GUALLA (Guala), Bortolo (Bartolomeo)
Nato a Brescia il 15 luglio 1810 da Luigi e Giacomina Rottingi, nel 1835 si laureò in medicina all'Università di Pavia. Chirurgo condotto del Comune di Brescia dal 1837 al 1843, divenne in seguito medico condotto. Tra luglio e agosto del 1848 si distinse nella direzione dell'ospedale militare di S. Giulia, ricevendo le lodi del governo piemontese; nel novembre venne nominato chirurgo primario dell'ospedale civile.
Dopo l'armistizio Salasco del 9 agosto e il rientro degli Austriaci a Brescia, il G. divenne l'animatore del comitato clandestino insurrezionale di ispirazione filopiemontese, tenendo regolare corrispondenza con L. Cazzago, esule in Piemonte, che fu l'intermediario con la commissione per i lavori statistici di Torino, costituitasi in novembre presso il ministero dell'Interno allo scopo di organizzare i collegamenti e la propaganda nelle città lombarde. Riuscendo a eludere i controlli polizieschi, nei mesi che precedettero la rottura dell'armistizio il G. diffuse in città copie dell'Opinione e della Concordia e i bollettini dell'emigrazione scritti da C. Correnti. Reclutò volontari e disertori da inviare in Piemonte, organizzò nelle valli bresciane corpi di volontari, ricevette e distribuì i fondi necessari per tutti questi compiti, fornì regolarmente allo stato maggiore sabaudo notizie sulla consistenza e sull'ubicazione delle truppe austriache e sull'opinione pubblica bresciana.
Il 12 marzo 1849 il Piemonte ruppe l'armistizio con l'Austria e riprese la guerra, conclusasi quasi subito con la sconfitta di Novara del 22 e l'armistizio del 26 marzo. Il comando piemontese aveva confidato sull'insurrezione delle città lombarde in funzione ausiliaria all'azione dell'esercito sardo e per questo aveva concordato con i patrioti bresciani guidati dal G. l'insurrezione della città tra il 20 e il 21 marzo. Il comitato segreto era stato molto attivo nella preparazione dell'insurrezione, ma nel momento decisivo, allarmato per la mancanza di notizie sull'andamento della guerra, preferì attendere lo sviluppo degli avvenimenti prima di passare all'azione, malgrado il G. avesse ricevuto il 19 marzo da Torino istruzioni, denaro e la nomina a dittatore provvisorio della città. Tuttavia, per l'insofferenza della popolazione verso il regime militare particolarmente duro, l'insurrezione scoppiò ugualmente sotto la guida dei repubblicani C. Cassola e L. Contratti, coi quali si schierarono tutti i patrioti decisi a battersi, anche coloro che avevano collaborato col comitato di ispirazione albertista.
Nonostante gli sviluppi filorepubblicani dell'insurrezione, il G. partecipò alle dieci giornate. Recatosi il 25 marzo a Bergamo per conferire con G. Camozzi, seppe della sconfitta di Novara, ma non venne creduto dagli insorti bresciani. Rimasto al fianco dei rivoltosi fino al sanguinoso rientro delle truppe imperiali, fuggì da Brescia il 5 aprile e riparò a Torino, dove ottenne di prestare servizio presso il locale ospedale militare.
Su questa esperienza tenne due anni dopo una lezione presso l'Ateneo di Brescia, pubblicata col titolo Cenni ed osservazioni pratico-chirurgiche sopra qualcuno degli ospitali di Torino (in Commentari dell'Ateneo di Brescia, 1851, pp. 94-111).
Il 29 maggio 1849, su ordine del rappresentante del governo, il delegato provinciale F. Klobus, il direttore dell'ospedale civile di Brescia lo aveva destituito dal suo incarico in quanto assente ingiustificato. Dopo l'amnistia del 12 ag. 1849, con la quale era concesso il rientro nel Lombardo-Veneto a quasi tutti gli emigrati per ragioni politiche, il G. ritornò a Brescia, ma non fu reintegrato nel posto di chirurgo primario. Fu comunque docente di istituzioni chirurgiche presso il corso di medicina attivato all'ospedale civile di Brescia nell'anno accademico 1849-50, per supplire alla temporanea chiusura per motivi politici delle Università di Padova e Pavia. Sospettato di essere uno degli acquirenti bresciani delle opere patriottiche edite dalla tipografia Elvetica di Capolago, nel gennaio 1851 subì una perquisizione domiciliare che però non ebbe conseguenze. Durante gli anni Cinquanta esercitò privatamente la professione chirurgica in città, eseguendo a domicilio anche delicati interventi, come quello praticato nel 1858, i cui risultati vennero resi pubblici (Polipo al fondo dell'utero, estirpato col taglio e previa spaccatura del collo uterino, in Commentari dell'Ateneo di Brescia, 1858-61, pp. 98-104).
