BRABANTE
(franc. e fiammingo Brabant)
Antico ducato, corrispondente alle od. omonime prov. del Belgio e dei Paesi Bassi e alla prov. belga di Anversa, che le separa, il B. si formò intorno al 1106 e, rapidamente consolidatosi, ebbe come capitale Bruxelles.La prosperità economica del B., facilitata dalla presenza della via commerciale che collegava Bruges e Colonia, nonché dallo sbocco sul mare, era dovuta all'agricoltura e all'industria tessile, favorita dallo sviluppo delle città.Dal punto di vista religioso il B. era diviso tra l'arcidiocesi di Cambrai, intorno a cui gravitava la parte occidentale della regione, e la diocesi di Liegi, dipendente da Colonia, cui faceva capo la zona orientale. Questa situazione determinò la suddivisione del B. in due distinte regioni artistiche: quella del bacino della Mosa (diocesi di Liegi), a contatto con l'impero, e l'area della Schelda (diocesi di Cambrai), di dipendenza francese e legata, in particolare nel caso dell'architettura di epoca romanica, a Tournai, il cui vescovado fu riconosciuto ufficialmente nel 1146.Se si eccettuano alcune vestigia di epoca altomedievale (soprattutto a Landen e a Nivelles/Nijvel), i più antichi monumenti ancora esistenti non sono anteriori al sec. 10°; tra essi quasi tutti i più significativi appartengono alla regione mosana - specialmente alla Lotaringia - dove l'impronta carolingia fu particolarmente forte e dove la cultura ottoniana fiorì soprattutto dopo l'arrivo del principe-vescovo Notger (972-1008).Tra gli edifici ecclesiastici va menzionata innanzitutto la collegiata di Sainte-Gertrude a Nivelles, uno dei pochi grandi edifici imperiali superstiti in Occidente. L'edificio, ad absidi contrapposte, fu iniziato da O, intorno al 1000, su una precedente fondazione merovingia, e terminato - dopo una consacrazione avvenuta nel 1046 in presenza dell'imperatore Enrico III - con la costruzione del coro orientale, particolarmente ricco di sculture. Di impianto basilicale, è costituito da tre navate a sistema alternato (due campate nella navata corrispondenti a quattro nelle navatelle) separate da pilastri su cui si alzano alte pareti lisce, aperte da un'ampia serie di finestre. I transetti, dotati di absidiole orientate, sono diseguali e ancora del tipo basso. Una sola cripta 'a sala' si trova nella zona orientale. La serrata articolazione dei volumi, saldamente centrati sulla navata, culmina nella zona occidentale, dove l'attuale avancorpo fu realizzato nel sec. 12° sul tipo della West-Chorhalle renano-mosana. I vani contenenti gli altari, nei due cori che si fronteggiano, connessi fra loro dal corpo longitudinale basilicale a copertura lignea, sono coperti a volta.Al clima artistico di Sainte-Gertrude possono essere ricollegate altre chiese dei secc. 11° e 12°, come le collegiate di Lovanio (1050 ca.), di Bierbeek e di Tirlemont/Tienen e le chiese abbaziali di Mousty, di Orp-le-Grand e del Parc a Heverlee. Talvolta esse presentano caratteristiche singolari: a Tirlemont l'avancorpo massiccio (1230 ca.); a Mousty la cripta divisa in due ambienti; a Orp la decorazione parietale della navata, secondo il modello di Spira I; a Parc le volte su un sistema alternato. Nel gruppo devono essere ricordati l'edificio a pianta centrale rinvenuto a Muizen (forse della fine del sec. 10°) e il coro di Saint-Pierre a Lovanio (1100 ca.). Il primo appare derivato - forse tramite il Saint-Jean l'Evangéliste di Liegi, fatto costruire dal vescovo Notger (990 ca.) - dal prototipo della Cappella Palatina di Aquisgrana. Estraneo a questa linea di discendenza è invece l'impianto ottagono del coro di Lovanio, probabilmente commissionato dai conti della città, procuratori di Nivelles e pretesi discendenti di un ramo carolingio. È possibile che in questo edificio a una originaria funzione liturgica se ne sia aggiunta - per analogia con le rotonde di Ginevra e di Digione - anche una funeraria.Più semplici sono gli edifici parrocchiali, talvolta a navata unica e talora privi anche di torre occidentale. Tra i migliori esempi spicca la chiesa di Bertem, da taluni considerata la più antica del B. (forse del sec. 10°-11°), primato che spetta piuttosto alla bella navata del Saint-Martin di Tourinnes-la-Grosse (sec. 10°). Vanno inoltre assegnate a questo periodo (secc. 11° e 12°), almeno nelle loro strutture essenziali, le chiese di Leefdaal, Marilles, Vossem, Noduwez, Auderghem, Herent, che, pur nel minore slancio creativo e nel linguaggio formale più tardo, si mantengono sostanzialmente fedeli a una caratteristica tipologia renano-mosana, ottoniana