BONZO
. S. Francesco Saverio, nella lettera scritta da Kagoshima, del 5 novembre 1549, per indicare i religiosi buddisti usa la parola bonzo, bonjo. Dal portoghese, o meglio dalle versioni latine delle lettere del santo, la parola è entrata nelle lingue d'Europa (lat. bonzius; it. portogh. bonzo; fr., ted., ingl. bonze)
In una lettera del 29 gennaio 1552, S. Francesco Saverio dice che bonzo è il nome "con cui i religiosi si chiamano tra loro". È però difficile accertare da quale parola giapponese sia derivato. Bonsā (dal cinese fanseng, proposto nell'Oxford Dictionary), significa religioso buddista (seng, dal sanscrito sangha, che propriamente significa l'assemblea dei religiosi, il clero), comune, ordinario (fan), con senso leggermente dispregiativo (nel qual senso è oggi più spesso usata). È stato proposto Hüshi (dal cinese fa-shih) appellativo onorifico che significa maestro (shih) della legge (fa) adoperato piuttosto come titolo dei grandi maestri che hanno propagato la legge del Buddha. Più probabile sembra büshu, büzu (dal cinese fang-chu) che indica il superiore (chu) di un monastero buddista (fang). Insussistente è invece la derivazione proposta dal birmano hpongyi.
Bibl.: H. Hackmann, Buddhism as a Religion, Londra 1910, p. 220.