BOSTRA (Βόστρα; A. T. 88-89)
Antica città del Ḥawrān (Auranitide; v.), già facente parte del regno dei Nabatei; il suo nome indigeno era Buṣrà (generalmente interpretato come "fortezza"), che vive ancora nella forma araba più recente. La sua più antica menzione letteraria si ha in I Maccabei, V, 26, ma la città è probabilmente più antica. Quando sia stata occupata dai Nabatei è ignoto, ma essa doveva essere già in loro potere alla fine del sec. II avanti Cristo. Sottomessa da Traiano insieme col resto del regno nabateo, venne da lui ampliata e ornata di monumenti, e assunse il nome di Nova Traiana Bostra. La sua importanza (che fu certo dovuta all'intenzione di abbassare il prestigio dell'antica capitale nabatea Petra) è attestata dal fatto che la nuova era provinciale, usata per parecchi secoli, prese il nome di era di Bostra (dal 22 marzo 105 o 106 d. C.). Divenuta capitale della provincia d'Arabia, vi fu stanziata la Legione III Cirenaica, che vi rimase almeno fino al principio del sec. V. L'imperatore Alessandro Severo la innalzò al rango di colonia, e sotto Filippo l'Arabo, che vi era nato, ebbe titolo di metropoli. Dopo il rimaneggiamento territoriale avvenuto tra il sec. III e il IV, al territorio di B. rimase il nome di Arabia, rnentre Petra col suo territorio ebbe quello di Palaestina tertia. Sede episcopale e poi metropolitana (dipendente dal patriarcato di Antiochia), ebbe grande importanza nella diffusione della civiltà e del cristianesimo nell'Arabia deserta; la tradizione musulmana vi fa giungere Maometto giovane e gli fa predire il suo glorioso avvenire dal monaco Baḥīrā. Saccheggiata dai persiani nel 613 o 614, fu la prima città della Siria conquistata dagli Arabi, nel 634. Durante le crociate fu per breve tempo in possesso di Baldovino III.
Attualmente Bostra (che porta anche localmente il nome turco di Eskī Shām "vecchia Damasco"), è ridotta a un misero villaggio di meno che 1000 abitanti; imponenti sono le rovine dell'antica città, con una cinta quasi completa di mura e fornite di grandi porte ad arco, parecchi templi, due teatri (dei quali uno ben conservato), grandi cisterne. Numerose sono le iscrizioni greche e nabatee e le monete greche e romane che vi si sono rinvenute.
Appartengono all'epoca cristiana tre chiese a pianta rettangolare, un episcopio con sala centrale a tre absidi (τρίκογχον) e la cattedrale dedicata ai martiri Sergio, Bacco e Leonzio, dell'anno 511-12. Esistono pure avanzi di monumenti arabi, tra cui la cittadella, dell'età ayyūbide (XII-XIII).
La cattedrale diruta, a pianta centrale, aveva la cupola impostata su otto pilastri riuniti da archi, e l'ottagono circondato da un deambulatorio a due piani sostenuti con quattro esedre praticate negli angoli della base quadrata. Ogni lato dell'edificio ha cinque porte, salvo l'orientale a cui s'innesta una navatella che termina con un'abside, ottagona all'esterno. Entro le rovine della cattedrale antica fu poi costruita una piccola basilica.
Bibl.: M. De Vogüé, Syrie centrale, Parigi 1865-77; R. E. Brünnow e A. v. Domaszewski, Die Provincia Arabia, III, Berlino 1909, pp. 1-84; F. Cabrol, Dictionnaire d'archéol. chrétienne, II, i, Parigi 1910; O. Wulff, Altchristliche u. byzantinische Kunst, Berlino-Neubabelsberg 1917; H. G. Butler, Publications of the Princeton Archaeological Expedition to Syria, II, A, iv, Leida 1914; Ch. Diehl, Manuel d'art byzantin, 2ª ediz., Parigi 1925; Fr. Buhl, Encyclopédie de l'Islam, s. v.