BOSTON
(VII, p. 560; App. I, p. 305)
Architettura. - Dagli anni Venti, data del massimo sviluppo cittadino, agli anni Sessanta, il continuo decremento di residenti e di funzioni direzionali spinge la pubblica amministrazione a varare un programma per riconvertire la tendenza in atto, il City Planning Board di Adams, Howard e Greeley, revisionato poi da I. Pei, cui viene specificatamente affidato anche il master plan per i 24 ettari della degradata downtown (rete viaria, localizzazione e altezza dei fabbricati). Il piano, imperniato sulla costruzione della nuova City Hall, pur trascurando il problema residenziale e quello della conservazione in toto degli edifici storici, produce notevoli brani architettonici: dal Boston Government Service Center (1962-72), un dinamico complesso con piazzale interno di P. Rudolph, al Municipio di G. M. Kallmann, N. M. McKinnel ed E. F. Knowles, vincitori del concorso indetto nel 1962 con un civic design aperto e sperimentale, che rinnova in modo calzante il cuore di Boston. Al polo opposto il nucleo del Prudential Building origina, invece, una nuova zona di grattacieli, sicché al 1970 la popolazione di B. risulta nuovamente contratta, sino a scendere, nel 1980, a 563.000 unità contro una regione metropolitana abitata da 2.763.000 persone. Attualmente B. è la ventitreesima città degli Stati Uniti per numero di abitanti.
L'ultimo decennio è caratterizzato da operazioni contraddittorie: da una parte il proliferare dell'edilizia per uffici senza vincoli, dall'altra interventi miranti alla riqualificazione del tessuto urbano.
Esemplare a tal riguardo il caso di Copley Place, dove, a causa del brutale innesto dell'autostrada del Massachusetts proprio nei pressi del Prudential Building, una vasta porzione di città era rimasta priva di collegamenti. Infatti la triplice highway, con rampe anulari nella Huntington Avenue e nella Stuart Street, impediva ogni altra circolazione pedonale e veicolare, isolando l'area dai vicini settori del Back Bay e del South End finché l'Urban Investment and Development Company, con i finanziamenti di privati, ne decide il recupero incaricando lo studio TAC (The Architects Collaborative) del ridisegno, ma sotto il controllo di un comitato locale, secondo la migliore tradizione dell'advocacy planning americana. Inaugurato nel 1987, l'organismo polifunzionale con uffici, residenze, servizi, alberghi, cinema è innervato da una trama di percorsi pedonali trasparenti sospesi sul valico autostradale; un ponte diagonale, che attraversa una piazza sistemata a verde, s'incunea sotto il blocco degli uffici e sfocia, al di là dello svincolo, nella zona alberghiera.
In attesa del nuovo piano di zonizzazione, la crescita urbanistica della città è sottoposta ora a un progetto provvisorio, l'IPOD, che pone delle restrizioni. Fondamentale viene considerato il limite all'altezza degli edifici, da un minimo di 12 a un massimo di 30 piani per stabile. Contemporaneamente sono stati insediati dieci comitati distrettuali con il compito di seguire e di verificare la validità delle norme.
Bibl.: Dizionario di architettura e urbanistica, Roma 1969, ad voces; M. Tafuri, F. Dal Co, Architettura contemporanea, Venezia 1976, pp. 312-14; G. E. Kidder Smith, The architecture of the United States, New York 1981, pp. 246-62; B. Zevi, Il mistero di Copley Place, in L'Espresso, 18 gennaio 1987.