Nel giugno 1859 il G. si distinse come direttore dei quaranta ospedali militari allestiti alla meglio in città per assistere i soldati feriti nella battaglia di Solferino e San Martino (circa 33.000, secondo la relazione), ottenendo da Vittorio Emanuele II la croce dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Illustrò poi questo suo impegno nella relazione medica Breve cenno sugli ospitali militari provvisori di Brescia (Brescia 1859), recensita anche negli Annali universali di medicina (1859, vol. 33, pp. 612-628).
Reintegrato nel ruolo di medico primario all'ospedale civile nel 1860, nell'ottobre dello stesso anno dette inizio, tra i primi in Italia, alla pratica terapeutica della medicazione ipodermica.
Il metodo dell'introduzione parenterale delle sostanze medicamentose per via sottocutanea fu ideato e praticato da A. Wood di Edimburgo nel 1853 per il trattamento delle nevralgie e successivamente perfezionato e modificato (v. N. Howard-Jones, A critical study of origins and early development of hypodermic medication, in Journal of the history of medicine and allied sciences, II [1947], pp. 201-249). Esso fu largamente impiegato dal G. nella terapia degli spasmi facciali con curaro, delle ischialgie con solfato di atropina, delle paraplegie con "upas tienté", della malaria con chinino, addirittura dell'idrofobia con curaro e solfato di chinino (Spasmo facciale ribelle a molti rimedj, vinto col curaro, in Gazzetta medica italiana. Lombardia, s. 4, VI [1861], p. 48; Tentativi di cura col curaro in caso di idrofobia, ibid., pp. 356 s.; Alcune medicature coll'injezione di rimedi sotto la pelle, in Commentari dell'Ateneo di Brescia, 1862-64, pp. 211-217; Dell'injezione ipodermica di chinino nella cura delle febbri periodiche intermittenti, in Gazzetta medica italiana. Lombardia, s. 5, III [1864], pp. 120 s.; Idrofobia trattata colle inoculazioni ipodermiche di solfato di chinina, ibid., VI [1867], pp. 57-59). Si trattò di tentativi sperimentali a cui non seguì una sistemazione di indicazioni e di metodi.
Su incarico nel 1861 del Consiglio comunale di Brescia e due anni dopo anche del Consiglio sanitario provinciale il G. si occupò di igiene pubblica censendo gli opifici insalubri presenti nel Bresciano. Ne ricavò poi un Saggio di classificazione delle fabbriche manifatturiere e depositi pericolosi, insalubri od incomodi con sommario di prescrizioni igieniche per gli operaj (Brescia 1866), in cui elencò alfabeticamente tutti gli impianti produttivi che potevano essere ubicati in città e quelli che dovevano invece essere posti lontani dai centri abitati.
Nel 1866 il G. fu nuovamente responsabile dell'assistenza ai feriti di guerra accolti durante l'estate in appositi reparti allestiti presso il nosocomio cittadino e in quattro infermerie di fortuna. Anche di questa emergenza sanitaria lasciò un Rapporto sommario fatto dalla direzione al collegio medico-chirurgico dell'ospitale Maggiore di Brescia in seduta del 30 ottobre riguardante le prestazioni chirurgiche ai feriti dell'ultima guerra (in Annali universali di medicina, 1866, vol. 62, pp. 560-585). Nel dicembre dello stesso anno prese il posto di F. Girelli alla direzione dell'ospedale civile continuando a mantenere quello di medico primario.
