BRANDOLINI, Brandolino, detto Brandolino da Bagnacavallo
Conte di Gemelle e condottiero, il B. era figlio di Tiberto (morto nel 1397) e apparteneva alla famiglia dei Brandolini di Bagnacavallo. Non si conosce la data della sua nascita che dovette cadere tuttavia dopo il 1350, né si hanno notizie sugli inizi della sua carriera. Insieme a un altro condottiero, Broglia da Trino, nel 1390 scorreva la Marca di Ancona, saccheggiando il contado di Fermo. Non è noto al soldo di chi si trovava.
Entrato al servizio di Gian Galeazzo Visconti, nel 1391 sconfisse, sotto il comando di Iacopo Dal Verme nei pressi di Alessandria, il corpo di spedizione del conte Jean III d'Armagnac chiamato dai Fiorentini. Conclusa la pace tra Firenze e il Visconti a Genova nel gennaio del 1392, il B. perse il suo soldo e si trasferì, con vari altri capitani licenziati, in Umbria. Con questa "societas latronum", come venne definita dai contemporanei, cominciò a ricattare le maggiori città della Toscana. Nello spazio di tempo compreso tra l'autunno del 1392 e la metà del 1393 fu assoldato temporaneamente dal rettore pontificio della Marca di Ancona Andrea Tomacelli. Successivamente si trattenne, per lo più senza soldo, in Umbria, destando perciò i sospetti dei Fiorentini. Malatesta di Pandolfo Malatesta, in quel momento in conflitto con il papa, lo prese ai suoi stipendi nel maggio 1394, incaricandolo della difesa di Todi. Presto perse però la fiducia del Malatesta che, nell'agosto, lo fece arrestare a Todi; fu liberato per intervento della compagnia di ventura bretone al soldo allora dell'antipapa Clemente VII. Poco dopo sembra avere assunto una "condotta in aspetto" da Gian Galeazzo Visconti con l'impegno di mantenersi a sua disposizione in caso di bisogno. Certo è comunque che nell'autunno del 1394 fece incursioni nel territorio fiorentino. Per breve tempo passò al servizio pontificio per essere impiegato contro il capofazione di Perugia Biordo Michelotti, quindi nel giugno del 1395 combatté, insieme ai Bretoni guidati da Bernardon de Serres, nel Lazio settentrionale contro le truppe di Bonifacio IX. Poco dopo passò al soldo di quello stesso Michelotti che aveva combattuto prima per conto della Chiesa. I tentativi pontifici di ricondurlo ai propri stipendi ebbero successo solo nell'aprile del 1396, dopo la conclusione della pace tra Perugia e la S. Sede; anche Firenze contribuì al pagamento del soldo. Per suo conto il B. attaccò nell'estate Perugia senza che il papa intervenisse per impedirlo.
Morì però di lì a poco, ancora in giovane età, l'8 ott. 1396. La sua iscrizione sepolcrale, pubblicata dal Malpeli, lo qualifica come "comes Gemellarum, sanctae Romanae ecclesiae capitaneus".
In tutte le azioni sopra indicate il B. operò sempre in stretto collegamento con il capitano Brogha da Trino, al punto da suscitare frequenti confusioni dei due personaggi. Meglio di tutti gli altri condottieri del tempo, i due seppero giocare la carta della condotta in aspetto, che lasciava al capitano assoldato con questa formula ogni libertà fino a richiesta, garantendogli la metà del soldo. L'adozione di questo sistema lasciò i contemporanei spesso all'oscuro del committente per conto del quale il B. operava.
Fonti e Bibl.: Cronica volgare di Anonimo Fiorentino dall'anno 1385 al 1409 già attribuita a Piero di Giovanni Minerbetti, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXVII 2, a cura di E. Bellondi, passim; Cronaca del conte F. di Montemarte e Corbara,ibid., XV, 5, 1, a cura di L. Fumi, pp. 259-262; Regesti del R. Archivio di Stato in Lucca, II, Carteggio degli Anziani, a cura di L. Fumi, II, Lucca 1903, ad Indices;G. degli Azzi Vitelleschi, Le relazioni tra la repubblica di Firenze e l'Umbria nel sec. XIV, in Boll. della Deput. umbra di st. patria, app. al vol. X, Perugia 1904, nn. 806 ss.; M. L. Malpeli, Dissertazioni sulla storia antica di Bagnocavallo, Faenza 1806, pp. 152 e 165 s.; D. M. Bueno de Mesquita, Giangaleazzo,Visconti Duke of Milan, Cambridge 1941, pp. 199, 358, 360; G. Franceschini, Saggi distoria montefeltresca e urbinate, Selci Umbro 1957, p. 115; A. Esch, Bonifaz IX. und der Kirchenstaat, Tübingen 1969, ad Indicem.