Zàjcev, Borìs Konstantinovič
Scrittore russo (Orël 1881 - Parigi 1972), emigrò in Francia nel 1921; assai noto non soltanto come narratore (tradotto in molte lingue), ma anche come italianista.
Si è artisticamente sviluppato sulla scia di Turgènev e di Čèchov. Sono in particolar modo notevoli i suoi racconti brevi, caratterizzati dalla bellezza della lingua e da una delicata patina di malinconia. L'Italia è stata per lui effettivamente una seconda patria: a essa s'ispirano vari suoi racconti. È soprattutto da ricordare un suo fine e poetico volumetto intitolato Italija (1923) che riflette il soggiorno del giovane scrittore, in molte città e località italiane.
L'interesse dello scrittore russo verso la vita italiana contemporanea, per la letteratura antica e moderna, fu sempre molto vivo, anche se frammentario.
La sua attività d'italianista ha avuto un'impegnativa conferma con la traduzione dell'Inferno di Dante (Ad, Parigi 1961). Quale motto, egli pone un'affermazione del massimo poeta russo, Puškin: " Il solo piano dell'Inferno dantesco è già di per sé il frutto di un alto genio ". La traduzione dell'Inferno è preceduta da una prefazione che, se non sembra rivelare elementi nuovi di critica e d'interpretazione, mostra ancora una volta il fine e lieve tocco artistico del poeta-traduttore. Quasi ottanta fitte pagine di annotazioni offrono al lettore di lingua russa la possibilità d'intendere le principali difficoltà e i principali richiami storici e biografici del testo.
Bibl. - E. Lo Gatto, Storia della letteratura russa, Firenze 1964, ad indicem; W. Giusti, B. Z., amico di Roma, in Strenna dei romanisti, Roma 1958.