e salica, di cui si hanno esempi ancora fino all'inizio del 13° secolo.Scarse per quest'epoca le testimonianze di architettura civile: alcuni donjons del sec. 13° (Alvaux, Moriensart, Walhain-Saint-Paul, Herent e Lillois); resti di bastioni a Lovanio; fabbriche di birra e un mulino a Villers (sec. 13°).Il passaggio dal Tardo Romanico al primo Gotico si verifica anche nel B. nel corso della prima metà del sec. 13° con tipiche manifestazioni ora innovatrici ora arcaicizzanti: lo attestano alcuni monumenti di notevole interesse, quali l'abbazia cistercense di Villers (1210 ca.) e Notre-Dame aux Dominicains a Lovanio (1233 ca.), ma anche, in misura minore, l'abside di Saint-Médard a Jodoigne (1230 ca.), il coro di Saint-Léonard a Léau/Zoutleeuw (1231 ca.) o quello di Notre-Dame a Diest. In questi edifici si riscontrano influssi di varia provenienza: dalla Borgogna (Villers e Diest), dalla Champagne (Bruxelles), dalla Renania (Jodoigne), da Colonia (Lovanio); in ogni caso, le nuovissime forme del c.d. opus francigenum si adattano ovunque al tenace perdurare di un regionalismo, che a sua volta viene progressivamente purificando e superando i propri arcaismi.In un secondo momento nei cantieri del B. appaiono direttamente attivi maestri d'opera francesi - Pietro di Savoia a Diest (1321), Jacques Picard ad Aarschot (1337), Jean d'Oisy a Tirlemont (1358) - ai quali si deve il formarsi di una scuola propriamente brabantina, validamente attiva nel corso dei secc. 15° e 16°, improntata a un Gotico che, muovendo dall'Ile-de-France, aveva ormai acquisito caratteri internazionali.L'affermarsi di questa scuola si manifesta contemporaneamente nei cori di Saint-Rombaut a Malines/Mechelen (1335-1340 ca.) e di Notre-Dame ad Anversa (1352 ca.), che, costruiti da architetti renani, restarono fondamentali punti di riferimento della regione.Da un punto di vista icnografico gli edifici brabantini sono caratterizzati da un coro poligonale con deambulatorio e cappelle radiali modellati sull'esempio di Amiens (forse mediato a sua volta da Colonia), un transetto molto pronunciato e una torre che si erge con vistoso risalto sulla facciata. In alzato le più tradizionali colonne sormontate da ricchi capitelli, a doppio ordine di foglie arricciate (c.d. de chou), cedono il posto a pilastri a fascio che si slanciano senza interruzione di capitello dalla base alle nervature di volta. Sopra i pilastri, il triforium viene gradualmente incorporato alla tessitura delle finestre alte: in altre parole il c.d. triforium-grille si trasforma via via in un gioco di tracery che ricopre la parete tra le arcate e le volte, dando l'impressione di due livelli piuttosto che di tre, come avviene per es., intorno al 1400, nel coro di Halle/Hal. Mentre all'interno degli edifici il profilo delle volte è generalmente semplice, all'esterno l'ornato architettonico sviluppa una quanto mai articolata serie di scansioni verticali. Prevale una sensibilità tipica in genere del Gotico flamboyant, priva peraltro di ogni eccesso (fatta eccezione per qualche portale) e in ultima analisi caratterizzata da notevole equilibrio ed eleganza. Lo testimoniano in particolare le chiese di Lovanio (1410 ca.), Lierre/Lier (1425), Anversa e Alost/Aalst (1481).Anche le facciate di 'stile brabantino' hanno di norma una loro impronta inconfondibile, generalmente dominata da una torre la cui struttura appare esaltata da una guglia di pietra traforata, che spicca monumentale dominando il panorama cittadino. La costruzione della prima di queste torri venne intrapresa a Malines nel 1451 (l'altezza prevista era di m. 167).Affiancano queste imponenti costruzioni, modellate sul loro esempio, peraltro semplificato, numerose chiese di minori proporzioni - tra cui quelle di Zichem, Wezemaal, Braine-l'-Allend, Oplinter, Tubize e altre -, testimonianti la prosperità economica della regione.Il sec. 14° vide la realizzazione di splendide opere pubbliche: oltre alle mura di cinta, che vennero di norma allargate, sorsero mercati coperti e palazzi comunali. I mercati, destinati al commercio oppure agli scabini, hanno di norma un nucleo centrale a pianta rettangolare, con più navate, e talvolta un cortile centrale nonché un beffroi (Lovanio, 1317; Malines, dopo il 1342; Diest, 1346; Léau, sec. 14°; Anversa, 1501). A questi edifici, di carattere strettamente funzionale, il Gotico flamboyant aggiunge una caratteristica esuberanza formale, come mostrano la ricostruzione del palazzo comunale di Malines (1374) e quello di Lovanio (1448), capolavoro di Mathieu de Layens.
