BORGIA
Compiacenti genealogisti riallacciarono alla linea regale d'Aragona le origini di quella casa spagnuola de Borja, il cui nome, italianizzato in quello di Borgia, era salito a così alta fama: in verità i Borja erano assai probabilmente nulla più che nobili di Játiva presso Valenza nel regno d'Aragona.
La fortuna loro cominciò con Alonso, vescovo di Valenza, consigliere di Alfonso V d'Aragona, cardinale, pontefice (v. callisto 111). Fra i molti congiunti del papa, che, come sciame, calarono a Roma, furono due nipoti, figliuoli d'Isabella sorella del papa e di Jofré de Borja y Doms, disceso da altro ramo della famiglia. Pedaro Luis (nato nel 1432?), bello, dissoluto, orgoglioso, divenne castellano di S. Angelo, capitano generale delle milizie papali (2 febbraio 1456), governatore di molte città umbre e del Patrimonio, prefetto di Roma (19 agosto 1457), vicario di Benevento e di Terracina; e, "Cesare novello", era, dicevano, destinato a una corona. Rodrigo ebbe, con molti benefizî ecclesiastici, il cappello cardinalizio e l'ufficio di vice-cancelliere della Chiesa (v. alessandro v1). La morte di Calisto (6 agosto 1458) travolse don Pedro, che, fuggiasco, morì a Civitavecchia il 26 di settembre seguente. Rodrigo ricostrusse le sorti della sua casa; e già un figliuolo suo, Pedro Luis (nato nel 1458 circa), buon cavaliere nelle guerre di Spagna contro i Mori, era stato creato dal re d'Aragona duca di Gandía, città del regno di Valenza (20 dicembre 1485) e aveva avuto in isposa donna Maria Enríquez, figlia d'uno zio del re; e a lui morto (1488?) era succeduto il fratello Giovanni, prima ancora che Rodrigo divenisse papa Alessandro VI.
Il pontificato di Alessandro fu l'età d'oro dei B.: ben quattro di questo cognome, oltre ad altri congiunti, ebbero la porpora cardinalizia: Giovanni, figliuolo di Galcerán, ch'era fratello del padre di Alessandro, nato intorno al 1446, arcivescovo di Monreale nel 1483, cardinale il 31 agosto 1492; vissuto poi nel Vaticano in grande intimità col pontefice, dal quale fu inviato a Napoli per l'incoronazione di Alfonso II e incaricato di negoziare con Carlo VIII le condizioni dell'ingresso in Roma. Morto il 1 d'agosto 1503 - Giovanni iunior, nato intorno al 1474 da don Jofré Lançol y de Borja ch'era figliuolo di Juana sorella del papa, vescovo eletto di Melfi nel 1494, cardinale il 20 febbraio 1496, legato di Perugia e Spoleto (1497), e di Bologna e Romagna (1498), intimo confidente di Cesare, lodato per intelligenza e discrezione, morto la notte dal 16 al 17 gennaio 1500 - Pedro Luis, fratello del precedente, nato intorno al 1480, cardinale il 28 settembre 1500, morto il 4 o il 5 ottobre 1511 - Francesco, non figliuolo di papa Calisto III, come si suole ripetere, bensì di Juan de Borja zio paterno di Alessandro VI, nato nel 1441 (?), tesoriere papale nel 1493, vescovo di Teano (1495) e Cosenza (1499), cardinale (1500), scomunicato poi e privato da Giulio II (24 ottobre 1511) come ribelle e promotore del concilio di Pisa, morto il 4 novembre 1511.
A maggiore fortuna erano destinati i figliuoli di Alessandro e di Vannozza Catanei. Giovanni, già duca di Gandía (erroneamente chiamato dagli storici contemporanei duca di Candia) e sposo di Maria Enríquez vedova del fratello, ebbe, ventenne, da Alfonso II di Napoli l'investitura del principato di Tricarico e di altre terre del regno (1494), più tardi il ducato di Sessa e il principato di Teano. Di ritorno nel 1496 dalla Spagna, dov'era già dal 1493, ebbe dal papa l'ufficio di legato del Patrimonio e fu posto come capitano generale a capo della guerra contro gli Orsini, nella quale fece pessima prova, essendo stato battuto a Soriano (25 gennaio 1497). Ebbe tuttavia gran parte della somma pagata dagli Orsini per la pace; fu creato duca di Benevento e signore di Terracina e Pontecorvo (7 giugno 1497) e pareva dovesse giungere ad altissimi destini, poiché, pur essendo di scarso valore e di vita scorretta, godeva molta stima e grandissimo affetto del padre, quando fu ucciso misteriosamente la notte dal 14 al 15 giugno 1497. Cesare, forse autore della morte, ne ereditò la fortuna e la elevò con l'alto suo ingegno, la ferma volontà, la forza e la frode; casa B. divenne la maggiore casa principesca d'Italia, poiché furono di Cesare la Romagna e la Marca e, più tardi, l'Umbria e terre della Toscana (v. borgia, Cesare), e bambini di casa B. ebbero nominalmente altre terre: Rodrigo, figlio di Lucrezia e del duca di Bisceglie (nato il 1 novembre 1499), ebbe il ducato di Sermoneta (17 settembre 1501); Giovanni, l'infante romano (nato nel 1498), che due bolle del medesimo giorno (i settembre 1501) dicevano l'una figliuolo di Cesare, l'altra, com'era probabilmente, dello stesso papa Alessandro, fu creato il 17 settembre 1501 duca di Nepi, il 2 settembre seguente duca di Camerino.
