BRACIERE
Tralasciando quei focolari mobili che furono impiegati per tutta l'antichità sia come arule e bruciaprofumi nel culto pubblico e domestico, sia nella casa come scaldavivande, si usò nel mondo antico anche un vero e proprio braciere per il riscaldamento degli ambienti. Se ne conoscono sia fittili, e sono generalmente tra i più antichi, sia di bronzo. Nonostante si tratti di oggetti puramente funzionali e di prodotti d'artigianato, i bracieri non sono privi di una parca decorazione, che ne ingentilisce le forme o ne sottolinea, con motivi ornamentali, le varie membrature; motivi che si inquadrano nel gusto dell'epoca in cui l'oggetto fu creato e che non differiscono da quelli che si trovano sulle suppellettili coeve.
Negli esemplari fittili più antichi (diffusi sia in ambiente greco, sia etrusco) assai semplici per forma - un recipiente emisferico sorretto da tre peducci - la decorazione è impressa, come nei pìthoi, sul bordo espanso, sui piedi o sull'uno e sugli altri. Negli esemplari trovati, per es. a Gela e ad Agrigento, i motivi stampigliati sui bordi sono per lo più vegetali (fiori di loto, girali) o geometrici (meandri, trecce); in esemplari provenienti dall'Etruria sono documentate scene figurate, che trovano riscontro nelle coeve terrecotte architettoniche o nella decorazione vascolare (caccia alla lepre, cavalieri). Sui piedi appaiono motivi di palmette o gruppi figurati, che meglio si inquadrano nel ristretto spazio verticale e che, anche in questo caso, rientrano stilisticamente ed iconograficamente nel repertorio figurato arcaico.
Sebbene sembri più probabile che sia stato adoperato come scaldavivande, si può ricordare anche un tipo particolare di foculus portatile, che ebbe ampia diffusione in tutto il bacino del Mediterraneo specie in età ellenistica: era composto di un alto piede cilindrico internamente cavo, svasantesi in alto in una vaschetta circolare a fondo curvo e forato, in cui era posto il combustibile, mentre le ceneri si raccoglievano nel piede. La decorazione plastica si limitava a maschere e protomi a rilievo applicate attorno o sopra all'apertura nel piede da cui si estraevano le ceneri, e in corrispondenza dei fori di tiraggio; decorati a rilievo erano i tre manici verticali, che si elevavano sul bordo della conca superiore e tre appendici, che da questi manici si protendevano verso il centro di essa, le quali si pensa servissero per sostenere i piatti che si volevano tenere in caldo. Caratteristica è la decorazione dei manici e delle loro appendici, in cui, oltre a teste sileniche e satiresche, a palmette e protomi animalesche, ritorna frequentissimo un tipo di testa con barba e berretto a punta, che ha dato campo a varie interpretazioni. Per i bracieri in bronzo le tombe etrusche ci hanno documentato forme e tipi di decorazioni varie dal VI al III sec. a. C. Ricorderemo i b. a carrello su rotelle delle tombe Regolini Galassi e Barberini, in cui la decorazione a sbalzo (fiori e animali) si estende sulla lamina del piano del carrello, mentre lungo il bordo era una serie di elementi floreali a tutto tondo formanti una sorta di ringhierina. Altrove vere e proprie statuine applicate ornano il piano del braciere. Tra i bracieri a rotelle va ricordato quello del Museo Faina ad Orvieto, a cassa rettangolare con piedi sormontati da ippocampi a tutto tondo e borchie e sfingi applicate sui fianchi. Più semplice per decorazione (essa si limita ai piedi a forma di zampa leonina), ma più elegante per forma, è un b. circolare e con coperchio da Vulci (Museo Gregoriano).
In età romana il b. in certo senso subisce una maggiore schematizzazione nella forma e nell'ornato: si alternano i tipi a cassa rettangolare e circolare: i piedi, sempre fusi a parte, sono generalmente a zampa leonina con l'attacco costituito da una palmetta, da alette o da una protome. La lamina che costituisce il recipiente ha bordo generalmente smerlato e risulta divisa in due o tre zone da listelli decorativi sbalzati o impressi; la zona centrale, ove sono applicati i manici, ha generalmente delle "appliques" (borchie, maschere, testine, protomi animalesche) che non differiscono per nulla da quelle diffusissime per la decorazione di altri mobili. Tra gli esemplari ben noti rinvenuti a Pompei ricorderemo per le dimensioni eccezionali il b. rinvenuto nelle terme, che, per essere stato donato da un Nigidio Vaccula, è decorato dall'emblema di una mucca, con riferimento al nome del donatore.
Bibl.: M. Conze, in Jahrbuch, V, 1890, p. 118 ss.; A. Furtwängler, ibid., VI, 1891, p. 110; H. Blümner, Technologie, II, Lipsia 1879, p. 347 ss.; IV, 1887, p. 217 ss.; Dict. Ant., s. v. Focus (P. Gachon).