Bibl.: M. Battard, Beffrois, Halles et Hôtels de Ville dans le Nord de la France et la Belgique, Arras 1948; R.M. Lemaire, La formation du style gothique brabançon, I, Antwerpen 1949; P. Héliot, Les triforiums-grilles des anciens Pays-Bas, Bulletin van de Koninklijke Commissie voor Monumenten en Landschappen 14, 1963, pp. 269-287; A.L.J. van de Walle, Belgique gothique. Architecture, art monumental (Histoire de l'architecture en Belgique, 2), Bruxelles 1971; L.F. Genicot, Les églises mosanes du XIe siècle, I, Architecture et Société (Recueil de travaux d'histoire et de philologie, 48), Louvain 1972; Le grand livre des châteaux de Belgique, a cura di L.F. Genicot, 2 voll., Bruxelles 1976-1977; J.P. Boyazis, L'espace intérieur dans l'architecture gothique brabançonne au XVe siècle, Bulletin van de Koninklijke Commissie voor Monumenten en Landschappen, n.s., 12, 1985, pp. 5-57; Brabant in de twaalfde eeuw: een renaissance? [Il B. nel sec. 12°: un rinascimento?], Bruxelles 1987; Keldermans. Een architectonisch netwerk in de Nederlanden [Keldermans. Un reticolato architettonico in Olanda], Den Haag 1987; Belgique romane, a cura di X. Barral i Altet, La-Pierre-qui-Vire 1989.L.F. Genicot
La suddivisione ecclesiastica dell'antico ducato tra diocesi di Liegi e arcidiocesi di Cambrai spiega il ruolo e l'influenza artistica esercitati nella formazione dell'arte brabantina, a partire dall'Alto Medioevo, da prima dalle regioni mosane (diocesi di Liegi), a contatto con l'impero, e quindi dall'area della Schelda (diocesi di Cambrai), di dipendenza francese.Un primo esempio dell'influenza mosana in epoca romanica è rappresentato dal portale occidentale della collegiata di Sainte-Gertrude a Nivelles, detto di Sansone (1100 ca.), che presenta in effetti tutte le caratteristiche di uno stile la cui origine va situata nella valle della Mosa. Lo dimostrano, in particolare, lo schiacciamento dei rilievi e la schematizzazione della rappresentazione; nello stesso portale, la presenza di leoni stilofori al di sotto delle statue-colonna rinvia invece piuttosto a un modello che affonda le sue radici in Lombardia.Un altro segno della penetrazione dell'arte mediterranea è attestato dalla statua della Vergine in trono, detta Sedes Sapientiae, conservata nella chiesa di Saint-Pierre di Lovanio. Si tratta in realtà di una copia, eseguita peraltro, nel 1442, sulla base di un modello romanico chiaramente legato alla coeva statuaria mariana della regione della Mosa, con stilemi che richiamano il bizantinismo che nell'antica diocesi di Liegi caratterizzò questo tipo di produzione fino all'inizio del 13° secolo.Nell'ambito della produzione in metallo, va segnalato il fonte battesimale di Saint-Germain a Tirlemont, opera provinciale del 1149, dal carattere arcaico e dalla fattura sommaria (Bruxelles, Mus. Royaux d'Art et d'Histoire).Gli inizi del secolo seguente vedono delinearsi una nuova evoluzione nell'arte brabantina; è l'epoca del declino politico dell'impero germanico e del parallelo sviluppo dell'Ile-de-France e il ducato vede di conseguenza spostato il proprio centro di gravità verso i confini occidentali del territorio.L'influenza gotica di matrice francese è già percettibile in una testa di Cristo nella chiesa di Saint-Pierre a Lovanio (fine sec. 12° -inizi 13°), che conserva ancora caratteristiche del periodo romanico, specialmente nella tendenza alla schematizzazione e nella ricerca di una distribuzione equilibrata e simmetrica dei diversi piani di