Deboli strumenti dei disegni politici e delle ambizioni del papa e del Valentino furono altri due figliuoli di Alessandro VI, Lucrezia e Jofré. Jofré (nato intorno al 1481) ebbe la mano di Sancia d'Aragona, la illegittima e non pudica figliuola di re Alfonso II (7 maggio 1494), fu creato principe di Squillace e conte di Cariati, logoteta e protonotaro del regno di Sicilia di qua dal Faro, quando occorreva cementare l'alleanza fra il papa e gli Aragonesi, ed ebbe parte più tardi nella guerra del 1503 contro gli Orsini; ma fu così scialba figura che se ne ignora fin l'anno della morte, che avvenne nel regno, quando era già crollata la fortuna della sua casa. Assai più nota, e tristamente nota, Lucrezia (v. borgia, Lucrezia).
Con la morte di Alessandro VI e il crollo di Cesare (1503), i Borgia escono dalla scena della grande storia del mondo. Lucrezia è ormai nulla più che la signora di una splendida corte della Rinascenza; riappare in questa nel 1517 o 18 quel misterioso Giovanni infante romano, ch'é detto ora apertamente fratello suo e vivrà per più anni alla corte papale, cercando inutilmente, ancora nel 1530, di rivendicare Camerino; Rodrigo, figliuolo delle seconde nozze di Lucrezia, confermato già da Ferdinando il Cattolico duca di Bisceglie, era morto lontano dalla madre, a Bari nel 1512. Dei figli di Cesare, un illegittimo, Girolamo, visse ancora a lungo, fin oltre al 1545, in Ferrara; un'altra illegittima, Lucrezia, morì badessa di San Bernardino in Ferrara nel 1537; la sola legittima, Luisa, sposerà prima Louis de la Tremouille, poi Philippe de Bourbon signore du Bousset, e discenderà da lei un'lllustre casata francese. Rimane nel regno di Napoli la stirpe del principe di Squillace, la cui ultima erede, Anna B., al principio del sec. XVII, porterà in dote il feudo e il titolo a un Borgia di Gandía.
Fu questa, dei B. duchi di Gandía, ritornati spagnuoli, la sola linea dei discendenti di Alessandro VI, che conservasse alcuna traccia dell'antico splendore; il quale apparve anzi, per doppio e diverso modo, rinnovato. Nipote di Giovanni figliuolo di papa Alessandro, fu san Francesco Borgia (v.). E di questo fu nipote Francisco (v. borja y arayón, don Francisco de), principe de Esquilache (Squillace), vissuto dal 1581 al 1658, guerriero, diplomatico, viceré del Perù per sei anni, autore di opere poetiche.
Così, prima di spegnersi (1748), fu illuminata dalla luce della santità e allietata da qualche sorriso dell'arte, la stirpe, ch'era sorta e s'era inalzata nella corruzione del costume e tra il fragore della guerra.
Bibl.: Sulla famiglia Borgia, vedi, oltre alle opere citate sotto alessandro vi, borgia, cesare e borgia, lucrezia, francesco borgia (San), L. N. Cittadella, Saggio d'albero genealogico e di memorie sulla famiglia Borgia, Torino 1873; M. D. Oliver, Rodrigo de Borja (Alejandro VI; Sus hijos y descendientes), in Boletín de la Real Academia de la Historia, IX, Madrid 1886, pp. 402-47; C. von Höfler, Don Rodrigo de Borja (Papst Alexander VI) und seine Söhne, Don Pedro Luis, erster, und Don Juan, zweiter Herzog von Gandía aus dem Hause Borja, Vienna 1889.