Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Il XVII secolo è considerato come l’età dell’emergere e del consolidarsi della borghesia. Ma dietro questa “equivoca” definizione si cela una realtà sfaccettata e ambigua: sospesa tra spinte innovative e propensioni aristocratiche, tra etica professionale e attrazione per il mondo nobiliare, la borghesia secentesca appare, in diversa misura da Paese a Paese, un ceto bifronte.
Questioni di lessico
Secondo il giurista francese Charles Loyseau, il lemma “borghese”, nella sua accezione storico-giuridica, si riferisce alla residenza: il borghese è l’abitante della città o di un bourg. I ceti medi invece, egli scrive nel suo Traité des ordres del 1613, sono rappresentati dal Terzo stato: letterati, banchieri, avvocati, finanzieri e mercanti. Negli stessi anni, in Inghilterra, la parola burgher indica il cittadino; in Catalogna il titolo di borghese viene concesso all’oligarchia di alcune città. La città è il comune denominatore delle parole bourgeois e bourgeoisie, burger e burgerturm: nella sconcertante molteplicità semantica del termine, si rinvia sempre alla medesima realtà tardomedievale, alla distinzione-privilegio che oppone gli abitanti della città o del borgo a quelli che risiedono nelle campagne, siano nobili o contadini.
L’immagine del borghese viene filtrata e giudicata dai valori nobiliari: i dizionari francesi coevi definiscono “borghese” colui che “non sembra appartenere alla corte, non è pulito, non è abbastanza rispettoso”. L’idea ridicola del “borghese gentiluomo” (una contraddizione in termini, secondo la mentalità nobile) si nutre dello stesso disprezzo.
Stratificazioni interne
La borghesia (al pari della nobiltà) non è una classe omogenea: il livello più basso della gerarchia è costituito da artigiani e piccoli mercanti indipendenti, mentre quello più alto è formato da avvocati, funzionari dello Stato e professionisti. Inoltre, i confini cetuali sono estremamente mobili: nel Seicento emerge in molte aree regionali l’aspirazione a un livello di vita e di cultura “borghesi”.
In Borgogna la famiglia Ramillon, che nel 1515 è impegnata in attività agricole, un secolo più tardi si trasferisce a Varzy e si dedica al piccolo commercio; nel 1671 Etienne Ramillon è un commerciante di tessuti, mentre suo nipote diventerà nel 1712 avocat presso il Parlamento. Un secondo livello di distinzione è rappresentato dalle oligarchie cittadine (“borghesi” che vivono nobilmente) e dalla borghesia di origine mercantile.
Le professioni liberali
Una parte importante della borghesia nel XVII secolo è costituita dalle professioni liberali, in primo luogo quelle esercitate grazie a un titolo universitario.
I giuristi e i medici godono di privilegi simili a quelli del patriziato cittadino, dalle cui fila in molti casi provengono: in Lombardia i collegi dei giureconsulti e dei medici, assimilati al patriziato, disprezzano il commercio e il lavoro manuale.
Una situazione analoga può essere osservata a Genova, dove si distingue tra notai, che esercitano un’arte meccanica e hanno una formazione empirica quasi artigianale, e giuristi, in possesso del titolo universitario.
La borghesia mercantile
Il nucleo borghese per eccellenza è costituito dalla borghesia mercantile che si distingue profondamente dalla figura del “borghese gentiluomo”: il commerciante non viene educato all’università, ha una formazione eminentemente pratica ottenuta grazie ai viaggi e agli scambi con i Paesi stranieri, conosce la contabilità e l’aritmetica. Le fortune mercantili, anche se includono proprietà rurali e urbane, si differenziano da quelle cittadine per la maggiore proporzione di capitale circolante.
Le città sede di importanti mercati, i centri manifatturieri e i porti sono il luogo naturale della nascente borghesia: ad Amsterdam, secondo una testimonianza coeva, “la loro ricchezza si basa di solito su ciascuno che abbia più di quanto spende; oppure, per dirla in termini più precisi, su ciascuno che spenda meno di quanto guadagna, come si preferisce.”
Il cambio di giro e la speculazione finanziaria sono il livello superiore delle attività commerciali: i mercanti-banchieri, talvolta appartenenti alla nobiltà cittadina (come a Genova e a Venezia), assumono una funzione sempre più esclusiva a mano a mano che si arricchiscono. Ma il monopolio che esercitano nella vita politica e sociale delle città cambia la natura delle loro entrate, in coincidenza con l’acquisto di cariche pubbliche.
Un aforisma secentesco contrappone la condizione di commerciante, quella di funzionario e quella di nobile: il primo acquisisce una fortuna, il secondo la conserva e il terzo la sciupa.
In realtà, i borghesi che avevano fatto denaro con il commercio costituiscono in genere la prima generazione. Ovunque i borghesi hanno una tendenza fortemente endogamica: i vincoli familiari costituiscono in tal modo una rete di relazione finanziaria, ma i loro destini si differenziano a seconda della società e del Paese in cui vivono. Jacques Savary, autore nel 1675 di un libro sul perfetto negoziante, distingue gli Olandesi dai Francesi.
