BRAVA (o Baraua; A. T., 116-117)
Cittadina della Somalia meridionale, situata sulla costa a circa 175 km. a sud di Mogadiscio, al piede delle colline della catena litoranea, su una piattaforma rocciosa elevata alcuni metri. Al largo i tre scogli Scillani costituiscono un parziale riparo dal monsone. La costruzione del porto, iniziata intorno al 1912, rimase interrotta. Esiste un faro della portata di 15 miglia.
La città ha parecchi edifici in muratura, di costruzione araba, terminati da terrazze, e riattati: tra questi diverse moschee, una delle quali, con una vecchia torre simile a quella di Mogadiscio, è circondata dai quartieri abitati dagl'indigeni con capanne di ramaglie, anch'esse ricostruite.
Gli abitanti (circa 4700 indigeni e 74 europei) sono della cabila dei Tuni, confederazione disprezzata dagli altri Somali per le sue origini alquanto impure, ma piuttosto mite e dedita ai pacifici commerci. Carattere commerciale la città ha avuto del resto fino dai tempi remoti del Medioevo, in cui era uno dei più importanti fra gli stabilimenti arabi della costa benadiriana; e lo ha conservato fino ai giorni nostri, per la vicinanza di un'importante zona agricola sul basso Scebeli e per la sua posizione, che in passato ne faceva lo sbocco naturale dei commerci degli altipiani galla (allora concentrati a Lugh), lungo le vie dell'Uebi, del Ganale e del Daua.
Come negli altri centri somali, il commercio è in gran parte in mano degli Arabi e soprattutto degl'Indiani. Per opera d'Italiani è stata attivata una fiorente industria di lavorazione del cuoio.
Brava è capoluogo di residenza e fa parte del commissariato del centro: ha ufficio postale principale e stazione radiotelegrafica. Vi esiste da tempo una scuola di missionarî.
Bibl.: G. Piazza, La regione di Brava nel Benadir, Milano 1909.