BORBONE, Leopoldo di, conte di Siracusa
Terzogenito di Francesco, duca di Calabria poi Francesco I delle Due Sicilie, nacque il 22 maggio 1813 a Palermo, ove rimase fino al 1820. Visse poi alla corte di Napoli fin quando l'8 nov. 1830 ebbe dal fratello Ferdinando II la luogotenenza di Sicilia. Esercitò questa carica fino al marzo 1835, conquistando la stima dei liberali e lasciando un buon ricordo della sua amministrazione. Del suo improvviso richiamo dall'isola non si seppe mai la ragione, ma è certo che fino al Metternich giunsero voci di intrighi di liberali siciliani con la Francia e l'Inghilterra per ottenere il B., se non come re costituzionale, almeno come vicerè con ampi poteri.
Queste voci furono messe in rapporto con l'idea di un suo matrimonio con una Orléans. Luigi Filippo avrebbe voluto - scriveva nel maggio 1835 il presidente del consiglio napoletano, principe di Cassaro - "muovere la Sicilia e far dare colà il regno alla sua seconda figlia come quello del Belgio". I rapporti del principe con Ferdinando II, che si oppose con decisione alle nozze francesi, s'incrinarono; né valsero a ristabilire le cose le nozze con la principessa Maria Filiberta di Savoia, sorella del principe di Carignano, avvenute il 14 maggio 1837.
Il B. non volle dopo allora accettare nessuna carica, neppure onorifica, e si appartò completamente dalla corte, dedicandosi con impegno alla scultura (a lui si dové, tra l'altro, la statua di G. B. Vico, che è ora nella villa comunale di Napoli). Lo stesso matrimonio con la principessa sabauda fu tutt'altro che felice: Maria Filiberta, religiosissima, abituata ai rigori dell'ambiente di Torino, non poteva comprendere il marito, che la scandalizzava con professioni di ostentato ateismo e di anticonformismo e menava una vita oltremodo dissipata.
"Costante assertore di libertà" - come lo definisce il Croce - il B. capeggiò ancor prima del 1848 una "fronda" ostile al reazionarismo borbonico. Disinvolto, bello spirito, spregiudicato, fastoso, protettore di artisti e artista egli stesso di qualche valore, dopo il 15 maggio 1848, avendo a lato come segretario l'archeologo Giuseppe Fiorelli, accentuò la sua posizione liberaleggiante, anche se sul piano umano, dopo l'attentato di Agesilao Milano e le prove d'affetto avute da Ferdinando II nel corso di una sua infermità (luglio 1857), i due fratelli si riconciliarono.
Il B. diede vita tra l'altro a una rivista, il Giambattista Vico (1857-58), ove fece le prime armi lo storico Giuseppe De Blasiis, e scolpì poi un gruppo simbolico relativo al Piemonte e Napoli, che "si danno la mano sotto gli auspici della madre comune, l'Italia": gruppo che fu riprodotto in un opuscolo stampato a Firenze da Francesco Perez (1859).
Nel 1859-60 i rapporti tra il B. e l'ambasciata sarda in Napoli s'intensificarono ed egli, seguendo le direttive di Salmour, di Villamarina e infine di Persano, divenne una Dedina nel gioco diplomatico di Cavour, consigliando a Francesco II, appena salito al trono, di stringere un'alleanza militare con i Savoia. Fallita ogni possibilità d'intesa col Piemonte, di fronte agli sviluppi della spedizione garibaldina, il principe palesò pubblicamente le sue convinzioni unitarie: le due lettere - consigliate da Cavour - del 3 aprile e del 25 agosto 1860 al nipote Francesco II perché abbandonasse dignitosamente la corona, evitando un ulteriore inutile spargimento di sangue, ebbero larga eco in Napoli. Il 31 agosto egli s'imbarcò sulla nave sarda "Costituzione", messa a sua disposizione dal Persano, recandosi a Genova e poi a Torino. Quindi, dopo un breve soggiorno a Parigi, ove non ebbe buone accoglienze in un ambiente che guardava con simpatia ai difensori di Gaeta, ritornò in Italia, stabilendosi a Pisa, ove morì il 4 dic. 1860.
Fonti e Bibl.: Carteggi di C. Cavour. La liberazione del Mezzogiorno e la formazione del Regno d'Italia, I-V, Bologna 1949-54 (v. Indici, Bologna 1961); R. Moscati, La fine del Regno di Napoli. Documenti borbonici del 1859-1860, Firenze 1960, ad Indicem; Archivio Borbone,Inventario sommario, I, Roma 1961, ad Indicem; Le relazioni diplomatiche fra l'Austria e il Regno delle Due Sicilie, s. 3, II (22 maggio1859-19 febbr. 1861), a cura di R. Moscati, Roma 1964, pp. 28 s., 33, 38, 106, 113-115, 217, 224; Le relazioni diplomatiche fra la Francia e il Regno delle Due Sicilie, s. 2, I (25 ag. 1830-24 dic. 1835), a cura di A. Saitta, Roma 1966, ad Indicem; A. Palumbo, Catal. ragionato delle pubblic. archeol. e politiche di G. Fiorelli, con prefaz. di R. De Cesare, Città di Castello 1913, passim; L. C. Bollea, Il principeEugenio di Carignano e la sua luogotenenza a Napoli nel 1861, in Rass. stor. del Risorgimento, VIII (1921), pp. 427 ss.; R. Moscati, Il conte di Siracusa e la fine del Regno di Napoli, in Rass. stor.napoletana, II (1934), pp. 173-179; III (1935), pp. 116-121; B. Croce, Un principe borbonico diNapoli costante assertore di libertà, in Varietà distoria letter. e civile, Bari 1949, pp. 239-49; P. Alatri, Sulla luogot. di Leopoldo,conte di Siracusa,e sui rapporti tra Napoli e Palermo sotto FerdinandoII, in Arch. stor. messinese, s. 3, V (1953-54), pp. 47-97; R. De Cesare, La fine di un Regno, Milano 1961, pp. 117, 154, 180 s., 266, 288, 296, 299, 405 s., 440, 461, 489 s., 498, 546, 552, 569, 630, 646, 648-652, 876 s.; H. Acton, Gli ultimi Borboni di Napoli (1825-1861), Milano 1962, ad Indicem; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXXI, p. 98, s.v. Siracusa.