braco (brago)
Ricorre solo in poesia. In If VIII 50 Quanti si tegnon or là sù gran regi / che qui staranno come porci in brago, / di sé lasciando orribili dispregi!, indica l'acqua lurida, melmosa, ‛ sucida ' (v. 10), creata appositamente, secondo la fantasia del poeta, per essere strumento di tortura degl'iracondi e che D. stesso, nel canto precedente, aveva definito buia assai più che persa (v. 103) e belletta negra (v. 124), e perciò vale " melma schifosa ". Invece, in Pg V 82 Corsi al palude, e le cannucce e 'l braco / m'impigliar sì ch'i' caddi, b. significa semplicemente " il fango del pantano ".
Delle due forme, ‛ brago ' è la forma popolare toscana. Per la lezione ‛ braco ' del secondo passo, cfr. Petrocchi, ad l.: " La rima in -ago (... come nel Witte) è ovviamente equipollente, ma la norma editoriale consiglia d'osservare le uscite dei codici fiorentini e di considerare meno valide, al caso, le indicazioni di β. ".