In occasione della decisione presa il 30 dic. 1868 dal Consiglio provinciale di chiudere la ruota quale mezzo di accettazione degli esposti, il 26 marzo dell'anno seguente il G. lesse al locale Ateneo una memoria intitolata La Pia Casa degli esposti in Brescia (Brescia 1869, pubblicata in sintesi anche in Commentari dell'Ateneo di Brescia, 1868-69, pp. 123-129), nella quale ricostruiva la storia recente del brefotrofio cittadino e suggeriva - seguendo l'esempio di quanto aveva fatto R. Griffini a Milano - la chiusura della ruota, l'istituzione di un ufficio di consegna e l'allestimento di un'opera del baliatico per le madri povere non in grado di allattare la prole. Entrato a far parte della commissione provinciale incaricata di redigere il piano di riforma, ne fu di fatto il principale animatore, oltre che l'estensore materiale del Progetto di regolamento per la chiusura del torno all'ospizio dei trovatelli… (Brescia 1869). Terminati nel novembre i lavori della commissione, si impegnò nell'istituzione di un'opera del baliatico, ma il 3 apr. 1870 morì a Brescia in seguito a una crisi cardiaca.
Del G. si ricordano inoltre: Cenno sugli scritti del prof. Luigi Porta, in Commentari dell'Ateneo di Brescia, 1852-57, pp. 81-93; L'Italia economica nel 1867 del comm. dott. P. Maestri, capo direttore della statistica del Regno, Brescia 1867; Provvedimenti contro la rabbia canina, in Commentari dell'Ateneo di Brescia, 1865-67, pp. 81-89.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Brescia, Arch. stor. dell'Ateneo di Brescia, b. 211; I. R. Delegazione provinciale, bb. 3887 e 4128; Lonato (Brescia), Fondazione Ugo Da Como, Carteggio L. Cazzago - B. Gualla (cfr.: L. Re, Voci di oppressi e di esuli negli anni 1848-49 dalla corrispondenza di un medico patriota [lettere del G. a L. Cazzago], Brescia 1939); necr.: P. Schivardi, Della vita e degli scritti del dott. cav. B. G., in Annali universali di medicina, 1870, vol. 213, pp. 378-397; Id., Necrologio di B. G., in Gazzetta medica italiana. Lombardia, s. 6, III (1870), p. 120; Id., Della vita e degli scritti di G. B., in Commentari dell'Ateneo di Brescia, 1870, pp. 183-187. Si veda inoltre: [G. Porcelli], Storia della rivoluzione di Brescia dell'anno 1849 di un anonimo bresciano, Brescia 1864, pp. 10, 13; F. Odorici, Storie bresciane dai primi tempi sino all'età nostra, XI, Brescia 1865, passim; P. Schivardi, La medicazione ipodermica, esposizione teorico-pratica, Milano 1868, p. 29; L. Fiorentini, Le Dieci giornate di Brescia del 1849. Reminiscenze, Roma 1899, passim; A. Ugoletti, Brescia nella rivoluz. del 1848-49. Studi e ricerche, con una relazione inedita delle X giornate, Bologna 1899, passim; A. Zanelli, Un elenco di bresciani compromessi nella rivoluz. del 1849, in Rass. stor. del Risorgimento, XII (1925), p. 820; G. Ristori, La storia della terapia parenterale, Milano 1955, p. 47; A. Simili, La storia della terapia parenterale, Milano 1955, ad ind.; G. Candeloro, Storia dell'Italia moderna, III, La rivoluzione nazionale, 1846-1849, Milano 1960, pp. 415 s.; P. Bordoni, I medici e la medicina a Brescia, in Storia di Brescia, III, Brescia 1964, pp. 1046 s.; U. Baroncelli, Dalla Restaurazione all'Unità d'Italia, ibid., IV, ibid. 1964, ad ind. (nel vol. V); A. Fappani, Enc. bresciana, VI, Brescia 1985, pp. 116 s.; S. Onger, L'infanzia negata. Storia dell'assistenza agli abbandonati e indigenti a Brescia nell'Ottocento, Brescia 1985, passim; Luoghi incerti. Gli ospedali nel Bresciano e il caso Castrezzato (1767-1920), a cura di S. Onger, Brescia 1990, pp. 31 s.; Brescia 1849: il popolo in rivolta. Atti del Convegno in occasione del 150° delle Dieci giornate di Brescia (Brescia, 26-27 marzo 1999), a cura di S. Onger, Brescia 2001, pp. 92-95.