BRANCHIDI (Βραγχίδαι)
Stirpe di sacerdoti che ebbe in origine in consegna l'oracolo d'Apollo Didimeo presso Mileto. Traevano il nome da Branchos, favorito di Apollo, o, secondo altri, indovino che avrebbe allontanato una peste da Mileto. Se pur questo indovino è storico, probabilmente però l'oracolo gli preesistette; comunque, Didymoi e Branchidae sono termini equivalenti.
Quest'oracolo fu già in fiore nel sec. VI a. C., ed ebbe grande influenza specialmente nel bacino orientale del Mediterraneo, essendo consultato da Ionî, Eoli e barbari (Neco e Creso). Dario ne incendiò il tempio nel 494: si narra che i Branchidi che avevano consegnato ai Persiani il tesoro fuggirono per evitare la pena. Sembra che allora la sacra fonte cessasse di gettare acqua, ricominciando soltanto circa nel 334, quando i Milesî decisero d'innalzare il nuovo tempio. Il primo oracolo confermante la discendenza da Zeus e assicurante la vittoria di Arbela fu portato da un'ambasceria ad Alessandro a Menfi (Strab., XVII,1, 43). I Seleucidi, a cominciare da Seleuco I, che nel 295 circa restituì la statua di Apollo rubata dai Persiani, dimostrarono grande benevolenza verso l'oracolo e fecero doni per conquistarlo; ma l'oracolo, in mezzo ai moti politici degli ultimi tre secoli a. C., fu scarsamente consultato e protetto. Soltanto Caligola diede l'impressione di essere quel re protettore e generoso che i Milesî avevano invano fino allora aspettato; egli diede ordine di terminare il tempio, ingrandirlo a spese della provincia, con l'evidente scopo di volersi sostituire personalmente ad Apollo; ma tale progetto cadde con la sua morte.
L'oracolo era amministrato da un προϕήτης eponimo annuale e da alcuni tesorieri. Una profetessa, dopo un'abluzione e un digiuno di tre giorni, beveva l'acqua sacra e profetava; poi i sacerdoti redigevano. I Branchidi furono fecondissimi di oracoli, anche in latino e fino in età tarda. Essi risposero anche sulla divinità di Cristo e sull'immortalità dell'anima (Lact., Div. inst., IV, 13); probabilmente anche gli oracoli delle cosiddette teosofie provengono di là. Famosa la statua di Apollo Didimeo, opera di Canaco (v.).
Bibl.: B. Haussoullier, Histoire de Milet et du Didymeion, Parigi 1902.