BONVICINO (Buonvicino, Bonvicini), Alessandro, detto il Moretto da Brescia
Nacque a Brescia attorno al 1498, dato che in una polizza d'estimo del 1548 dichiarò di avere "anni circa cinquanta" (Fenaroli, 1875, pp. 35 s.; 1877, p. 265, doc. A).
Il padre Pietro, figlio di Moretto, donde il soprannome del B., apparteneva a famiglia originaria di Ardesio (Molmenti, pp. 11-15; Fenaroli, 1877, p. 271)e fu modesto pittore, come il fratello Alessandro. Questi nell'anno 1481 restaurò i Ss. Marco,Filastrio e Apollonio nella Loggia di Brescia e affrescò le pareti esterne dello stesso monumento (Zamboni, p. 26n. 19); nel 1482dipinse l'insegna del podestà; il 26 nov. 1484risulta già morto (Molmenti, p. 16);nulla resta della sua opera. Pietro lavorò dal 1484 alla decorazione della piazza della Loggia iniziata dal fratello; nel 1492 ilFoppa stimava suoi dipinti per il Consiglio generale della città (C. J. Ffoulkes - R. Maiocchi, Foppa, London-New York 1909, p. 327, doc. 61). Nel 1496 e 1498Pietro ricevette pagamenti dal Comune per pitture di stemmi e insegne. Apparteneva alla Scuola del duomo, e si sa che era presente alla seduta del 10 marzo 1510 (Guerrini, 1951, p. 37); il 7 ag. 1515risulta già morto. Pochi frammenti di affreschi, da lui eseguiti sulla facciata del palazzo Caprilli, sono tutto ciò che ci resta della sua opera.
Oscuri, per non dire ignoti, gli anni primissimi del B., che poté apprendere dal padre appena i primi rudimenti della pittura. Insolitamente nutrito di date e documenti, per un pittore lombardo, è il curriculum della sua attività, se non della sua vita privata, e imponente, in rapporto ad altri, è il complesso delle opere superstiti.
Un contratto del 7 ag. 1515 (il pagamento avverrà il 20sett. 1518: Boselli, 1943, pp. 102 s. nota; 1946-47, pp. 116 s.) lo vede associato con il mediocre Ferramola nell'esecuzione delle ante d'organo del duomo vecchio di Brescia: il B. dipinse le tele interne con S. Faustino e S. Giovita oggi in S. Maria in Valvendra a Lovere (per la lunga questione attributiva vedi Mostra di G. Romanino, pp. 169-171). Quest'opera, oltre al problema dei rapporti col Ferramola, solleva quello dell'età del B., e non soltanto per l'alto livello pittorico raggiunto e per la considerazione di cui il pittore diciottenne già godeva presso le alte gerarchie locali, ma anche per la vastità e varietà di assimilata cultura che i dipinti rivelano.
Documenti che si riferiscono al 15 marzo 1517, 24 febbr. 1518, 26 febbr. 1520, 3 marzo 1521 e 23 marzo 1522, indicano che il B. era attivo, anche ricoprendo cariche, nel consiglio della scuola del duomo (Guerrini, 1951, pp. 37, 38).
Datato 1518 era il Cristo crocifero e un devoto (Bergamo, Accademia Carrara, n. 192; la data è scomparsa per un malaccorto restauro); il Ritratto di monaco n. 287 del Museo Civico di Verona è del 1519. Il 21 marzo 1521 il B. fu incaricato insieme con il Romanino (Fenaroli, 1875, pp. 38 s.; 1877, pp. 268-70) dalla fabbriceria di S. Giovanni Evangelista a Brescia di decorare, in tre anni, la cappella del Sacramento (doc. di saldo del 1524, in Boselli, 1957, p. 204; per la collaborazione con il Romanino vedi Mostra..., pp. 179-185). Al B. spettano le seguenti tele: Raccolta della manna,Ultima cena,Elia e l'angelo,S. Marco e S. Luca (a figure intere) e sei Profeti a mezzo busto. La bellissima Assunzione nel duomo vecchio di Brescia veniva commissionata nel gennaio 1524 e saldata nel 1526 (Zain-boni, p. 109 n. 32; documento in Gombosi, p. 82). Datato 1526 è pure il Ritratto di gentiluomo della National Gallery di Londra (n. 1025, probabilmente Gerolamo II Avogadro). Nello stesso anno (15 giugno: v. Fenaroli, 1875) fu deliberato che il B. affrescasse la Traslazione delle salme dei Martiri in SS. Faustino e Giovita nella Loggia (ne resta oggi, nel municipio di Brescia, solo la copia eseguita da P. M. Bagnatori nel 1603). Datato 1527 è il ritratto già nella collezione Leuchtenberg di Pietroburgo di un Uomo di 36 anni (J.D. Passavant, The Leuchtenberg Gallery... at Munich, Frankfort on the Maine 1852, p. 4, ill. 22).
