BRANCA
Imprenditori milanesi nel settore liquoristico. Figli di Bernardino e di Carolina Erba, Giuseppe (m. a Genova il 17 genn. 1888), Luigi (m. a Milano il 18 giugno 1886) e Stefano (m. a Milano il 3 genn. 1891) costituirono nel 1845 una società in nome collettivo, la Fratelli Branca e C., passata poi, nell'aprile 1877, sotto esclusiva gestione familiare. Sorta con una modesta attrezzatura e con le dimensioni consentite da un mercato ancora limitato inizialmente al capoluogo lombardo e a qualche altra città dell'Italia settentrionale, la distilleria dei Branca ebbe modo di svilupparsi nel successivo decennio, grazie al perfezionamento del prodotto tipico dell'azienda, l'amaro tonico, una indovinata associazione di erbe e radici esotiche e nostrane, e al suo lancio commerciale anche nei centri minori della penisola.
Premiata con una medaglia d'oro alla Esposizione nazionale di Firenze nel 1861, la casa riusciva ad affermarsi, dopo analoghi riconoscimenti e diplomi alle esposizioni internazionali di Londra del 1862, di Parigi del 1867 e di Vienna del 1873, anche sui mercati europei con un prodotto ormai contrassegnato da un marchio di fabbrica divenuto poi tradizionale, quello del "Fernet Branca". Con le esposizioni di Filadelfia del 1876 e di Melbourne del 1880 la società milanese si era del resto già affacciata nei circuiti commerciali di oltreoceano, sostenuta da un primo, sia pur elementare, apparato di distribuzione e di pubblicità.
Il minore dei tre fratelli, Stefano, eletto il 7 luglio 1878 nel circondario esterno, era entrato a far parte nel gennaio 1879 del Consiglio comunale di Milano. Qui si era posto in luce nel corso del 1881, insieme con G. B. Pirelli, nell'organizzazione dell'Esposizione industriale di Milano di quell'anno, la prima grande rassegna delle attività e delle forze imprenditoriali italiane del periodo postunitario; e si era segnalato anche per la strenua difesa degli interessi dell'area suburbana milanese, sede allora della più ragguardevole concentrazione manifatturiera dell'intera regione lombarda. In effetti l'aggregazione nel giugno 1873 al municipio di Milano dei "Corpi Santi", cioè del circondario esterno, aveva lasciato in sospeso molti problemi, mentre nettamente distinte e separate erano rimaste ancora sia le elezioni sia le rispettive rappresentanze in seno all'amministrazione comunale delle due cerchie cittadine, quella del centro e quella periferica. Il 24 apr. 1882 la giunta milanese, presieduta dal banchiere G. Belinzaghi, aveva presentato alcune proposte per l'integrazione del carico tributario, che gravava soprattutto su Milano città, anche nei confronti dei contribuenti del circondario esterno, che assicuravano sino allora un gettito relativamente modesto al bilancio comunale. Si trattava, in particolare, di applicare alla zona suburbana lo stesso canone di sovrimposta sui terreni e fabbricati, che dal 1874 veniva riscosso nei quartieri centrali, e di uniformare altre tasse. E appunto in quell'occasione Stefano era fra i consiglieri del gruppo liberal-monarchico pronunciatisi per la sospensione del provvedimento e quindi, da metà maggio, fra i diciassette "secessionisti" astenutisi da allora, per qualche mese, dalle sedute del Consiglio municipale. Due anni dopo, passata nel novembre 1884 la proposta del futuro sindaco G. Negri - invano avversata da Stefano e dagli altri "corpisantini" - per l'abolizione di ogni distinzione elettorale, il tradizionale dissidio tra circondario interno ed esterno veniva attenuandosi; ma Stefano non rientrava più in Consiglio comunale dopo le elezioni amministrative unificate del giugno 1885.
A Stefano - dopo la morte di Luigi e di Giuseppe - rimase la responsabilità della gestione dell'azienda, ormai consolidatasi anche all'estero, con lo sviluppo delle due filiali di Chiasso e di Nizza e l'avvio di una fitta rete di concessionari. Alla sua iniziativa si dovette pure la Memoria dei fabbricanti e commercianti di liquori di Milano... (s.l. né d., ma Milano 1888), presentata nel 1888 al Parlamento onde fossero adottate opportune rettifiche al progetto di legge per la tassa sui liquori e sulle bevande alcoliche.
Dopo la morte di Stefano, la società attraversava varie fasi di carattere interno, legate alla sistemazione dei vari interessi della moglie Maria Scala e dei figli Dolores, Bernardino e Carolina, nonché di Giulia Villa vedova di Luigi, finché, con atto del 6 marzo 1911, la proprietà risultava suddivisa fra i tre figli di Stefano. Ciò che non impediva comunque all'azienda, premiata nel 1892 dal ministero dell'Agricoltura e Commercio fra le imprese maggiormente distintesi nell'esportazione, di svilupparsi ulteriormente sotto la gestione (dal giugno 1902) di Francesco Scala e, quindi, del procuratore Achille Bellone. Il 27 giugno 1917 subentrava infine nella direzione della società il figlio di Stefano, Bernardino (Milano, 7 marzo 1886 - ivi, 26 sett. 1937), che l'anno dopo, con atto del 12 gennaio, procedeva alla costituzione delle distillerie Branca in società anonima (con un capitale di sei milioni, elevato sei mesi dopo, l'11 luglio 1918, a quindici). Sotto la presidenza di Bernardino l'azienda conosceva il suo maggior sviluppo, grazie al radicale rammodernamento della fabbrica di via Resegone, l'affinamento delle tecniche di lavorazione e di invecchiamento, l'estensione della gamma dei prodotti liquoristici e l'espansione delle vendite all'estero.
La presenza della casa milanese sul mercato internazionale veniva rafforzata negli anni trenta attraverso la creazione di propri stabilimenti di fabbricazione, per ridurre i costi di trasporto e di distribuzione, e consentire un più diretto avvicinamento della produzione al consumo. Sorsero così, fra il 1935 e il 1936, le filiali di Buenos Aires, di New York, di St. Louis e di Chicago; e ad un complesso di distillerie dislocate in Austria, Germania, Belgio e Spagna vennero concesse specifiche licenze di fabbricazione per il fernet, la cui produzione del resto, nel solo stabilimento di Buenos Aires, supererà quella della casa madre. Nuove sedi commerciali vennero aperte nello stesso tempo in Svizzera, Lussemburgo, Cecoslovacchia ed Egitto; mentre la vecchia società milanese, presieduta ancora da Bernardino (dal 1936 conte di Romanico), si avvaleva pure dell'apporto di alcuni esponenti qualificati della finanza e dell'industria lombarda, da Tullio Fossati Belloni a Pietro Pavesi, a Federico Caccia Dominioni.
Fonti e Bibl.: Milano, Arch. della Camera di Commercio e Agricoltura, n. d'iscriz. 11477, Fratelli Branca, fasc. 47 (altre notizie e relazioni integrative sull'attività produttiva e commerciale del B. mi sono state fornite dalla "Fratelli Branca - Distillerie S.p.A." di Milano); L'Illustrazione italiana, 22 genn. 1888, p. 72; F. Cantamessa, L'alcool: fabbricazione e materie prime, Milano 1895; A. Fossati, Lavoro e produzione in Italia, Torino 1955, p. 430; F. Nasi, 1860-1899: da Beretta a Vigoni. Quarant'anni di amministrazione comunale, a cura dell'Ufficio stampa del Comune di Milano, Milano 1968, p. 48.