BOURBON DEL MONTE, Orazio
Della famiglia umbra Del Monte Santa Maria, più nota come Bourbon del Monte, nacque, probabilmente a Pesaro intorno al 1570, dal pesarese Guidubaldo, il celebre matematico, e da Felice, figlia naturale del duca d'Urbino Guidubaldo Della Rovere.
Molti i fratelli del B.: Nicolò, Giulio, Cesare, Ascanio morti in tenera età, Giovanni morto nel 1630, Onofrio morto nel 1640, Francesco Maria (1563-1619), Carlo scomparso, forse, all'assedio d'Ostenda, Alessandro (1571-1628), Uguccione morto nel 1626. L'unica sorella, Costanza, sposò l'anconitano Francesco Trionfi. Esigue le notizie sul B., ma distribuite nel tempo, il che permette di rintracciare la trama della sua esistenza.
Una lettera del padre, del 21 febbr. 1592, a Galileo, allora ancora a Pisa, ove scriveva che, privo da "molti giorni" di notizie "di V.S., però feci che Horatio mio figliuolo glie ne dimandasse", fa supporre un soggiorno del B. a Pisa, connesso con motivi di studio o con il servizio del granduca di Toscana presso il quale era stato collocato in qualità di paggio. Abbracciò la carriera delle armi ed era in corso la guerra turco-imperiale quando, nel 1595, fu inviato all'imperatore da Ferdinando I: partecipò all'assalto di Strigonia e Visgrado, alle operazioni in Croazia e comandò 200fanti all'assedio di Canissa. Tornato a Pesaro, forse alla fine del 1596, il padre lo aveva "introdotto un poco nelle mathematiche"; così scriveva Guidubaldo a Galileo, il 17 dic. 1597, preannunciandone la imminente venuta "per star appresso al S.r Gio. Batt. dal Monte", capitano generale delle fanterie della Repubblica - e ciò fa pensare a una prima milizia del B. sotto le insegne venete -, raccomandandogli di spronarlo ad applicarsi e ché ha assai buon ingegno, e pò andar studiando da sè alcune cose". Era sicuro infatti di poter contare sull'illustre amico: "gli ho detto che, come trova qualche difficoltà, se ne venghi da V.S., ché so che per amor mio lo favorirà di esser qualche volta maestro".
Assoldato infatti dalla Serenissima nel 1605, fu governatore di Crema, Bergamo, Palma; e non trascurava nel contempo gli studi - fu tra i primi a possedere il compasso galileiano - più che impegnandosi in ricerche personali, col tenersi aggiornato e col mantenere vivo il culto della memoria paterna. Per suo merito e cura uscivano postumi a Venezia nel 1609 i Problematum Astronomicorum libri septem di Guidubaldo, in un'edizione dedicata al doge Donà di cui doveva lamentare le molte "scorrettioni"; le ultime due pagine d'altronde erano dedicate all'"errata". Ricevuto da Galileo il Sidereus Nuncius, gli scriveva da Crema il 10 giugno 1610che l'"haver scoperto quattro pianeti di più è cosa maravigliosa, et simile allo scoprimento d'un mondo novo; et V.S. Ecc.ma potrà con molta raggione gareggiar di gloria con il Colombo". Erano sempre più apprezzate, nel frattempo, le sue capacità militari; il 27 sett. 1612 il Senato avvisava del suo prossimo arrivo il podestà e capitano di Raspo, in Istria, "acciò habbiate presso di voi soggetto di esperienza et valore" di cui valersi contro gli uscocchi. Al B. infatti - scrive Andrea Morosini - s'era affidata "militiae praefectura", col compito di prevenire e sventare ogni tentativo "in iis locis in incolas". "Molto fruttuosa" definiva l'opera del B., nella sua relazione del 13 febbr. 1614, il provveditore generale in Dalmazia e Albania Filippo Pasqualigo. Il B. s'occupava anche dello stato delle fortificazioni e del munizionamento; il Pasqualigo, in una lettera al Senato del 24 apr. 1613, accenna a una sua missione a Cattaro, da cui aveva tratto "un disegno et una scrittura delle cose necessarie".
Nel maggio del 1614 passava a Candia, alle dipendenze del provveditore generale del regno Giangiacomo Zane, come governatore delle milizie del presidio; era sua competenza inoltre la revisione delle fortezze del Levante. Il 23 ag. 1614 lo Zane riferiva, "con grandissimo dispiacere", come la morte lo avesse colto a causa di una violenta "febre... di terzana" divenuta "continua". Non ebbe così la gioia di vedere ultimata la composizione tipografica di un'altra opera paterna - "paterni munumentum ingenii" l'aveva definita dedicandola all'amico Alvise Giustinian -, i De cochlea libri quatuor, che uscivano a Venezia nel 1615.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Senato. Lettere di provveditori da terra e da mar, f. 427, lett. da Zara del Pasqualigo del 24 febbr. 1612 (m. v.), del 24 apr. 1613, e f. 777, lett. da Candia dello Zane del 10, 14 nov., 24 dic. 1613 e f. 778, lett. dello stesso del 23 e 31 ag. 1614; Ibid., Collegio. Relazioni, B. 66 (relazione del Pasqualigo); G. Galilei, Opere (ediz. nazionale), II, p. 531; X, pp. 46, 71 s., 143, 371 s.; XX, pp. 260, 489; A. Morosini, Historia veneta, III, Venezia 1720, p. 446; A. Puschi, Attinenze tra casa d'Austria e la Repubblica di Venezia dal 1529 al 1616, Trieste 1879, p. 47; Senato Secreta. Cose dell'Istria, in Atti e mem. della Soc. istriana di arch. e st. patria, VI (1890), pp. 359-360; C. Argegni, Condottieri,capitani,tribuni, II, Milano 1936, p. 294; A. Valori, Condottieri e generali del Seicento, Roma 1943, p. 54; U. Barberi, I marchesi Bourbon del Monte S. Maria di Petrella e di Sorbello. Notizie storico-genealogiche sulla casa fino ai nostri giorni, Città di Castello 1943, pp. 11-13, 33, 57, 61, 105, 136, tav. XII; R. Quazza, Preponderanza spagnola (1559-1700), Milano 1950, p. 421; P. Camerini, Annali dei Giunti, I, 2, Firenze 1963, pp. 498-500; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, IV, sub voce, tav. VII.