BOSTON 397, Pittore di (Löwenmaler)
Ceramografo corinzio, uno dei migliori rappresentanti della pittura vascolare corinzia nel secondo e nell'inizio del terzo venticinquennio del VII sec. a. C. Due arö balloi, un köathos e una kotöle furono riuniti dal Robertson sotto il suo nome; e questi e il Dunbabin hanno poi aumentato la lista delle attribuzioni. Il nome del pittore deriva da un arö ballos a Boston, decorato con una scena la cui spiegazione rimane incerta: un guerriero avanza contro un leone sulla cui schiena si erge una testa umana barbata; a sinistra è un demone alato, a destra una pantera. Si è tentato di spiegare questa scena con il mito di Bellerofonte. Squisita per composizione e finezza di esecuzione è un'altra tazza da lui dipinta, trovata a Aetos (Itaca). La scena principale è narrativa; il soggetto è oscuro. Vi sono due figure sedute, di cui una nuda e pelosa, un'aquila che piomba su una lepre, un asino, un cane e altri animali. Non si capisce in quale rapporto siano le figure, nè se formino un'unica scena. Anche la faccia secondaria è più complessa del solito. Per la prima volta nella pittura vascolare corinzia troviamo non la consueta fila di animali in ordine paratattico, ma un gruppo: un leone ha atterrato un toro, e, con ambedue le zampe, lo tiene fermo a terra. La stessa composizione, quasi identica, si ritrova circa un venticinquennio più tardi (circa 640 a. C.) su una òlpe del Pittore dei Cani. La complessità di queste scene, le numerose figure, l'uso esteso della linea di contorno - è usata per i corpi umani, per la testa e per il collo del leone e del toro - hanno fatto supporre che il pittore si ispirasse a un dipinto parietale, o su tavola. È questa una delle prime pitture vascolari protocorinzie con scena narrativa che non sia miniaturistica. La squisita esecuzione e la complessità delle scene, che fanno di questo vaso un predecessore immediato dello stile policromo, non debbono trarre in inganno per la datazione. La scarsa incisione, il disegno stesso degli animali obbligano a datare il vaso all'incirca fra il 670 e il 66o a. C.
Largo uso della linea di contorno è anche su una tazza frammentaria, anch'essa dagli scavi di Aetos (sfingi antitetiche), e su un arö ballos frammentario dall'Heraion di Argo (ornato floreale fra due sfingi antitetiche, un cervo), notevoli per la delicatezza e la sicurezza del disegno. Il Robertson ha attribuito al pittore un aröballos dello stile policromo, il conosciutissimo aröballos del Louvre CA 931, con scena di battaglia e collo a testa femminile, databile alla metà circa del secolo; il Benson lo attribuisce, invece, al pittore che ha dipinto l'aröballos policromo di Berlino, F 336, con centauromachia (v. centauromachia di berlino, pittore della). Un'òlpe da Cnosso, parte eseguita nella tecnica a figure nere (fregio di animali), parte policroma (embricazioni rosse e nere con punti bianchi), è, per ora, il più tardo lavoro del pittore ed appartiene già al Protocorinzio Tardo.
Lo stile del pittore è molto vicino a quello del Pittore del Sacrificio e del Pittore dell'Olpe Chigi.
Bibl.: T. J. Dunbabin, Humphrey Payne's Drawings of Corinthian Vases, in Journ. Hell. Stud., LXXI, 1951, p. 64; M. Robertson, Excavations in Ithaca, V, in Annual Brit. Sch. Athens, XLIII, 1948, pp. 12, n. 32; 21 s., n. 52; 58 s.; T. J. Dunbabin-M. Robertson, Some Protocorinthian Vase-Painters, in Annual, cit., XLVIII, 1953, p. 178; Fr. Matz, Geschichte d. griech. Kunst, I, Francoforte 1950, p. 226 s.; J. L. Benson, Geschichte d. korinth. Vasen, Basilea 1953, p. 17, n. 11. Sulla raffigurazione dell'aröballos di Boston: T. J. Dunbabin, Bellerophon, Herakles and Chimaera, in Studies Presented to D. M. Robinson, II, Saint Louis 1953, p. 1164 ss. - Sulla battaglia di Louvre CA 931: H. R. Lorimer, The Hoplite Phalanx, in Annual, cit., XLII, 1947, p. 99 s.