L'8 dic. 1528 il Lotto scrisse al B. invitandolo ad accettare un incarico dalla Mia, cioè dal consorzio della Misericordia Maggiore di Brescia. Il 16 genn. 1329 il B. era pagato per il viaggio da Brescia a Bergamo e per "diversas dessignationes et perfilaturas" del coro, lavori che però non sono stati ancora identificati (Chiodi).
La letteratura è concorde nel ritenere eseguita dal B. nel 1529, sulla fede dell'Odorici (che peraltro non segna tale data), la decorazione della cappella nella casa del vescovo Mattia Ugoni, poi incorporata nel palazzo Martinengo Cesaresco: sarebbero quindi di quella data gli affreschi staccati di proprietà Brognoli con Ilroveto ardente e Dieci profeti (ilprimo è in deposito nella Pinacoteca Civica Tosio Martinengo, n. 68: per la sua iconografia, vedi E. Harris, Mary in the burning bush, in Journ. of the Warburg Inst., I [1937-38], pp. 286 ss.).
Il 23 dic. 1530 il B. scriveva a un monsignor D. Savallo di Salò di essere stato a Milano e di aver parlato con Gian Giacomo Antegnati per il restauro dell'organo del duomo di Salò (Molmenti, p. 38). Nello stesso anno datò la pala con S. Margherita da Cortona tra i ss. Girolamo e Francesco d'Assisi nella chiesa di S. Francesco; il 27 dic. 1532 veniva collocata nella chiesa di S. Giovanni Evangelista a Brescia la Strage degli innocenti conformemente alla volontà del donatore espressa nel suo testamento del 15 sett. 1530 (Guerrini, 1907).
Cosa il B. avesse realizzato in antecedenza per meritare l'incarico delle ante d'organo oggi a Lovere, non sappiamo. Di quegli anni e sino al contratto per la cappella del Sacramento, oltre alle opere già menzionate, sono da ricordare: il Cristo nel deserto di New York (Metropolitan Museum); il Cristo e s. Giovanni di Londra (National Gallery, n. 3096: frammento), il Cristo e la Samaritana dell'Accademia Carrara di Bergamo, il Cristo morto con s. Gerolamo e s. Dorotea in S. Maria Calchera a Brescia, l'Incoronazione della Vergine in S. Giovanni Evangelista a Brescia, la pala con la Madonna a S. Alessandro in Bergamo; né l'elenco è certo completo, anche escludendo leattribuzioni o datazioni contestate. Suqueste opere si imposta il problema delle influenze, degli insegnamenti, delle predilezioni, delle oscillazioni veneziane e lombarde in contrasto nel pittore; e per le prime, e che per prime si palesano, si è fondatamente ipotizzata una residenza a Padova (si ricordino i Tiziano nella chiesa del Santo) o anche a Venezia col Romanino; e per le seconde si è invocata la mediazione del Ferramola, di Paolo Cailina e anche del Civerchio, ma è anche da tener presente che il Foppa dimorava in Brescia dal 1490e che opere sue esistevano nella città. Pittore senza segreti, talvolta mediocre compositore con opere grevi, provinciali, slegate, talaltra poeta di perfetti canti lirici ed elegiaci, capace di commosse realizzazioni dei suoi fantasmi pittorici, il Moretto non fu un creatore di nuovi mondi ma un geniale realizzatore, in certa misura un eclettico pronto a prendere il suo bene ove lo trova, ma capace di tradurlo in una lingua sua, di portarlo a personali inconfondibili risultati. Così di volta in volta il diretto lottismo e savoldismo, il mediato fiamminghismo, i sapori ferraresi, i manierismi tosco-romani che lo seducono, la stessa incombente poetica veneziana sono assimilati, modificati, arricchiti dalla sua essenza di pittore bresciano, anzi foppesco. E se il dissidio tra Venezia e Brescia non è mai trasceso in stabile sintesi - talché la venezianeggiante S. Giustina di Vienna (Kunsthistorisches Museum) e la lombardissima Madonna del santuario di Paitone convivono negli stessi anni -, è sempre la prospettiva lombarda, la luce costruttiva del Foppa, ammorbidente le sagome, mortificante i fulgenti colori veneti, che predomina. È infine il tono, quell'inconfondibile tono cinereo e spesso grigio, quel bagno di impalpabile argento, anche nelle tele più luminose, che fa del Moretto un pittore lombardo (Testori).