rappresentazione.Alla fine del sec. 13° il reliquiario di Sainte-Gertrude a Nivelles (1272-1298) testimonia invece come in quest'epoca il B. dipenda ormai definitivamente dai modelli francesi contemporanei. Questo pezzo eccezionale, realizzato dagli orafi Colars de Douai e Jacquemon de Nivelles su modelli del monaco Jacques d'Anchin, non ha di fatto caratteri specificamente brabantini e preannuncia già l'elegante stile di corte che si sarebbe diffuso dai centri parigini nel corso di gran parte del 14° secolo. Un valido esempio di questo stile è rappresentato dalla Vergine con il Bambino (Anversa, cattedrale), della seconda metà del sec. 14°, la cui posa fortemente arcuata costituisce un'evoluzione in senso 'manierista' della statuaria mariana con figura eretta, nata alla fine del secolo precedente. Caratteri analoghi si ritrovano in questo periodo nelle rare vestigia di pittura murale conservate nella regione, tutte realizzate a tempera.L'arte brabantina cominciò ad acquistare una propria effettiva autonomia soltanto a partire dalla seconda metà del sec. 14° e in particolare dal momento in cui Bruxelles divenne capitale stabile del B. e nuova residenza della corte ducale, favorendo lo sviluppo delle industrie di lusso e attirando alcuni fra gli artisti più in vista del tempo. Verso il 1379 Claus Sluter, di origine olandese, si iscrisse alla Corporazione degli architetti, scultori e muratori di Bruxelles, dando origine a un rinnovamento stilistico che bene si delinea in opere quali la Vergine del portale meridionale della chiesa di Saint-Martin a Halle (1375-1380), il retablo di Hakendover presso Tirlemont (1400 ca.) e soprattutto i Profeti su mensole, provenienti dal portale dell'antico beffroi dell'Hôtel de Ville di Bruxelles (Bruxelles, Mus. Com. de Woluwe-Saint-Lambert, ultimo quarto del sec. 14°).Gli Apostoli del coro della chiesa di Halle (1410 ca.) costituiscono un altro esempio della maniera affermatasi in questo periodo nella regione, preannunciando la corrente realistica caratteristica del sec. 15° parallelamente a una nuova tendenza narrativa esemplificata nelle sculture angolari della chiesa di Halle e di Notre-Dame-du-Sablon a Bruxelles.Ben presto la rinomanza artistica della regione iniziò a diffondersi anche all'estero: ne è esempio, nel 1433, il caso dei maestri "Henricus et Guillelmus, duo alemanni de partibus Brabantiae", documentati a Ferrara in atto di progettare altari nella chiesa di S. Francesco (Destrée, 1894, p. 98); mentre prima del 1435 Rogier van der Weyden-de la Pasture si reca a Bruxelles e vi ottiene, nello stesso anno, il titolo di pittore ufficiale della città, condizionando, con la sua presenza nella capitale, l'evoluzione delle arti nel B. almeno fino alla fine del 15° secolo.In un'epoca che esaspera il sentimento religioso, si diffondono nuovi caratteristici temi: gruppi del Calvario o della Pietà, statue isolate di Cristo, della Vergine o di santi, in cui si dà grande risalto agli effetti patetici, sottolineati anche mediante l'abbondanza dei panneggi spezzati e profondamente scavati e il turgore delle pesanti stoffe.Nell'ambito delle arti industriali iniziò, a partire dalla seconda metà del sec. 15°, la produzione di opere in serie: retabli, oggetti di metallo e tappezzerie. Immenso fu il successo del retablo brabantino - a sportelli e con scene della passione di Cristo, della vita della Vergine o del martirio di santi, affollate da piccoli personaggi scolpiti e ravvivati dalla policromia -, mentre