BORSA (VII, p. 519)
Le funzioni che la borsa è stata chiamata a compiere sia nel mercato interno di ogni nazione, sia nel mercato internazionale finanziario, sono state profondamente modificate dalla crisi, nella loro essenza e un po' anche nella tecnica operativa. Negli anni anteriori al 1929 la borsa già aveva assunto un rango di prim'ordine come settore tecnico del mercato mondiale finanziario. L'abbondanza delle disponibilità, creata dall'elevato potenziale creditizio retaggio della guerra mondiale e del perfezionamento strutturale da essa occasionato, aveva prospettato soluzioni e metodi incogniti, come natura e come mole, nell'economia prebellica. Basta pensare alla mobilitazione di circa 7 miliardi di dollari che risultò effettuata a New York negli anni della speculazione in quella borsa valori, polarizzati a Wall Street da tutto il mondo per partecipare alla corsa al rialzo che sembrava non doversi mai arrestare, per convincersi della nuova importanza assunta dalla borsa nel complesso delle compensazioni internazionali.
Un fatto di grande rilievo sembra definire e caratterizzare la nuova funzione assunta dalla borsa titoli nella odierna fase dei rapporti economici mondiali. In essi, secondo la teoria tradizionale che ipotizzava un sistema di compensazione economica fra nazioni basata unicamente sullo scambio fra merci contrattate per compravendita, con l'eventuale saldo risultante pagato in oro, come merce-moneta accettata universalmente, si escludeva, praticamente, l'intervento dei titoli di credito in quanto strumenti di compensazione, aventi carattere di movimento di capitali e di trasferimento di risparmio fra paese e paese. Questa teoria che, forse, trovava un fondamento di fatto nella esperienza del sec. XIX, ha sopravvissuto anche nella nuova situazione determinata dalla guerra mondiale, creando un netto contrasto fra teoria e realtà. Poiché nei rapporti economici internazionali odierni, le compensazioni fra merci contrattate per compravendita, esaurentisi cioè in un unico atto di scambio, hanno perduto quel primato che ebbero nel periodo prebellico. L'enorme cumulo di rapporti creditizî nati dal conflitto mondiale per i debiti di guerra; lo sviluppo, dianzi impensato, dell'attività finanziaria internazionale e dell'esportazione dei capitali, verificatosi specie in paesi nuovi a questa funzione, come gli Stati Uniti d'America; la liquidazione e lo spostamento di tradizionali correnti migratorie del risparmio da nazione a nazione, hanno attribuito una prevalente importanza alle compensazioni internazionali effettuate per il tramite di titoli di credito, rappresentanti quote di proprietà di imprese a forma societaria.
Tutto ciò significa che i rapporti economici fra nazioni tendono sempre di più a regolarsi non soltanto mediante scambî nello spazio, ma anche e soprattutto mediante scambî nel tempo. Con il primo genere di rapporti, si trattano le merci come cose considerate e confrontate in due o più mercati in un medesimo istante, e per la cosiddetta legge dell'indifferenza, se si manifesta una discordanza nel livello dei prezzi (tenuto conto dei cambî di ragguaglio fra le monete), si fa luogo a importazione o a esportazione, cioè a compravendita oltre i confini del mercato. Con il secondo genere di rapporti si prende in considerazione anche la diversa valutazione che i mercati fanno delle possibilità di rendimento degl'investimenti in essi esistenti. Il confronto, in questo caso, verte sul saggio d' interesse corrisposto nei diversi impieghi produttivi dei mercati considerati, tenuto conto dei rischi e della maggiore o minore mobilità dei capitali dall'uno all'altro paese. Se il saggio d'interesse è più elevato in un mercato, una corrente di capitali è probabile che si parta dai paesi a più forte accumulazione (e quindi a minore saggio di remunerazione del risparmio), diretta verso i paesi meno dotati di capitali.
Queste partite, che entrano nel bilancio dei pagamenti, come voci eccezionali, non ricorrenti e sporadiche, tendono a rappresentare una parte sempre più preponderante nel complesso dei rapporti economici internazionali, mentre prima della crisi (specie prima della guerra mondiale) si limitavano a sistemare soltanto le eccedenze già acquisite nel bilancio dei pagamenti mondiali e nascenti dal confronto delle sole partite ordinarie e costanti di quel bilancio.
Da una posizione subordinata e risultante, i movimenti dei capitali tendono, ora, invece, ad assumere una posizione autonoma e determinante anche per le partite normali e ricorrenti del bilancio dei pagamenti delle nazioni. E tutto ciò viene regolato dalla borsa, in quanto è in quel mercato che vengono trattati i titoli di comproprietà in grandi imprese a carattere societario, con regolazione tipica e costante dei diritti dei portatori, la quale è una delle manifestazioni più elette delle tendenze ultranazionali delle attuali relazioni economiche mondiali.
Questo fatto spiega l'importanza che le borse titoli hanno assunto nel sistema organico del mercato finanziario internazionale odierno. Sotto l'aspetto tecnico la loro condotta non ha subito mutamenti sostanziali. Le operazioni a termine allo scoperto, in quanto rappresentano speculazione, cioè previsione dei corsi futuri confrontati con quelli esistenti, si svolgono con le medesime modalità del periodo ante-crisi. Ma anche qui la "grande depressione" ha esercitato un' influenza decisiva; l'intervento regolatore e normativo dello stato si è manifestato largamente, in ogni paese, tranne nella Gran Bretagna dove la corporazione che amministra lo Stock Exchange ha mantenuto integra la sua autonomia. Però in esso erano già in vigore quelle norme cautelative che la forza regolatrice dello stato ha imposto agli altri mercati di valori che ne erano privi.
Sono stati introdotti, così, in ogni mercato, quei criterî di moderazione e di cautela nell'assunzione dei rischi della speculazione, i quali furono, con tempestivo primato, assunti dall'Italia, per opera del ministro delle Finanze del tempo, Alberto De' Stefani, nel 1925. Infatti, nella legislazione sia americana, sia tedesca, per citare soltanto due casi di notevole importanza, è stato stabilito che ogni impegno assunto, per il tramite un agente di cambio, in ordine a compere o a vendite di titoli, deve essere accompagnato dalla costituzione, contestuale, di una garanzia variabile fra il 20 e il 30% dell'importo dei titoli impegnati. Questa norma che tende a diffondere l'uso della cauzione di cautela in ogni operazione speculativa, come obbligo giuridico passibile di sanzione in casi di inosservanza, era già in uso, da tempo, anche prima della crisi mondiale nei principali mercati del mondo. Ma si è ritenuto necessario sancirne l'obbligatorietà come indice della necessità sociale di una condotta dei mercati più accorta e consapevole.