BRAMBILLA, Francesco, il Vecchio
Non è stato possibile rintracciare nessuna notizia che potesse illuminare intorno alle origini e l'attività del B. (da non confondere con lo scultore omonimo detto il Giovane, del quale non risulta fosse parente) prima che egli iniziasse la sua opera nel duomo di Milano. Soltanto a partire dal 1560 si ha una precisa documentazione sul B.: dagli Annali della Fabbrica del Duomo (p. 43) appare infatti che il 3 ag. del 1560 gli fu affidato l'incarico di approntare un'opera ornamentale destinata all'organo del duomo. In questa occasione il suo nome compare accanto a quello di Martino da Vimercate.
Nel 1565 (ibid., p. 59) fu ripresa la costruzione della porta verso Compito nella cattedrale milanese, per la quale erano già stati impegnati in passato numerosi artisti e, dopo che il progetto preparato da Cristoforo Lombardo andò irrimediabilmente perduto, l'opera fu affidata al Brambilla. Purtroppo anche al suo lavoro non toccò miglior fortuna; forse perché ideato con gusti e su schemi ormai superati, non fu terminato e non ebbe neppure lunga vita: nel 1571 venne distrutto (ibid., p. 114) quanto era già stato costruito su suo progetto e la porta non fu mai compiuta.
Riquadri scolpiti destinati a questa porta sono ora sistemati nella cappella della Madonna dell'Albero: in essi, pur mostrando uno spiccato desiderio d'ambientazione, l'artista appare fermo, per altri versi, in certi impacci delle figure, nei gesti e nel panneggiare trito e confuso. Il 7 ag. 1566 gli venne pagato (ibid., p. 63) il piedistallo per la statua di Pio IV: costruito a mensola, ricco di decorazioni originali a fogliame, cartocci e cariatidi accovacciate disegnate con una scelta decorativa che si avvicina, a tratti, a certi risultati del Bambaia, è animato da una plasticità eccentrica e vigorosa e specialmente da un senso tettonico assai vivo, certamente fra gli aspetti più positivi della sua arte. Il Vasari (p. 517), che chiamò il B. "un molto studioso giovine", descrisse quest'opera come "una gocciola tutta traforata e con un gruppo di putti e fogliami stupendi".
Il 16 maggio 1569 fu concesso allo scultore di andare a lavorare per un periodo di quindici giorni sotto la guida di Giovan Battista Rainoldi. Il B. morì il 22 maggio del 1570.
Fonti eBibl.: Annali della Fabbrica del Duomo..., IV, Milano 1881, pp. 43, 59, 63, 83, 104, 114; G. Vasari, Le vite…, acura di G. Milanesi, VI, Firenze 1881, pp. 480, 517; U. Nebbia, La scultura nel duomo di Milano, Milano 1908, p. 195; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, X, 1, Milano 1935, p. 702; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 522.