BRANDOLINI, Brandolino
Nacque in Valmareno nel 1611 da Guido e da Pierina Capodilista. Trascorse un periodo di studi a Bologna, peraltro limitati, a quanto Pare, ai primi rudimenti letterari e cavallereschi, convenienti alla carriera militare cui l'antica tradizione familiare lo destinava. Esordì nella milizia nel 1629, durante la guerra per la successione del Monferrato: prese allora parte all'assedio di Mantova, agli ordini dello zio paterno Paolo, che era condottiero di Luigi d'Este.
Nel 1637, per rinunzia dello stesso congiunto, il B. ottenne dalla Repubblica veneta una condotta di 50 lance, con un soldo annuo di 500 ducati. Nello stesso anno, tuttavia, ebbe dal Senato il consenso ad arruolarsi al servizio olandese, nella guerra contro gli Spagnoli; nell'esercito dello statolder Federico Enrico di Nassau prese parte al lungo assedio di Anversa e alla offensiva contro il sistema di fortificazione a difesa dei Paesi Bassi cattolici, calorosamente elogiato nel 1638 dall'oratore veneto presso le Province Unite, Tommaso Giustinian, il quale certificava che il condottiero vi aveva "lasciato di se medesimo concetto universale di non picciola aspettatione", dando "all'occasioni saggio della generosità hereditaria della Casa" (Brandolini d'Adda, p. 174).
Dalla sua esperienza fiamminga il B. trasse grandi insegnamenti specialmente per quanto atteneva alla nuova tecnica delle fortificazioni imposta dalla guerra di posizione. Tornato in Italia intorno al 1640 per riprendere il suo servizio presso la Repubblica veneta egli fu infatti più volte utilizzato nell'ispezione e nel rafforzamento delle difese dello Stato. Con questi compiti, subito dopo il suo ritorno, fu inviato a Brescia ed a Verona, e più tardi sarà mandato a Candia.
Nel 1642, durante la crisi dei rapporti tra papa Urbano VIII ed i Farnese, il B. comandava una compagnia di corazzieri nell'esercito venezia no che il provveditore Corner aveva portato a Modena, pronto ad intervenire in difesa del ducato di Parma. Nel 1643 fu inviato a Candia, con l'incarico di sovrintendere alle fortificazioni di Rettimo, in vista dell'attacco turco che si sapeva imminente. Costretta alla resa la piazzaforte della Canea, nell'agosto del 1644, Rettimo rimaneva il principale baluardo dei Veneziani contro l'aggressore, in quella lunga, disperata resistenza che si sarebbe trascinata per un quarto di secolo. Il B. tuttavia non rimase a Candia più a lungo del novembre 1645. Egli ottenne infatti in quel mese, in conseguenza di una malattia, di poter tornare in patria.
Visse da allora tranquillamente nel suo feudo di Valmareno dove sposò nel 1650 la nobile bresciana Giulia Gambara. Ma la sua fine fu drammatica. Fu infatti ucciso da un certo Savoini, suo conterraneo, nel luglio del 1652, con un colpo di archibugio che poneva fine ad un lungo contrasto originato da motivi di interesse, o, più probabilmente, da gelosia. L'uccisore si mise in salvo con la fuga dalla vendetta dei parenti del B.; ma questi seppero attendere: ritornato il Savoini a Venezia nel 1670, un nipote del B., Guido, lo fece assassinare da alcuni bravi.
Bibl.: A. Brandolini d'Adda, I Brandolini di Bagnacavallo, Venezia 1945, pp. 173-191.