Negli anni 1531-34 il B. dipinse per la cappella del Sacramento nel duomo vecchio di Brescia le tele con Elia dormiente, il Sacrificio di Isacco,S. Marco e S. Luca (Boselli, 1946-47, p. 118; 1954, p. 25); nel 1533 comprò una casa in S. Clemente (Molmenti, p. 28) e datò la Madonna di Paitone; nel 1535, per carnevale, fu ospite di Isabella d'Este a Solarolo (Frati, 1898), e il 20 ott. 1536 diede la sua malleveria a G. G. Antegnati per il nuovo organo del duomo vecchio di Brescia (Molmenti, p. 39). La pala Rovelli (Madonna con il Bambino e s. Nicola da Bari, Brescia, Pinacoteca Civica Tosio Martinengo, n. 89) è datata 1539, e la Vergine in gloria e cinque sante, in S. Giorgio in Braida di Verona, 1540.
Negli anni fra il 1535 e il 1547 risulta presente, più o meno saltuariamente, alle sedute della scuola del duomo (documenti in Guerrini, 1951), e fra il 1541 e il 1552 è ricordato in documenti relativi ad operazioni di compravendita (Molmenti, pp. 29 s. nota 1), oltre che nella citata polizza d'estimo del 1548 con l'indicazione dell'età. Nel 1547 periziava, per conto di G. J. Lamberti, i lavori di decorazione eseguiti da questo per l'orologio di piazza, mentre per la parte avversa il perito era il Romanino (Zamboni, p. 92 n. 22).
La data 1541 era segnata sulla pala con la Glorificazione della Vergine,s. Elisabetta e donatori (Bartolomeo Averoldi e suo nipote Aurelio) per i padri umiliati di S. Maria della Ghiara a Verona poi a Berlino (Kaiser Friedrich Museum, n. 197, distrutta nella seconda guerra mondiale). Firmata è, poi, l'Adorazione dei pastori dipinta per la stessa chiesa, ed oggi alla Staatliche Gemäldegalerie di Kassel (Sgulmero, pp. 32-34). Dello stesso anno 1541 è il contratto per l'Ascensione nella chiesa dei SS. Nazario e Celso a Brescia (Morassi, p. 445). Secondo gli antichi biografi era datata 1542 la pala Luzzago con la Vergine in gloria e i ss. Michele,Francesco d'Assisi e donatore, dipinta per la chiesa di S. Giuseppe (Brescia, Pinacoteca Civica Tosio Martinengo, n. 97): la data, però, non è più visibile (Grombosi, p. 101); dell'anno dopo sono gli affreschi di palazzo Salvadego (Lovarini), Le nozze mistiche di s. Caterina e i ss. Girolamo e Paolo in S. Clemente e la pala di S.Francesco, conservata a Milano (Brera), parte centrale d'un trittico di cui facevano parte anche l'Assunta e i SS. Chiara,Caterina,Girolamo e Paolo nella stessa galleria, e i SS.Bonaventura e Antonio da Padova al Louvre (per tutta la questione, vedi Gombosi, pp. 108, 111; Boselli, 1954, p. 131).
Nel 1544 il B. firmò e datò il Cristo in casa del Levita per il convento dei canonici regolari di S. Giacomo a Monselice ora nella chiesa della Pietà a Venezia, e nello stesso anno dipinse il ritratto dell'Aretino (perduto: vedi Bottari; Fenaroli, 1877, pp. 267 s.). Del 1546 è il ritratto di Federico Martinengo nella coll. Priester di Vienna e del 1548 la Madonna di S. Clemente nella chiesa omonima di Brescia.
