Vedi BORDEAUX dell'anno: 1959 - 1994
BORDEAUX (v. vol. II, p. 137)
Una serie di scavi condotti negli ultimi decenni ha rivelato importanti realtà, pertinenti a varie fasi di vita dell'insediamento antico.
Presso la Porte-Dijeaux, lungo la via omonima (che secondo R. Etienne corrisponde al decumanus maximus di Burdigala), un edificio del II sec. d.C., di cui restano avanzi di una galleria di facciata, si impiantava su preesistenze piuttosto complesse. Resti dell'angolo di una capanna risalgono all'epoca della B. celtica: fra i materiali pertinenti a questa fase, si possono ricordare ceramiche caratteristiche (fra cui alcune decorate da cordoni digitati) risalenti al III-II sec. a.C. A queste fasi più antiche risalgono anche alcune monete imitate da dracme rodie, oppure decorate con la croce propria dei Volques Tectosages. Si susseguirono poi sul sito tre fasi stratigraficamente accertate: un edificio in legno del II-I sec. a.C.; una casa in pietre a secco dell'inizio del I sec. d.C.; infine, resti di un edificio con muri costruiti con l'uso di malta, del 40-50 d.C. Tutto questo fu raso al suolo al momento della costruzione dell'edificio del II secolo.
Nel quartiere delle Allées de Tourny (dove passava il cardo della città romana), scavi eseguiti durante i lavori di sterro per la realizzazione di un grande parcheggio hanno messo in luce resti di edifici di notevole rilevanza monumentale. A O del cardo era un grande edificio termale, che appare nell'insieme di fattura assai accurata. Si affacciava sulla strada con un portico; all'interno, molti ambienti avevano pavimenti decorati da mosaici. Di questi, uno - detto appunto «ambiente a doppio mosaico» - era caratterizzato da due pavimentazioni sovrapposte, una del I, l'altra del II sec. d.C. Restano inoltre numerosi frammenti di affreschi, che decoravano pareti o soffitti (motivi geometrici, motivi vegetali, ma anche motivi figurati, fra cui aurighi di circo e teste di Medusa, candelabri e maschere, paesaggi idillici), databili al I sec. d.C.
A E del cardo sono state invece messe in luce poderose strutture, interpretabili come resti di un criptoportico, la cui funzione doveva essere, in questo caso, commerciale. Databile - in base ai frammenti di anfore rinvenuti - al I sec. d.C., il criptoportico faceva parte di un'ampia area porticata attorno al sito in cui, in età severiana, furono costruiti i «Piliers de Tutelle» (che in realtà, probabilmente, con la dea Tutela non avevano nulla a che fare: v. vol. II, p. 138b). L'esistenza di magazzini monumentali presso la Garonna conferma l'importanza economica della città che Strabone definiva empòrion. Quest'area non è importante solo per l'epoca romana: un fitto stratificarsi di fasi successive conduce fino all'età di Luigi XV.
Più a O, nel quartiere di Saint-Christoly, è stato individuato un altro complesso di notevole rilevanza urbanistica. Sulle rive del fiume Devèze, sorgeva un vero e proprio «porto interno». Dopo una fase in cui è attestata la presenza di filari di vite (testimonianza di precoce produzione del vino a B.), cominciano a svilupparsi nella zona, a partire dall'età tiberiana, abitazioni (alcune delle quali, come le terme delle Allées de Tourny di cui si è detto, ornate da notevoli affreschi parietali), botteghe artigiane, magazzini e altre strutture, culminanti in un grande mercato pubblico del II-III sec. d.C. Nel IV sec. molti di questi edifici vengono restaurati e ristrutturati: B. tardoantica, anche in base ai materiali rinvenuti, sembra ancora una città assai prospera, con un'intensa attività commerciale e industriale.
Un'altra stratificazione molto significativa è stata evidenziata nella zona del Couvent des Carmes. Sotto il convento, infatti, sono stati posti in luce, anzitutto, i resti di una domus del I sec. d.C. Abbondanti i materiali rinvenuti: ceramica fine da mensa, ceramica da cucina, e soprattutto manici di coltelli in avorio. Nel III sec. d.C. sul sito si impiantò un mitreo a tre navate: in base ai resti evidenziati, si può considerare il più grande finora conosciuto nelle Gallie. Notevoli anche le sculture recuperate, fra cui una figura di Cautopates e una divinità leontocefala identificabile come Aion.
