Bottoni e cerniere
Soluzioni diverse a un problema vecchio come gli abiti
Chiudono, proteggono, abbelliscono e senza di loro gli indumenti che portiamo sarebbero meno caldi e confortevoli. Ma bottoni e cerniere sono usati anche per borse, federe di cuscini, tende da campeggio, ogni volta, insomma, che è necessario poter aprire e richiudere un tessuto, sintetico o naturale. Si tratta quindi di cuciture temporanee.
I bottoni sono normalmente piccoli dischi in plastica, legno o osso, cuciti all'indumento. In corrispondenza di ogni bottone si trova, sull'altra parte dell'abito, un foro chiamato asola. I bottoni possono servire ad allacciare la parte sinistra e la parte destra di una giacca o di una camicia, a stringere le maniche di una camicia o a chiudere i pantaloni in vita. Fino al tardo Medioevo, i bottoni non esistevano e gli abiti si chiudevano con lacci o cordicelle. Fu all'inizio del 14° secolo che iniziò a diffondersi l'uso di fermagli o pomelli fissati su una parte del vestito, da infilare in fori praticati sull'altra parte. Per molto tempo i bottoni sono stati usati soprattutto dai ricchi, che utilizzavano questo dettaglio come elemento di distinzione. Nei bottoni erano infatti inseriti spesso gioielli, e comunque essi avevano soprattutto una funzione decorativa. In seguito l'uso di bottoni per chiudere i vestiti diventò sempre più diffuso sostituendo quasi del tutto cordini e legacci anche negli abiti più economici. Un tipo particolare di bottone è il bottone automatico. È fatto in metallo ed è composto da due parti che si incastrano l'una dentro l'altra facendo pressione. Il bottone ha una sorta di piccolo cilindro sporgente, mentre al posto dell'asola c'è un altro bottone con un foro corrispondente, che con la pressione si allarga leggermente ma poi si richiude trattenendo il cilindro.
Nel 1891, lo statunitense Whitcomb Judson ideò un nuovo sistema per allacciare le scarpe: la cerniera, cioè una serie di ganci metallici chiusi automaticamente da un cursore. Brevettò la sua invenzione nel 1893, ma essa non fu mai utilizzata perché era ancora troppo inaffidabile: bastava un movimento brusco per farla aprire. Nel 1913 però l'invenzione fu perfezionata da Gideon Sundback, un ingegnere anch'egli statunitense che riuscì a creare un modello funzionale e affidabile, la cosiddetta cerniera lampo o, più brevemente, zip. È costituita da due fettucce di tessuto su cui sono fissate due file di gancetti di metallo o plastica. Ogni gancetto di un lato è sagomato in modo da incastrarsi perfettamente tra i due corrispondenti gancetti dell'altro lato. Nel cursore è presente un cuneo che guida i gancetti-uncini fino a incastrarsi. Il segreto della zip sta nel profilo del cuneo, fatto in modo da avvicinare i gancetti con la giusta angolazione. Il meccanismo è reversibile, e facendo scorrere il cursore all'indietro gli uncini si separano con la stessa facilità con cui si erano uniti.
Oggi la zip è presente non solo in moltissimi capi di abbigliamento di tutte la fasce di prezzo, dove assicura una chiusura più resistente e isolante rispetto ai bottoni, ma viene utilizzata anche per chiudere le tasche di zaini, borse e valigie, sia su tessuti naturali sia su materiali plastici.
Per aprire e chiudere capi di tessuto, c'è un altro sistema oggi molto usato: è il velcro (un nome commerciale ormai entrato nell'uso comune). Al posto di bottoni e cerniere, si usano in questo caso due strisce di materiale plastico, il nylon, fissate sulle due parti da unire. Una delle due strisce è fatta di minuscoli gancetti arcuati, l'altra di anelli di fibra morbida altrettanto piccoli. Premendo le due strisce una sull'altra, le fibre rimangono impigliate nei gancetti, realizzando una chiusura non resistentissima, ma molto pratica.
Questa invenzione si deve allo svizzero George de Mestral, che si dice abbia avuto l'ispirazione osservando come i semi di alcune piante si attaccano alle fibre degli abiti. La produzione di questo materiale è resa possibile dal fatto che il nylon, quando è sottoposto a particolari trattamenti con raggi infrarossi, forma piccoli archi rigidi.