BORROMEO, Federico, cardinale
Arcivescovo di Milano, cugino di san Carlo (v.), nato da Giulio Cesare e da Margherita Trivulzio a Milano il 18 agosto 1564, alla vigilia dell'ingresso di S. Carlo in Milano. Parve dapprima inclinato alle armi, ma poi si applicò alle scienze civili e studiò a Milano e a Bologna. Nel 1580 prese l'abito ecclesiastico dallo stesso cardinal Carlo, che la fama fin da allora predicava santo. Passato a Pavia e ivi compiuti gli studi teologici, nel 1582 fondò l'Accademia degli Accurati, visitata anche dal giovane S. Luigi Gonzaga: come più tardi, già arcivescovo di Milano, fonderà l'Accademia Ermatenaica per studenti di teologia e, in seno al Collegio dei Nobili, l'Accademia dei Perseveranti. In Roma fu amico di S. Filippo Neri e di studiosi quali il Baronio e il Bellarmino. Fu nominato cardinale a 23 anni, nel 1587, da Sisto V, e arcivescovo di Milano nel 1595, alla morte del cardinale Gaspare Visconti, da Clemente VII. Sulla cattedra di Milano lavorò indefessamente alla riforma del clero e del popolo, continuando ad applicare i canoni del concilio Tridentino in ogni campo della vita e disciplina religiosa. Di fronte alle autorità civili difese e sostenne, come già Carlo, il punto di vista della chiesa. Fu di carità inesauribile, specialmente nella carestia del 1627-1628 e nella peste del 1630, di cui egli stesso ci diede una descrizione dalla quale il Manzoni trasse episodî per il suo romanzo. Come il cugino Carlo, fondò chiese e collegi a proprie spese: ad Arona eresse il colosso a S. Carlo; a Gropello ampliò l'ospedale e iniziò la splendida villa degli arcivescovi; a Milano abbellì e arricchì del suo il Duomo. Morì il 21 settembre 1631.
Lo splendore morale di questo arcivescovo fu descritto nella maniera che tutti sanno dal Manzoni (capitoli XXII-XXIII). L'episodio manzoniano è senza dubbio, preso in largo senso, una invenzione egregiamente inserita; ma la base di quell'invenzione è completamente storica e veridica, epperò la figura del perfetto uomo di chiesa, pio e colto a un tempo, balza dinnanzi a noi nella sua compiutezza positiva e multiforme. Se non che il Manzoni ha tratteggiato con grande maestria anche un altro lato dell'aspetto di Federico: un lato che mancò per avventura, o fu di gran lunga meno vivace nel cugino di lui, S. Carlo, unicamente occupato nella riforma Tridentina e nell'avanzamento religioso del suo popolo. Federico congiunse all'ardore per la religione un fervore inesausto per la scienza, pur essa concepita tuttavia come arma di difesa religiosa contro l'invadenza delle nuove teorie ultramontane. Federico rinnovò sulla cattedra milanese l'esempio celebre dei vescovi umanisti, e fu anzi, nel periodo di tramonto del Rinascimento, un campione strenuo di esso. Come scrisse il Manzoni, "circa cento son l'opere che rimangon di lui, tra grandi e piccole, tra latine e italiane, tra stampate e manoscritte, che si serbano nella biblioteca da lui fondata: trattati di morale, orazioni, dissertazioni di storia, d'antichità sacra e profana, di letteratura, d'arti e d'altro". Queste opere, di cui fu stampato dal Sassi l'elenco completo, attestano lo scrittore maturo e perfetto, che alla severita dell'indagine accoppia una nobile piacevolezza arguta, con lo studio dei caratteri, con lo scrutamento della natura, con il rilievo dei fatti, con le osservazioni psicologiche finissime. Il semplicissimo abbozzo, rinvenuto nei manoscritti di lui all'Ambrosiana, della vita e della tragedia della povera De Leyva, di colei che ha dato la trama al famoso intreccio manzoniano della monaca di Monza, basta a caratterizzare la profonda tendenza in lui all'analisi psicologica.
Ma se grandi furono i meriti letterarî, scientifici e artistici del B., egli non avrebbe forse raggiunto la fama che dura di lui, se per mezzo di lui "non fosse in piedi questa Biblioteca Ambrosiana, che Federigo ideò con sì animosa lautezza, ed eresse, con tanto dispendio, da' fondamenti; per fornir la quale di libri e di manoscritti, oltre il dono de' già raccolti con grande studio e spesa da lui, spedì otto uomini, de' più colti ed esperti che poté avere, a farne incetta, per l'Italia, per la Francia, per la Spagna, per la Germania, per le Fiandre, nella Grecia, al Libano, a Gerusalemme. Così riuscì a radunarvi circa trentamila volumi stampati, e quattordicimila manoscritti" (v. ambrosiana, biblioteca).
Fonti: Non esiste una biografia scientificamente condotta di Federico Borromeo. Le fonti principali manoscritte a cui si può attingere per la ricostruzione della vita di lui, oltre ai documenti di amministrazione ecclesiastica conservati nella curia arcivescovile di Milano, sono costituite dai diversi fondi posseduti dall'Ambrosiana.
Bibl.: C. Bascapé, I primi diciotto anni dell'arcivescovo di Milano F. B., in Documenti spettanti alla storia della chiesa milanese, per C. Annoni, Como 1839; Mognaga, De vita et obitu F. B., Milano 1632; F. Rivola, Vita di F. B., Milano 1656; P. P. Bosca, De origine et statu bibliothecae Ambrosianae hemidecas, Milano 1672; G. Ripamonti, Historiae urbis Mediolani libri XXIII, Milano 1641; ripetuto nel Grevio, Thesaurus Antiquitatum Italiae, II, p. 1; G. A. Sassi, De studiis litterariis Mediolanensium antiquis et novis prodromus ad historiam typographicam Mediolanensem, ecc., Milano 1729; B. Oltrocchi, Ecclesiae Mediolanensis historia ligustica, I, Milano 1795, passim; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, IV, Milano 1833, pp. 405, 544; B. Catena, Milano e il suo territorio, II, Milano 1844; C. Annoni, Lettere fra il cardinale F. e Marco Velsero, con cronica inedita sulla peste di Milano, Milano 1849; G. Roberti, Il cardinale F. B., Milano 1870; ripetuto in L'Italia ovvero diario storico italiano, dello stesso G. Roberti, Milano 1877; A. Ceruti, L'Ambrosiana, in Gli Istituti scientifici milanesi, Milano 1880; C. H. Quesnel, A. Piedagnel, Le Cardinal F. B., Lilla 1890; A. Ratti (Pio XI), Guida della Biblioteca Ambrosiana e delle collezioni annesse, Milano 1907 (cfr. la bibliografia ivi, p. 143); id., S. Carlo negli scritti del cardinal Federico, in Miscellanea Ceriani, Milano 1910; F. Borromeo, Il museo del cardinale Federico Borromeo, pubblicato con traduzione e note da L. Grasselli e L. Beltrami, Milano 1909; L. Beltrami, Il sentimento dell'arte nel card. F. B., in Miscellanea Ceriani, Milano 1910; A. Barera, L'opera scientifico-letteraria di F. B., in La Scuola Cattolica, 1918-19; A. Bertarelli e A. Monti, Tre secoli di vita milanese nei documenti iconografici, Milano 1927. Per la genealogia di F. B. cfr. P. Litta, Famiglie nobili italiane, II, Milano 1819.