Nuove acquisizioni si sono avute anche nel campo dell'archeologia cristiana, anche in questo caso con complesse stratificazioni. Sotto la chiesa di Saint-Seurin, alla fine del III-inizio del IV sec. esisteva un'ampia necropoli, da cui provengono numerosi e non trascurabili sarcofagi. Alla fine del IV-inizio del V si ha uno sviluppo monumentale, con la costruzione di una chiesa a navata unica dedicata a Santo Stefano e, forse, anche di una seconda chiesa. Dopo la pausa dovuta all'occupazione visigota, si ha un ulteriore sviluppo nel VI sec., con la costruzione di una «cella» e poi di una basilica funeraria (citata da Gregorio di Tours nel 587), che è all'origine dell'attuale chiesa di Saint-Seurin. Sempre nel VI sec. fu costruita la chiesa di Sainte-Marie, i cui resti (soprattutto un'abside) sono stati rinvenuti sotto la chiesa dell'XI sec. dedicata a Notre-Dame.
Musée d'Aquitaine. - Creato di recente raccogliendo e risistemando materiali appartenuti precedentemente a collezioni diverse (Musée des Antiques, Collezione Laianne, Musée Lorrain de Nancy), contiene un'abbondantissima documentazione della preistoria e della storia della regione. Alcuni pezzi importanti risalgono al Paleolitico Superiore: fra questi, la c.d. Venus à la corne di Laussel. Numerose anche le testimonianze dell'Età del Bronzo (fra cui una serie di asce del Bronzo Medio) e del Ferro (torques). Per l'epoca romana, ben rappresentati sono gli oggetti pertinenti alla «cultura materiale» (di cui si è in parte già detto); ma ricchissima è anche la serie delle sculture. Oltre a quelle già ricordate provenienti dal Mitreo, si deve almeno accennare all'Ercole in bronzo (probabilmente importato dall'Italia) di dimensioni maggiori del vero, ad altri rilievi o statue di soggetto mitologico, e a una straordinaria varietà di sarcofagi, cippi, stele funerarie (spesso con vivaci testimonianze di vita quotidiana), opera di ateliers di scalpellini la cui fioritura si prolungò per almeno due secoli.
Bibl.: F. Braemer, Les stèles funéraires à personnages de Bordeaux. 1er - lile siècles, Parigi 1959; R. Etienne, Bordeaux antique, Bordeaux 1962; J. Coupry, M. Gauthier, Sauvetage archéologique à Bordeaux, in ArcheologiaParis, 47, 1972, pp. 8-17; R. Duru, Aux origines chrétiennes de Bordeaux, ibid., pp. 18-24; Etienne, Défense et illustration de Bordeaux antique, ibid., p. 36 ss.; id., Strabon (IV, 2, 1) et la fondation de Burdigala, in Mélanges d'histoire ancienne offerts à W. Seston, Parigi 1974, pp. 167-174; R. Etienne e altri, Du noveau sur Bordeaux antique, in L'Aquitaine. Actes du 104. Congrès national des Sociétés savantes, Bordeaux 1979, Parigi 1982, pp. 165-178; L. Maurin, D. Barraud, Bordeaux retrouve son passé, in ArcheologiaParis, 192-3, 1984, pp. 58-73; M. Gauthier, Bordeaux Gallo-Romain. Bilan des recherches recentes, in Peinture murale en Gaule (BAR, Int. S., 240), Oxford 1985, pp. 81-112; M. A. Gaidon, Sous un couvent des Carmes... un mithraeum!, in ArcheologiaParis, 219, 1986, pp. 44-51; Ch. Orgozogo, A. Ziegle, Bordeaux. Du culte de Mithra au couvent des Carmes, ibid., 234, 1988, pp. 40-47.
Musée d'Aquitaine: L. Valensi, Présentation d'œuvres gallo-romaines, Bordeaux 1964; J. Marcadé, Au Musée des antiques de Bordeaux. Stèles, cippes et loculi, in Gallia, XXIII, 1965, pp. 87-102; L. Valensi, Les antiques du Musée d'Aquitaine, in ArcheologiaParis, 6, 1965, pp. 63-67; id., Richesse du Musée d'Aquitaine, ibid., 47, 1972, pp. 25-35; M. H. e J. Santrot, Bordeaux, Musée d'Aquitaine. Récentes acquisitions archéologiques et politique d'enrichissement, in Revue du Louvre, 1983, p. 33 ss.
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