Vedi BORDEAUX dell'anno: 1959 - 1994
BORDEAUX (Burdigala, Βουρδίγαλα)
La città moderna occupa il sito dell'antica capitale dei Bituriges Vivisci, nella Gallia Aquitania. È detta civitas libera in Plinio (Nat. hist., iv, 108), ma per una aggiunta al manoscritto. La sua storia monumentale segue lo sviluppo dalla civitas Biturigum Viviscorum alla civitas Burdigalensium.
Le origini sono piuttosto modeste: i suoi primi abitanti di razza iberica, sfuggendo le paludi della Garonna, si istallarono saldamente sulle terrazze di calcare; e i ruscelli che drenavano le paludi, il Peugue e l'Audège, hanno sempre segnato i confini estremi dello sviluppo urbano, e, tranne le necropoli, nessun resto monumentale è da ricercare oltre questo limite naturale. Un altro corso d'acqua tuttavia, la Devèze, offriva un accesso naturale alla Garonna e per questo Burdigala seppe trar profitto da una tale posizione favorevole al commercio fluviale e marittimo. Facili erano le comunicazioni terrestri con l'E, il N e il S. Così si spiega perché le truppe di Cesare nella campagna contro i Pictones e i Vocates abbiano occupato questa città di mediocre importanza, non citata nei Commentarî. Strabone (iv, 2, 1) la ricorda come l'emporio dei Bituriges Vivisci, certamente centro commerciale di tutto il S-O, nodo stradale, aperto anche verso il mare. Il Carcopino ha fatto l'ipotesi che fosse un porto del commercio dello stagno celtico. Nel I sec. d. C. i prodotti italici da Narbona risalgono fino alle banchine lignee su palizzate di Burdigala. Scavi nella zona dell'antico porto (piazza del Parlamento) hanno messo in luce cinque frammenti di vasi aretini firmati.
Con Claudio comincia un impianto urbanistico romano. Il pretore C. Giulio Secondo dona due milioni di sesterzi per l'adduzione dell'acqua. La città si sviluppa durante il II sec. d. C. e sorgono templi, terme, portici, case, e ancor più nel III sec. a partire dai Severi con intense relazioni commerciali con le frontiere del Reno e con la Bretagna. Sorgono i "Piliers de Tutelle", il "Palais Galien", un arco di trionfo, ma cominciano anche le invasioni. La più terribile fu quella del 276; le orde germaniche incendiano la città, che decade e si chiude (alla fine del III sec. e ai primi del IV sec.) dentro una spessa muraglia di 2350 m di lunghezza, abbracciante 32 ettari, nella quale si riadoperano pietre scolpite e iscritte. Il basamento è formato infatti di filari di pietre squadrate provenienti da edifici rornani, e misura ben m 6 di altezza e 4 m di spessore. Sopra a questo basamento si alza una cortina di piccoli blocchetti con ricorsi di tre filari di mattoni, cosicché la cinta raggiunge complessivamente i m 9 di altezza. Ma non si costruiscono più edifici nell'interno della cinta; Ausonio canta soltanto Divona, la fonte di acqua pura, che identifica con il Genio della città che dispensa l'acqua al porto interno, difesa dalla Porta Navigera (Paolin. di Pella, Eucharist., 46-47) all'imboccatura della Devèze. Questo porto interno occupa le moderne vie di Cancera, de la Devise, e del Parlamento, il cui andamento obliquo taglia il reticolato stradale urbano, vantato da Ausonio. La città non respirava che attraverso questo porto, e soltanto il cristianesimo con qualche chiesa rinnova l'aspetto di questo centro che decade, incendiato dai Goti, perseguitato dai Visigoti ariani, e che solo con i Franchi potrà salvarsi.
Le iscrizioni attestano dediche di acquedotti e di fontane sotto Claudio (C. I. L., xiii, 596-600; 1203-1216), dediche di statue nelle terme del periodo claudio-neroniano (C. I. L., xiii, 589-591), di un piccolo altare, del tempio di Giovè Augusto (C. I. L., xiii, 569). La presenza di attori e di un imprenditore di spettacoli (C. I. L., xiii, 642) non assicura l'esistenza di un teatro, come bassorilievi con scene di circo quella di un anfiteatro (Espérandieu, 1101, 1108), e non sembra possibile considerare un circo il "Palais Galien", nonostante gli scavi ivi praticati nel 1865.
I materiali architettonici e scultorei provenienti dalla demolizione di parte delle mura non si può sapere donde precisamente provengono, anche se è da supporre che fossero presi da monumenti vicini, specialmente quelli di maggiori dimensioni. La ricostruzione di Burdigala fatta da C. Iulian, seguendo gli eruditi del Rinascimento, è coerente, ma molto fantastica, a cominciare dall'ubicazione del Foro che si era localizzato senza prove nella piazza de la Comédie (Grand-Theâtre) a causa della presenza del preteso tempio dei "Piliers de Tutelle".
Anche la piazza Puy-Paulin, dove si sarebbero innalzati molti edifici (templi di Sirona, Onuava, Tutela, un arco di trionfo) potrebbe essere presa in considerazione. O, forse, bisogna risalire in un punto più elevato e identificare il Foro nel Mont Judec dove sorgevano le terme. Ma è completamente ipotetica l'ubicazione del tempio di Giove sulla sommità della collina come la tradizione che sulle sue rovine sia sorta più tardi la basilica di S. Martino. Un tempio di Mercurio era nella piazza Saint-Projet.