Nel 1553-54 (docc. in Boselli, 1946-47; e 1954, pp. 25 s.) il B. eseguì altre pitture nella cappella del Sacramento del duomo vecchio di Brescia (Convito pasquale,Melchisedec e Abramo, quest'ultimo terminato nel 1555 da L. Mombello), alle quali si riferiva anche un documento del 23 mar. 1551 (Guerrini, 1951); mentre è datata 1554 la Deposizione del Metropolitan Museum di New York.
Da Maria Moreschini, sposata probabilmente nel 1550 (Molmenti, p. 30), il B. ebbe le figlie Caterina e Isabella (Giulia? vedi Fenaroli, 1875, pp. 31 s.) e il figlio Pietro Vincenzo (Molmenti, p. 36 nota; Gombosi. pp. 88 s.). Il 9 nov. 1554fece testamento (non conservato, è citato dal Molmenti, pp. 35 s. nota); il 22 dic. dello stesso anno i suoi curatori testamentari vendevano una sua casa: il B. deve essere morto quindi tra queste due date (Bresciani).
Nel 1898, quarto centenario della nascita del B., il Da Ponte e il Papa catalogarono centoventotto sue opere superstiti; dopo i successivi ritrovamenti e selezioni esse giunsero a centonovantotto nell'ultimo catalogo critico (Gombosi) che qualche dipinto dubbio accoglie, qualche altro sicuro espunge. Oltre alle opere qui menzionate vogliamo ricordare ancora le seguenti, per la loro importanza. Anteriori al 1530 sono la Pentecoste, la Natività e la Cena di Emmaus nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, la Madonna della Misericordia nelle gallerie dell'Accademia di Venezia, le pale di Manerbio (chiesa parrocchiale, Madonna in gloria con santi e donatore), e di Pozzano (chiesa parrocchiale, Madonna col Bambino e i ss. Martino e Caterina). Eseguite tra il 1530 e 1540 sono l'Incoronazione nella chiesa dei SS. Nazzaro e Celso a Brescia (parte centr. di polittico: cfr. Morassi, pp. 456 s., 459 s.), le pale di Marmentino (chiesa parrocchiale, Pietà con i ss. Cosma e Damiano)e Pralboino (chiesa parrocchiale, Madonna in gloria,santi e cardinale U. Gambara e Madonna in trono con s. Rocco e s. Sebastiano).
Negli anni tra il 1540 circa e la morte sono da collocarsi, con la troppo celebre Salomè della Pinacoteca Tosio Martinengo (n. 81) e il Ritratto di giovane della National Gallery di Londra (n. 299: il personaggio è identificato senza fondamento con Sciarra Martinengo), le Cinque sante (Cecilia, Lucia, Barbara, Agnese e Agata) nella chiesa di S. Clemente a Brescia, le Nozze di Cana nella chiesa dei SS. Fermo e Rustico a Lonigo, l'Adorazione dei pastori della Pinacoteca Tosio Martinengo, la Madonna col Bambino e santi dello Staedel Institut di Francoforte, e infine la Cena in casa del fariseo nella chiesa di S. Maria in Calchera e i supremi Cristo e un angelo della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia (n. 71, proveniente dal duomo vecchio) e Ecce homo di Napoli (Galleria nazionale di Capodimonte).
