BOUTADES (Βουτάδες, Butades)
Plasticatore vasaio, originario di Sicione, attivo a Corinto nel VII-VI sec. a. C. circa. Plinio (Nat. hist., xxxv, 151) e Atenagora (Legat. pro Christ., 14, p. 59 ss., ed. Dechair) ci informano che B. vasaio inventò a Corinto l'arte plastica. L'occasione gli venne fornita dalla figlia (che Atenagora dice di nome Kore) che desiderando serbare l'immagine dell'amato durante una sua assenza, tracciò uno schizzo della testa, segnando su una parete il contorno della macchia d'ombra ottenuta ponendo una sorgente luminosa dietro alla figura da ritrarre. Il padre, notando la notevole somiglianza, applicò dell'argilla entro il contorno dello schizzo; ottenne così un rilievo che pose al fuoco insieme ai suoi vasi e che dedicò poi nel Nimphaeum di Corinto, dove rimase esposto sino alla distruzione della città da parte di Mummio (146 a. C.). La notizia fornita dalle due fonti differisce soltanto nei riguardi della tecnica del rilievo: secondo Plinio, infatti, B. fece aderire alla parete uno strato d'argilla, ottenendo così un rilievo bidimensionale del profilo; secondo Atenagora, invece, B. avrebbe scavato l'interno dello schizzo e rimpito la cavità con argilla, venendo così ad avere la matrice o forma negativa; ma ciò è poco probabile, giacché si tratta di un procedimento alquanto difficile. Il Picard non intende B. come l'inventore del rilievo, ma come il perfezionatore di un procedimento già da tempo iniziato; e di tutta la notizia che considera favola, sottolinea solo l'antichità dell'uso dei rilievi come ex-voto. Altri invece (Brunn), vedono nel racconto soprattutto la spiegazione del primo ritratto da modello realmente esistente.
La seconda invenzione di B. (Plin., Nat. hist., xxxv, 152 e Isid. Hisp., Origines, xx, 4, 3) fu di dipingere di rosso i rilievi, o plasmare direttamente da argilla rossastra. Inoltre (Plin., Nat. hist., xxxv, 152) B. avrebbe iniziato l'uso di porre delle maschere fittili alle estremità delle travi di legno sporgenti dal tetto degli edifici, ornamenti noti col nome di prŏstypa; e successivamente avrebbe anche inventato gli èktypa. I due termini sono stati interpretati in vari modi. L'Urlichs (Chrest., 376) ritiene che col primo termine si intendessero mezze figure (o mezze teste), visibili cioè solo frontalmente; col secondo invece, la figura resa a tutto tondo; entrambe le figure sarebbero state ottenute a mano, con l'aiuto della stecca. Il Ferri considera invece i pròstypa come antefisse lavorate a stecca, e gli èktypa come rilievi in serie ottenuti da una matrice. Poco convince l'antica interpretazione del Brunn che si tratti di basso e alto-rilievi.
Non c'e nessun motivo per negare storicità alla figura di B. e considerarla mitica. Probabilmente B. fu un vasaio e plasticatore arcaico, noto come autore di un rilievo votivo nel Nimphaeum corinzio. Poi, come in altri casi, si attribuirono a questa personalità tutte le innovazioni tecniche e artistiche del periodo, facendo di B. un simbolo. Probabilmente invenzione posteriore è, ad esempio, l'origine sicionia abbinata all'attività a Corinto, giacché il fatto svela chiaramente l'intento di accordare le due città che vantavano entrambe di essere state le iniziatrici dell'arte plastica.
Bibl.: H. Brunn, Geschichte d. griech. Künstl., I, Stoccarda 1889, pp. 23 e 403; M. Collignon, Hist. d. la Sculp. gr., I, Parigi 1892, p. 219; C. Robert, in Pauly-Wissowa, III, 1897, c. 1079, s. v.; B. Sauer, in Thieme-Becker, V, 1911, p. 298, s. v.; E. Pfuhl, Mal. u. Zeichn., Monaco 1923, pp. 40, 210, 497; G. Cultrera, in Enc. Ital., VIII, 1930, p. 177, s. v.; Ch. Picard, Manuel, I, Parigi 1935, pp. 169, 304, 487; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Roma 1946, pp. 208-9; G. Lippold, Die Plastik, in Handbuch, Monaco 1950, p. 24.