Solo due monumenti gallo-romani sono noti, ma piuttosto problematici:
I "Piliers de Tutelle" che si elevano all'angolo N-O dell'attuale Grand-Theâtre e furono distrutti nel 1677 quando Luigi XIV fece costruire la fortezza del castello Trompette. Non era certo un tempio e si presentava come una piazza sovraelevata su 21 gradini e racchiusa in un peristilio di 24 colonne corinzie, su cui poggiava l'architrave sormontato da un attico a pilastri ornati di rilievi sulle due facce. È una struttura aperta da avvicinare alla "Incantada" di Salonicco, con la differenza che i pilastri dei "Piliers de Tutelle" sono uniti da arcate. La denominazione medievale esclude ogni avvicinamento alla Tutela latina. Potrebbe trattarsi di un Foro secondario della città e la sua decorazione ispirata a un gusto siriaco farebbe datare il monumento all'epoca dei Severi.
Il "Palais Galien" è l'unico edificio di cui sussistano importanti avanzi dell'elevato. Scavi sono stati fatti nel 1953-1956; si prevede la liberazione della parte ancora sepolta. Si trova sulla via di Médoc, fuori della città e fu detto dai pellegrini di S. Giacomo di Compostella un palazzo costruito da Carlomagno per la sua leggendaria moglie Galiena, e nel Rinascimento si è riportata la costruzione di questo anfiteatro all'imperatore Gallieno.
Gli scavi hanno dimostrato che questo anfiteatro fu incendiato dalle invasioni germaniche nel 276. La struttura in piccoli blocchi con ricorsi di tre mattoni può riportarci alla fine del II o ai primi del III sec. d. C., forse sotto Caracalla, richiamando un passo di Cassio Dione (lxxvii, 9). I due assi misurano m 133,32 e 110,60 e per dimensione può paragonarsi all'anfiteatro di Nîmes. Si elevava fino a 20 m di altezza; gli impiantiti delle gallerie e le gradinate dovevano essere in legno e così si spiega il rinvenimento di numerosi resti di legno calcinato nelle ceneri. I gradini poggiavano su cinque anelli ellittici in muratura. Particolarmente notevole è la cura con cui l'architetto aveva isolato il monumento dal fondo umido e dallo scorrere delle piogge con pozzi vicini alla porta d'ingresso, e con il canale fiancheggiante i muri dell'arena, e rimarchevole è anche la decorazione della porta con pilastri, arcate, capitelli laterizi sagomati.
Molte sono le necropoli pagane note; la più importante è quella di Terre-Nègre lungo la via di Médoc su una superficie di un ettaro; fu in uso dal I al II sec. d. C., mentre più tarda è la necropoli di S. Michele. Nel corso Pasteur si è trovato un sepolcreto che risale non oltre il periodo adrianeo, e tombe pagane si sono scoperte nel cimitero di Saint-Seurin.
Gregorio di Tours cita tre basiliche Saint-Martin-du-Mont-Judec, che si trovava dietro la piazza Dauphine; Saint-Pierre-sous-les-Murs sul posto dell'attuale chiesa di Saint-Rémy; Saint-Seurin conservata fino ad oggi, con cimitero cristiano su una strada rurale, che forse giungeva fino a quello pagano di Terre-Nègre.
Museo. - Un antiquario fu sistemato nello spiazzato del "Palais Galien", poi un museo lapidario fu collocato nell'antico chiostro dei Domenicani in via Mably, dipendente dalla Biblioteca Municipale. Ora si prevede un'esposizione dei pezzi più importanti in un'ala del Museo del Municipio, in via d'Albret. È in preparazione il catalogo delle sculture a cura di F. Braemer.
Bibl.: C. Jullian, Inscriptions romaines de Bordeaux, I, II, Bordeaux 1887-1890; id., Histoire de Bordeaux depuis les origines jsuq'en 1895, Bordeaux 1895; id., Histoire de la Gaule, Parigi 1920-1926; J. Carcopino, Promenades historiques aux pays de la dame de Vix, Parigi 1957, pp. 64-65; Ihm, in Pauly-Wissowa, III, i, 1897, c. 1061, s. v. Burdigala; E. De Ruggiero, Diz. Epig., s. v., I, pp. 1052-1053; H. Leclercq, in Dict. d'archéol. chrét. et de Lit., II, i, col. 1057-1083, s. v. Bordeaux; C. I. L., XIII, i, pp. 75-117; E. Espérandieu, Recueil général des Bas-reliefs de la Gaule romaine, II, Parigi 1908, pp. 120-214. Per le sculture: J. J. Hatt, La tombe gallo-romaine, recherches sur les inscriptions et les monuments funéraires gallo-romains des toris premiers siècles de notre ère, Parigi 1951, pp. 156 ss., 202 ss. Per i "Piliers de Tutelle": Perrault, Les dix livres d'architecture de Vitruve, 2 ed., 1684, p. 217; J. Guey, in Revue Africaine, XCVII, 1953, pp. 295-296. Scavi al "Palais Galien": Gallia, XII, 1954, pp. 202-206; XV, 1957, pp. 243-246.