Fonti e Bibl.: B. Zamboni, Mem. intorno alle pubbl. fabbriche... della città di Brescia, Brescia 1778, pp. 26 n. 19, 92, 109; G. Bottari, Racc. di lettere..., Milano 1822, III, pp. 112 s., 122 s.; IV, p. 7; P. Brognoli, Nuova guida per la città di Brescia, Brescia 1826, ad Indicem (s. v. Buonvicini); F. Odorici, Guida di Brescia, Brescia 1853, p. 174; S. Fenaroli, A. B. soprannominato il Moretto…, Brescia 1875; Id., Dizionario degli artisti bresciani, Brescia 1877, pp. 34-60, 265-271; P. Molmenti, Il Moretto da Brescia, Firenze 1898; L. Frati, Giuochi ed amori alla corte d'Isabella d'Este, in Arch. stor. lomb., IX (1898), p. 354; P. Sgulmero, Il Moretto a Verona (nozze Boschetti-Mussato), Verona 1899; P. Guerrini, L'altare degli innocenti... e la famiglia Casari, in Illustrazione di Brescia, 1º genn. 1907; E. Lovarini Le sontuosissime nozze di Hieronimo Martinengo... (nozze Caponi-Benati... 1912), Cividale s.d.; C. Boselli, Alexander Brixiensis..., in L'Arte, XLVI (1943), pp. 95-130; Id., Doc. ined. di storia d'arte bresciana, in Comm. dell'Ateneo di Brescia, CXLV-CXLVI (1946-47), pp. 108-110, 116 ss.; P. Guerrini, La Scuola del duomo…, in Mem. stor. della diocesi di Brescia, XVIII (1951), pp. 37-39; R. Bresciani, L'anno del Moretto, in Il giornale di Brescia, 23 febbr. 1954, p. 2; C. Boselli, Il Moretto, Brescia 1954. Vedi anche sull'opera del B.: [P. da Ponte], L'opera del Moretto, Brescia 1898; U. Papa, Il genio e le opere di A. B., Bergamo 1898; P. Da Ponte, A. B. detto il Moretto, Brescia 1899 (con bibl. anal.); The masterpieces of Moretto... sixty reprod., London 1909; R. Longhi, Cose bresciane del Cinquec., in L'Arte, XX (1917), pp. 99-114 passim (anche in Scritti giovanili, Firenze 1961, pp. 327-343 passim);Id., Quesiti caravaggeschi: i precedenti, in Pinacotheca, I (1928-29), p. 259 (anche in Me pinxit e quesiti caravaggeschi, Firenze 1968, ad Indicem);G. Glück, Ein Frauenbild von Moretto in der Wiener Galerie, in Pantheon, III (1928), p. 490; A. Venturi, Storia dell'arte ital., IX, 4, Milano 1929, pp. 119-204; G. Gronau, Moretto,Alessandro, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, Leipzig 1931, pp. 140-142 (con ult. bibl.); G. Nicodemi, Il Moretto, Bergamo 1936; G. Fiocco, A. B. detto Moretto ..., in Emporium, LXXXIX (1939), pp. 389-398; [F. Lechi-G. Panazza], La pittura bresciana del Rinascimento (catal.), Bergamo 1939, pp. 81-215; Catal. delle cose d'arte... d'Italia, A. Morassi, Brescia, Roma 1939, ad Indicem (importante per la dettagliata bibl. delle opere a Brescia); W. Suida, Beiträge zu Moretto, in L'Arte, XLV (1942), pp. 201 s.; G. Gombosi, Moretto da Brescia, Basel 1943 (con documenti: vedi anche la rec. di C. Boselli, in Arte veneta, I[1947], pp. 297-302); R. Longhi, Tiziano e l'ostensorio delle SS. Croci..., in Arte veneta, I (1947), pp. 191 s.; G. Fiocco, Un'opera giovanile del Moretto, in Bollett. d'arte, XXXIII(1948), pp. 330-334; L. Fröhlich-Bume, Three unknown drawings for famous pictures, in Gazette des Beaux-Arts, XLIV (1954), pp. 355 s.; R. Bassi-Rathgeb, Un piccolo S. Girolamo del Moretto, in Bergomum, L (1956), v. 103; U. Bicchi, Un Moretto sconosciuto, in Studi in on. di M. Marangoni, Pisa 1957, pp. 210-212; C. Boselli, Noterella bresciana, in Arte veneta, XI (1957), pp. 204 s.; A. Ballarin, Un quadro trascurato del Moretto a Stoccolma, in Arte lombarda, VIII (1963), 2, pp. 157-160; R. Bossaglia, La pittura del Cinquecento, in Storia di Brescia, II, Brescia 1963, pp. 1062-1082; Mostra di Girolamo Romanino (catal.), Brescia 1965, pp. 163-185; G. Fiocco, Un ritratto storico del Moretto: "François de Vendôme...", in Paragone, XVI(1965), n. 185, pp. 36-38; G. Testori, Il Ceruti (catal.), Milano 1966; B. Berenson, Ital. pictures of the Renaissance,Central Ital. and North Ital. schools, London 1968, I, pp. 274-279; [L. Chiodi], Le lettere del Lotto, in Bergomum, LXII (1968), pp. 23, 137; Enc. Ital., XXIII, p. 820.