BOTTE (da un lat. volgare buttis di origine incerta; fr. tonneau; sp. tonel; ted. Tonne; ingl. tun)
È il notissimo recipiente di legno usato per conservare i liquidi (v. bottame). La sua forma è all'incirca quella di un solido di rivoluzione generato da un arco parabolico, tagliato da due piani, normali all'asse del solido, equidistanti dall'equatore. Le botti sono formate dalle doghe, tenute insieme da cerchi di ferro, e dai due fondi piani. Questa costruzione presenta il vantaggio che per ripristinare l'ermeticità della botte, basta forzare i cerchi verso la mezzeria chiudendo così i meati che si aprono fra una doga e l'altra. Le dimensioni delle botti sono assai variabili secondo il liquido che sono destinate a contenere, e secondo che devono servire per il trasporto dei liquidi stessi oppure semplicemente per la loro conservazione. Sebbene assai più ingombranti delle casse, a parità di volume utile, si impiegano in certi casi per il trasporto di solidi (p. es. prodotti chimici) perché possono essere spostate per semplice rotolamento, con forte risparmio di lavoro.
Furono già usate dagli antichi: e in alcuni monumenti sono raffigurate botti perfettamente analoghe a quelle usate ai nostri giorni. Furono però più usate dai popoli nordici, forse per la maggiore abbondanza di legname e per la maggior necessità di preservare dal gelo i liquidi. I Romani e i Greci preferirono generalmente i vasi di terracotta e di ceramica.
La capacità delle botti si calcola con una certa approssimazione, con formule più o meno empiriche, assimilandole a solidi di rivoluzione dai quali in realtà differiscono considerandole dal punto di vista geometrico.
Il legno da usarsi per la costruzione delle botti deve essere sano, senza nodi: generalmente si usa castagno o quercia (v. bottame). Le botti per i liquidi portano due aperture: la prima in uno dei fondi, la seconda in una delle doghe: quelle per i solidi invece non hanno aperture sul fondo: per riempirle si usa rimuovere uno dei fondi stessi.
La nettezza delle botti deve essere molto curata: quando cominciano a odorare di muffa, occorrono lavaggi prima con acido solforico commerciale, poi con acqua abbondante: viene anche praticata frequentemente la disinfezione con zolfo, efficacissima per la distruzione dei fermenti dell'acidificazione.
Metrologia. - La botte fu usata anticamente come unità di peso specialmente nella misura della portata dei bastimenti: equivaleva a 3000 libbre o mezza tonnellata. Fu anche nome di differenti misure di capacità per i liquidi, usate nelle varie regioni d'Italia. A Venezia, la botte di 10 mastelli, valeva l. 751, 17; a Napoli, dopo il 1841, era di 12 barili e corrispondeva a l. 523,50; in Sicilia, variava di capacità da una città all'altra; la botte legale, di 16 barili, era pari a l. 174,72.
Architettura. - Si chiama "vòlta a botte" (fr. voûte en berceau; sp. bóveda am cañón seguido; ted. halbrunde Wölbung; ingl. barrel vault) o semplicemente "botte" quel tipo di vòlta il cui intradosso è a superficie cilindrica, e che si adopera per la copertura di vani a pianta quadrangolare.
La parola stessa, sia italiana (botte), sia latina e greca (camara, καμάρα) indica forse la sua origine e la sua forma, ambedue in attinenza col legname. Camara infatti è, presso i Romani, anche il pergolato arcuato fatto di vimini o di canne e ricoperto di piante, e qualsiasi copertura a forma arcuata, anche su carri e su navi.
Vi sono due specie di vòlta a botte: quella formata con pietre tagliate ad arte e congiunte senza malta (è il tipo più antico, che risale oltre il mondo etrusco-romano a cui si era attribuita), e la vòlta costruita in conglomerato di calce e pietrame, e formante corpo col muro. L'invenzione di tale secondo tipo sembra certo debba attribuirsi all'architettura romana, che largamente se ne valse, anche per coprire amplissimi spazî. Per la tecnica della costruzione v. vòlta.
Per la caccia di botte, v. caccia.