BOTOCUDO
. Piccola tribù dell'America Meridionale facente parte del gruppo di popoli Gēs, divisa in varie orde, che dimoravano in passato nelle foreste delle montagne costiere del Brasile orientale, tra il 16° e il 28° S. Sulle rive del Rio Doce ne sussistono ancora degli avanzi che mantengono molto della loro cultura originale. Sono nomadi e le loro coltivazioni non hanno alcuna importanza. Tanto gli uomini che le donne vanno completamente nudi (i primi usavano, almeno in passato, l'astuccio penico) e portano nel lobo dell'orecchio grandi dischi di legno; da questi dischi (port. botoque), che le donne inseriscono anche nel labbro inferiore, deriva appunto il nome dato alla tribù. Tale uso va in questi ultimi tempi scomparendo. Essi stessi si dànno il nome di Borunu (uomini). Non posseggono, per cuocere, alcun recipiente di argilla e bollono l'acqua in tronchi di bambù. Le loro capanne, che non sono altro che ripari provvisorî, sono così piccole che nel loro interno non si può stare in piedi. Dormono per terra distesi su pelli o su foglie di palma; vivono di caccia, di pesca, di frutti selvatici, radici e miele. Unica loro arma è l'arco e la freccia.
La poligamia è permessa, ma un uomo non può prendere per moglie la propria madre, sorella, figlia, nipote o nuora; il matrimonio fra cugini è pure ammesso; pare che le donne siano rudemente trattate dagli uomini. I bambini crescono completamente senza sorveglianza, e se picchiati dai maggiori reagiscono. I morti non vengono sepolti, ma sono lasciati nella capanna mentre i loro congiunti si spostano in altro luogo, o sono portati nella foresta e ricoperti di frasche. Il morto diventa, per coloro che rimangono, una specie di essere fantastico, la visione del quale è considerata come un preavviso della morte.
I Botocudo credono in un Grande Spirito non ben definito, il quale ha potere sul sole, sulla folgore, sulla pioggia, ecc. Se qualcuno incorre nell'ira del Grande Spirito, questo uccide l'offensore gettandogli una freccia invisibile nel mezzo del petto; ma in genere egli ama i Botocudo. Essi credono inoltre che, recitando spesso alcuni canti al Grande Spirito, questo apparisca e porti tabacco e vasi di metallo. Come strumenti musicali adoperano flauti che suonano applicandoli alle narici (v. anche gēs e brasile).
Bibl.: M. Wied-Neuwied, Reise nach Brasilien in den Jahren 1815 bis 1817, Francoforte sul M. 1819-21; P. Ehrenreich, Reise auf dem Rio Doce, in Verhanäl. der Berliner Anthrop. Gesells., 1887; H. H. Maniser, Les Botocudos, in Archivos do Museu Nacional do Rio de Janeiro, 1919; per l'opera originale di questo studioso, morto durante la guerra mondiale, è pubblicata in russo (Pietrogrado 116). È la migliore e più completa descrizione dei Botocudo.
Antropologia. - Le nostre conoscenze sopra questo gruppo etnico, sotto tanti rispetti così interessante, sono assai scarse anche al giorno di oggi e si riducono a quello che ne pubblicò nel 1887 l'Ehrenreich. L'aspetto generale di queste genti non è affatto ripugnante o degradato, come si compiacquero descriverlo molti osservatori. Uno dei primi esatti osservatori, il principe di Wied, attribuì loro un aspetto più bello di quello delle stirpi circonvicine. La statura oscilla, in 10 uomini, da 183 a 138 cm., con una media di 158,6; in 5 donne da 153,5 a 146 cm., con una media di 149,5. Il rapporto dell'apertura massima delle braccia alla statura era in 10 maschi in media 46,3; in 5 femmine 44,25 cm. Le mani sono piccole. Il rapporto della lunghezza trocanterica dell'arto inferiore (distanza da terra del grande trocantere del femore) alla statura, che ci dà il grado di sviluppo dell'arto inferiore, è di 49,8 negli uomini, 50,7 nelle femmine. I B. hanno dunque proporzioni corporee a gambe corte. La muscolatura è sviluppata mediocremente. I caratteri della faccia li distinguono a sufficienza. Il naso, stretto alla radice e insieme depresso, mentre la regione sopraorbitaria è piuttosto prominente, è piccolo, cioè corto soprattutto, e in ragione di questo fa l'impressione di esser largo; le narici sono larghe e la punta del naso un po' rivolta in alto. Il dorso è ben rilevato sulle guance e piuttosto concavo in profilo. Le guance sono piene e prominenti. L'occhio è incassato, ma la sua apertura è in genere buona; la fronte è un po' sfuggente. La forma della testa è allungata e piuttosto alta. Il colorito della pelle è relativamente chiaro, soprattutto nei giovani. Il capello è grossolano, duro, rigido, nero con sfumature rossicce. Lo sviluppo della barba non è così scarso, come si credeva un tempo, erroneamente, dato il costume della epilazione. Ehrenreich respinge decisamente l'asserzione di molti osservatori che i Botocudo fra tutti gli Americani presentino al massimo un tipo mongoloide. Siccome la detta asserzione risale a un osservatore così esperimentato, come poteva essere il Geoffroy Saint-Hilaire, si deve pensare che egli abbia visto individui di gruppi in cui esisteva miscela con etni del tipo da noi chiamato Bororò. I fatti presentati dai cranî rinvenuti nei Sambaqui (v. brasile) rendono a parer nostro la cosa assai probabile. Il Serres sopra due Botocudo, portati in Francia nel 1844, fece alcune osservazioni per le quali si dovrebbe pensare esistere una forte inclinazione del bacino e forte concavità del dorso nella regione lombare (insellatura). Il cranio nei maschi, secondo la raccolta di dati fatta da Ehrenreich, è lungo (dodicocefalo); mezzano (mesaticefalo) fino a corto (brachicefalo) nei primi gradi nelle femmine. È un cranio alto, secondo il Sera. L'indice orbitale (rapporto dell'altezza alla larghezza dell'apertura orbitale) porge percentuali sensibili di tutte le categorie. L'indice nasale (rapporto della larghezza all'altezza) è mesorrino, con tendenza alla leptorinia (naso lungo). Questi dati fanno pensare che i casi raccolti dall'Ehrenreich non siano esenti da miscela con altri elementi etnici. I caratteri descrittivi della faccia nei cranî ben tipici sono gli stessi che abbiamo ricordato sul vivente. Nello scheletro, è notevole un indice clavicolare (rapporto della lunghezza della clavicola alla lunghezza dell'omero) piuttosto forte. Nel femore la linea aspra sembra assai sviluppata.