Karloff, Boris
Nome d'arte di William Henry Pratt, attore cinematografico inglese, nato a Londra il 23 novembre 1887 e morto a Midhurst (Sussex) il 2 febbraio 1969. Fu uno degli attori più celebri e acclamati del cinema classico hollywoodiano, al di là dei suoi effettivi meriti di interprete. Divenne ‒ insieme a Lon Chaney, Bela Lugosi e pochi altri ‒ un'icona del genere horror, capace, con la sola forza del suo nome, di evocare un intero repertorio iconografico e narrativo, al di là della 'creatura' di Frankenstein, che aveva interpretato nel 1931 in Frankenstein di James Whale. Il successo ottenuto con questo film fu comunque tale da consentirgli di assumere un ruolo di mattatore nell'ambito del cinema dell'orrore, dove fu puntualmente chiamato a dar corpo a figure malvagie o demoniache. A fronte di tanta popolarità, K. mantenne sempre, nel corso della sua carriera, un'ammirevole modestia e un'invidiabile consapevolezza dei propri limiti.Ottavo figlio di un funzionario del corpo diplomatico, rimasto orfano in tenera età, mostrò sin da giovane una spiccata predisposizione per la recitazione. Nel 1909, terminati gli studi, si trasferì in Canada, dove, assunto il nome d'arte con cui sarebbe divenuto famoso riprendendo il cognome di un ramo della famiglia materna, iniziò a lavorare come attore in compagnie di giro. A partire dal 1915 proseguì la medesima attività negli Stati Uniti, fino a quando, approdato a Los Angeles durante una tournée, non decise di dedicarsi al cinema. Gli anni Venti furono segnati da un'infinita serie di ruoli anonimi, mentre la sua stella cominciò a brillare con l'avvento del sonoro. L'anno magico fu il 1931: prima si fece notare nel ruolo di un galeotto in Criminal code (Codice penale) di Howard Hawks e in quello di un giornalista corrotto in Five star final, film diretto da Mervyn LeRoy, poi venne scelto da Whale come protagonista di Frankenstein, nella parte della 'creatura', originariamente attribuita a Bela Lugosi.
A partire da questo momento il suo itinerario di attore può essere sostanzialmente diviso in due parti. La prima, che va dagli anni Trenta ‒ il suo periodo d'oro, che coincise anche con il momento di massima popolarità dell'horror ‒ alla metà degli anni Quaranta, fu segnata dalla celebrità raggiunta con il film di Whale, cui seguirono una serie di personaggi contraddistinti da un'aggressività repressa, trattenuta, incanalata sui binari di una follia silenziosa, crudele, tanto più tremenda e letale quanto meno tangibile e manifesta. A quest'ambito appartengono, per es., le figure del sacerdote egizio Imhotep in The mummy (1932; La mummia) di Karl Freund, del perfido dottor Fu Manchu in The mask of Fu Manchu (1932; La maschera di Fu Manchu) di Charles Brabin e King Vidor e dell'architetto Poelzig in The black cat (1934) di Edgar G. Ulmer. Egli inoltre ripropose la figura di Frankenstein altre due volte, in The bride of Frankenstein (1935; La moglie di Frankenstein) ancora diretto da Whale, e Son of Frankenstein (1939; Il figlio di Frankenstein) di Rowland V. Lee. Ma talvolta si cimentò anche con il personaggio complementare, quello dello scienziato indotto dalla propria sete di conoscenza a compiere esperimenti illegittimi e pericolosi. K. approdò quindi alla RKO, dove per Val Lewton, geniale figura di produttore-sceneggiatore, interpretò, tra il 1944 e il 1946, tre film che segnarono probabilmente l'apice nella sua carriera di attore. Alle prese con ruoli e situazioni in cui per una volta è assente l'elemento soprannaturale, espresse mirabilmente l'immanenza del male umano, che si traduce nella natura mefistofelica e sordida di un cocchiere che rimuove i cadaveri dalle tombe (The body snatcher, 1945, La iena ‒ L'uomo di mezzanotte, di Robert Wise), o nella follia di un generale greco preda di superstizioni e coinvolto in una storia di vampiri (Isle of the dead, 1945, Il vampiro dell'isola, di Mark Robson) oppure nel torvo sadismo del direttore di un manicomio criminale (Bedlam, 1946, Manicomio, di Mark Robson).La seconda parte della sua carriera trovò un'espressione emblematica nell'interpretazione teatrale di Capitan Uncino, in un allestimento scenico di Peter Pan che, nella primavera del 1950, ottenne un clamoroso successo a Broadway. Da allora, K. giocò con grande intelligenza e ironia sulla componente mostruosa e malefica che, in virtù dei ruoli interpretati nei due decenni precedenti, veniva irrimediabilmente associata alla sua figura. Da qui la sua presenza in diverse parodie del genere horror: nei primi anni Cinquanta, in due film con Bud Abbott e Lou Costello (Abbott and Costello meet the killer, Boris Karloff, 1949, Gianni e Pinotto e l'assassino misterioso, di Charles T. Barton; Abbott and Costello meet Dr. Jekyll and Mr. Hyde, 1954, Gianni e Pinotto contro il dr. Jekyll, di Charles Lamont), e negli anni Sessanta, in The raven (1963; I maghi del terrore) di Roger Corman e in The comedy of terrors (1964; Il clan del terrore) di Jacques Tourneur, in cui recita accanto ad altri due mostri sacri del cinema gotico, Peter Lorre e Vincent Price. Sulla stessa falsariga aveva lavorato per la televisione, accettando nel 1960, per es., di presentare ‒ nello stile di Alfred Hitchcock in Alfred Hitchcock presents ‒ i diversi episodi di una serie intitolata Thriller. Il suo penultimo film, Targets (1968; Bersagli), dell'allora esordiente Peter Bogdanovich ‒ in cui K. interpreta praticamente sé stesso, vestendo i panni di Byron Orlok, un vecchio attore di film horror ‒ chiude in maniera esemplare questa stagione della sua carriera, tutta all'insegna di una forte consapevolezza del proprio ruolo all'interno dell'industria hollywoodiana.
P. Underwood, Horror man: the life of Boris Karloff, London 1972; D.F. Glut, The Frankenstein legend: a tribute to Mary Shelley and Boris Karloff, Metuchen (NJ) 1973; C. Lindsay, Dear Boris: the life of William Henry Pratt a.k.a. Boris Karloff, New York 1975.