevolezza che la sua pena durerà in eterno.

Alle dodici pene della " nera " si oppongono, quasi sempre simmetricamente, le dodici beatitudini della " scriptura dorata ":bellezza della " città soprana ", " odore suave ", grande ricchezza e onori, gioia di aver abbandonato la " persona mundana ", bellezza " de li angeli placenti ", canti " stradolcissimi ", l'essere serviti da Cristo stesso, cibi ricchi e gustosissimi, vesti preziose, bellezza e " pura claritade " del giusto, gioia d'essere scampati ai tormenti infernali, certezza di restare in paradiso per l'eternità.

Tra le due parti si inserisce, come si è detto, la " scrittura rossa ", il racconto della Passione, ove si trovano talora punte di alta drammaticità.

Sembra avvicinare B. a D. anzitutto la tripartizione del poemetto (cfr. De Bartholomaeis, Il libro delle tre scritture, Roma 1901, 21: " È questa la prima trilogia veramente organica che abbia la nostra letteratura... È questa di Bonvesin la prima composizione didattica, nella quale, vuoi pel principio che l'informa, vuoi per la configurazione esterna, vuoi pel rapporto indissolubile tra forma e contenuto, si può dire che se n'intravveda [della Commedia] quasi l'embrione "): analogia peraltro apparente, giacché se la prima e la terza " scriptura " potrebbero ‛ topograficamente ' corrispondere all'Inferno e al Paradiso, nella seconda non è trattato il Purgatorio, che anzi neppure viene nominato nel corso di tutto il poemetto - il che ha suggerito l'idea di accostare B. alle correnti patariniche della sua epoca -, e si tratta inoltre di una divisione già presente, tanto per fare un esempio, in Giacomino da Verona. Né assai più probanti appaiono le generiche somiglianze di alcune pene e beatitudini, che a un'attenta ricerca si rivelano topiche di molta letteratura escatologica precedente; né l'esplicito riferimento alla legge del ‛ contrappasso ' (" Lì ge sostene li miseri de tute guixe tormenti, / e hano tuto lo contrario de quilli delectamenti / ... Li peccatori tristissimi illoga [" colà "] fin pagadi / segondo le opere proprie de tuti li soy peccadi; / de tuto lo contrario illoga fin desconsoladi, / azò ke le pene respondeno a tuti li soy peccati ", vv. 289-296); né i vv. 571-572, in cui il numero dei peccati è in relazione con i giri di catena coi quali i demoni legano i peccatori; né infine la presunta, e del tutto casuale, analogia tra il demonio del ‛ contrasto ' de Sathana cum Virgine e il diavolo loico di D. (If XXVII 113 ss.).

Solo in senso molto lato, dunque, B. può essere considerato un ‛ precursore ' di D.: non è del resto neppure nominato nel migliore degli studi sull'argomento, la conferenza (1874) di A. D'Ancona (rist. in Scritti danteschi, Firenze 1912, 1-108). Se pure vi è qualche coincidenza formale, scopo didattico immediato e statura artistica, mondo morale e ingenuità dimostrano chiaramente l'assoluta mancanza di un qualunque legame diretto tra i due poeti.

Bibl. - E.G. Parodi, in " Bull. " X (1902-03) 78-79; Zingarelli, Dante 836-837; F. De Sanctis, Storia della letter. italiana, a c. di G. Lazzeri, Milano 1940, 137-143; L. Russo, Ritratti e disegni storici, serie I, Firenze 19603, 131-144; E. Ragni, B. da la R., in Dizion. storico-critico della letter. ital., Torino.

Vedi anche
Giacomino da Verona Frate minore, rimatore (seconda metà sec. 13º), autore di due poemetti in quartine di alessandrini monorimi, De Ierusalem celesti e De Babilonia civitate infernali, descrizioni del paradiso e dell'inferno, non prive di energico realismo popolaresco, nei quali in passato si vide, a torto, una fonte di ... Legnano Comune della prov. di Milano (17,7 km2 con 57.012 ab. nel 2008), nell’alta pianura a NO di Milano, sull’Olona. Sede di industrie metallurgiche, meccaniche, elettrotecniche, tessili, delle materie plastiche, delle calzature e dell’abbigliamento. ● Legnano acquistò importanza nell’11° sec., quando divenne ... Galvano Fiamma Fiamma (lat. Flamma), Galvano. - Cronista milanese (n. 1283 - m. Milano 1344), domenicano, insegnò teologia, diritto canonico, filosofia morale; negli ultimi anni fu cappellano di Galeazzo Visconti. Scrisse varie opere di mera compilazione sulla storia di Milano, tra le quali: Chronicon maius o Chronica ... contrasto fisica Fenomeno ottico che si rileva tra due superfici contigue con luminanze diverse; non si ha contrasto solo quando le luminanze sono uguali. Per estensione, in ogni tipo di rappresentazione visiva il termine contrasto è adoperato per indicare che esiste un’apprezzabile differenza di luminanza tra ...
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  • GIACOMINO DA VERONA
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  • Bonvesìn de la Riva
    Enciclopedia on line
    Poeta (n. Milano 1240 circa - m. tra il 1313 e il 1315), scrisse molti poemetti in versi alessandrini, per lo più in quartine monorime; alcuni sono in forma di contrasto (fra Satana e la Madonna, fra la Rosa e la Viola, tra la Morte e l'Uomo, ecc.); degli altri ricordiamo la leggenda di Frate Ave Maria, ...
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Vocabolario
riva
riva s. f. [lat. rīpa «riva del fiume» e per estens., ma non com., anche «spiaggia, riva del mare»]. – 1. a. La zona di terra che delimita una distesa d’acque (mare, lago) o un corso d’acqua: le due r. dell’Adriatico, la r. occidentale...
a riva
a riva ‹a rr-› (o arriva) avv. [dallo spagn. arriba]. – In alto; si usa, nel linguaggio marin., per indicare tutte le parti più elevate della nave, ma spec. delle attrezzature (per es. bandiera a riva), nonché ogni manovra che porti uomini...
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