Jacques Savary
Differenza fra mercanti Francesi e mercanti Olandesi
Il perfetto negoziante ovvero Istruzioni generali per il commercio
Dal momento in cui un mercante francese ha acquistato una grande ricchezza nel commercio, i suoi figli, lungi dal seguirlo in questa professione, preferiscono al contrario la carica pubblica (...) invece in Olanda i figli dei mercanti continuano di solito la professione e il commercio dei padri, si alleano con altre famiglie mercantili e assegnano ai loro figli, quando si sposano, somme talmente cospicue che uno solo di essi già disporrà, nell’accingersi a commerciare per conto proprio, di una ricchezza maggiore di quella che avrà il più ricco mercante francese nel momento in cui si ritirerà dall’attività per sistemare la sua famiglia in altre professioni. Pertanto, dato che il denaro non viene distolto dal commercio ma viene continuamente investito di padre in figlio, nonché da famiglia a famiglia in seguito alle alleanze reciprocamente strette dai mercanti, i singoli mercanti olandesi possono impegnarsi nei commerci con il Nord Europa e la Moscovia con più facilità dei singoli mercanti francesi
in H. Kamen, Il secolo di ferro, Roma-Bari, Laterza, 1985
Consistenza numerica e patrimoniale
È possibile quantificare la consistenza numerica delle borghesie europee facendo riferimento alle oligarchie cittadine e alle fortune economiche: la borghesia raggiunge il suo status attraverso le cariche pubbliche, il commercio, l’attività industriale e finanziaria. A Venezia, tra la fine del Cinquecento e i primi decenni del Seicento, i “cittadini” sono il 6 percento della popolazione urbana; una percentuale analoga è quella di Norwich, dove il ceto medio possiede il 60 percento delle terre e paga l’imposta urbana.
Le Cortes di Valencia nel 1626 decretano che coloro che possiedono una rendita di almeno 300 libbre e che non esercitano arti meccaniche hanno diritto alla cittadinanza: sono i borghesi, che in Spagna traggono la propria ricchezza dalla rendita fondiaria, dalle proprietà immobiliari urbane e rurali e dal possesso di cariche pubbliche.
I capitali provenienti dal commercio e dalle attività speculative e finanziarie vengono quasi sempre investiti nell’acquisto di terre, il cui possesso rappresenta anche una promozione sociale: secondo lo storico francese Fernand Braudel questa evoluzione in senso nobiliare da parte della borghesia è un tradimento delle sue origini. Questo giudizio è stato sottoposto, però, a molte osservazioni critiche che leggono nell’acquisizione di proprietà agrarie un investimento economico e nelle cariche pubbliche un “investimento” politico.
Borghesie europee
L’Inghilterra può essere considerata, insieme all’Olanda, il modello di Stato borghese: i gentlemen possono dedicarsi al commercio e alle professioni e la loro collocazione nella gerarchia sociale dipende esclusivamente dall’opinione pubblica.
Un testimone coevo sostiene che “chi può vivere [...] senza fatica e avrà il portamento, la carica e l’aria da gentiluomo, costui sarà chiamato signore poiché questo è il titolo che gli uomini danno ai cavalieri e agli altri gentiluomini, e sarà preso per un gentiluomo”. La maggiore fluidità della struttura sociale inglese rispetto agli altri Paesi europei impedisce la cristallizzazione di oligarchie nobiliari che si riscontra sul continente: alla fine del XVII secolo è evidente il trionfo del moneyed man, della ricchezza di origine mercantile e finanziaria autonoma dai landed men.
In Spagna, al contrario, le gravi difficoltà finanziarie del Paese e la congiuntura internazionale impongono alla borghesia di abbandonare le attività commerciali e mercantili per investire in juros e censos che offrono maggiori e più sicure possibilità di guadagno. Questa attenzione agli orientamenti del mercato finanziario e commerciale è evidente a metà del secolo quando, con i tassi di interesse dei titoli di debito pubblico in discesa, si inizia a ritirare il denaro dai juros obbligando il governo a una nuova politica fiscale. Anche in Italia una riconversione e ridistribuzione degli investimenti appare evidente: a Venezia si assiste, tra la fine del Cinquecento e i primi decenni del Seicento, a significativi acquisti di terra in coincidenza con la grave crisi del commercio con il Levante; a Genova la tradizionale attività di finanziamento della corona spagnola viene sospesa dal 1627 e i mercanti banchieri (che qui, come a Venezia, appartengono alle famiglie nobili, vecchie e nuove) riconvertono i propri patrimoni in investimenti nei titoli di debito pubblico a Napoli e a Milano.
Il destino della borghesia mercantile dell’Europa centrale e orientale è strettamente intrecciato alla storia della struttura politica. In Russia il commercio e l’industria sono dominati dall’aristocrazia e dai grandi monasteri: il primo ministro Morozov, destituito nel 1648, commercia grano e possiede distillerie, mulini e grandi proprietà terriere. La decadenza urbana e il consolidamento nobiliare in Russia, in Prussia e in Pomerania (anche grazie all’esenzione fiscale per l’orzo e la fabbricazione della birra di cui gode l’industria più importante di quell’area) provocano l’indebolimento degli sparuti gruppi borghesi. In Germania il possesso di cariche pubbliche è il tratto distintivo della classe borghese, che non partecipa alla produzione della ricchezza, sia mercantile sia finanziaria, e aspira al conseguimento dello status nobiliare.