l'abbondanza della produzione, esportata nell'intera Europa, spiega la comparsa, nella seconda metà del sec. 15°, di marchi di fabbrica (il 'mazzuolo' e la 'pialla dentro il compasso aperto' per Bruxelles, la 'mano' e il 'castello' ad Anversa).Altrettanto prospera fu nel B. la lavorazione del metallo. Già intorno al 1305 il fonditore Jean le Brabançon viene chiamato a Praga per eseguire la tomba di re Venceslao di Boemia (Destrée, 1894, p. 40); successivamente Jacques de Gérinnes, originario probabilmente di Dinant, crea in questo ambito capolavori quali la tomba di Luigi di Mâle, conte di Fiandra, nella chiesa di Saint-Pierre a Lille (1453) e la tomba della duchessa Giovanna di B. nella chiesa dei Carmelitani a Bruxelles (1458-1459), realizzata su modello dello scultore Jean de la Mer e dipinta da Rogier van der Weyden (opere scomparse ma note attraverso incisioni; Destrée, 1984, p. 199).Poco più tardi Renier van Thienen, originario di Tirlemont, realizzò uno dei capolavori dell'arte dei Paesi Bassi del sec. 15°: il monumentale candelabro pasquale della chiesa di Saint-Léonard a Léau (1482-1483).Anche l'arazzeria brabantina si sviluppò soprattutto nella seconda metà del 15° secolo. Alcuni degli esemplari più rappresentativi provengono dal c.d. bottino di Borgogna (Berna, Bernisches Historisches Mus.); vanno segnalati per la fattura particolarmente raffinata l'Adorazione dei Magi (metà del sec. 15°) e l'arazzo millefleurs, realizzato dal brussellese Jean le Haze intorno al 1466, la cui straordinaria decorazione vegetale si può accostare alla celebre serie di arazzi della Dama con liocorno (Parigi, Mus. de Cluny).Il B. si era ormai imposto come il principale centro di creazione artistica dei Paesi Bassi: Bruxelles e Anversa, che verso la fine del sec. 15° divenne il centro principale di produzione di retabli, ma anche Malines (Jan Keldermans, mensole dell'antica casa dello Scabino, 1384-1385) o Lovanio (Mathieu de Layens, cantiere dell'Hôtel de Ville, 1448-1463) sono coinvolte nelle attività sopra descritte e assicurano la diffusione dell'arte brabantina in Europa.
Bibl.: J. Destrée, Etude sur la sculpture brabançonne au Moyen Age, Bruxelles 1894; J. de Borchgrave d'Altena, Des caractères de la sculpture brabançonne vers 1500, Bruxelles 1934; M. Laurent, Claes Sluter et la sculpture brabançonne, "Annales du XXXe Congrès de la Fédération archéologique et historique de Belgique, Bruxelles 1935", Bruxelles 1936, pp. 257-270; J. de Borchgrave d'Altena, Les retables brabançons (1450-1550), Bruxelles 19432; id., Des caractères de la sculpture brabançonne et en particulier à Bruxelles, au Moyen Age, in Bruxelles au XVe siècle, cat., Bruxelles 1953, p. 109; Anciennes industries d'art de Malines, cat., [Bruxelles 1954]; Trésors d'art du Brabant, cat., Bruxelles 1954; J. Philippe, La peinture murale du Moyen Age en Brabant, Annales de la Société Royale d' Archéologie de Bruxelles 51, 1962-1966, pp. 339-376; Aspekten van de Laatgotiek in Brabant [Aspetti del Tardo Gotico in B.], cat., Leuven 1971; J. de Borchgrave d'Altena, La passion du Christ en Brabant, Le folklore brabançon 214, 1977, pp. 101-129; R. Didier, L'art en roman pays de Brabant. La sculpture, in La Wallonie. Le pays et les hommes, lettres-arts-culture, a cura di R. Lejeune, S. Stiennon, I, Des origines à la fin du XVe siècle, [Bruxelles 1977], pp. 441-446; Anvers. Douze siècles d'art et d'histoire, a cura di K. van Isacker, R. van Uytven, Antwerpen 1986, pp. 79-81.J.-P. De Rycke