Breaking the Waves
(Danimarca/Svezia/Francia/Olanda/Norvegia 1995, 1996, Le onde del destino, colore, 158m); regia: Lars von Trier; produzione: Vibeke Windeløv, Peter Aalbæk Jensen per Zentropa; sceneggiatura: Lars von Trier, con la collaborazione di Peter Asmussen e David Pirie; fotografia: Robby Müller; montaggio: Anders Refn; scenografia: Karl Juliusson; costumi: Manon Rasmussen.
Dopo un prologo, il film è diviso in sette capitoli (Bess si sposa, La vita con Jan, La vita da sola, La malattia di Jan, Il dubbio, La fede, Il sacrificio di Bess) e un epilogo (Il funerale), introdotti da inquadrature di paesaggi. Siamo nella Scozia del nord, all'inizio degli anni Settanta, in una piccola comunità dominata da un rigido e bigotto calvinismo. La giovane e vergine Bess ottiene dal capo della comunità il permesso di sposare Jan, uno straniero che lavora su una piattaforma per la ricerca petrolifera nel Mare del Nord. Bess scopre con Jan la felicità dell'amore e del sesso. Jan deve però presto ripartire per la piattaforma. Pur sostenuta da Dodo, vedova del fratello morto prematuramente, Bess è disperata per il temporaneo distacco dal marito. Chiede ardentemente a Dio che Jan ritorni, anche prima del tempo pattuito. Dio ‒ che risponde attraverso la stessa voce di Bess ‒ acconsente, Jan torna prima del tempo… ma paralizzato dalla vita in giù e in pericolo di vita a causa di un grave incidente sul lavoro. Bess si sente colpevole, e la voce divina le conferma che la malattia di Jan è la prova cui è sottoposto il suo amore. Jan le chiede di avere rapporti sessuali con altri uomini, perché solo in questo modo l''amore' di lei potrà tenerlo in vita. Bess prima protesta, poi si lascia convincere: si veste come una prostituta, va in cerca di uomini con cui fare sesso, torna a casa e racconta a Jan i suoi rapporti. Jan ha dei fugaci miglioramenti. Dodo e il medico Richardson tentano di dissuadere Bess, ormai scacciata anche dalla propria madre, dal soddisfare le fantasie di Jan; il medico la fa anzi internare in un ospedale psichiatrico. Bess fugge e viene a sapere da Dodo che Jan sta per morire. Decide di sacrificarsi, prostituendosi con marinai sadici. Bess va incontro al martirio e muore, Jan si salva e recupera miracolosamente l'uso delle gambe. La gloria divina, simboleggiata da campane che suonano in alto sopra il mare aperto, accoglie Bess.
Breaking the Waves è, secondo le parole e le intenzioni di Lars von Trier, un film sulla bontà e sull'amore che conduce al sacrificio della propria vita per la salvezza dell'altro. Questa è anche la lettura interna che il film dà di se stesso, quando il medico, che prima l'aveva giudicata psicotica, afferma dopo la sua morte che Bess era affetta solo da 'bontà'. Il film è il primo di una trilogia denominata da von Trier "la trilogia del cuore d'oro", proseguita con Idioterne (Idioti, 1998) e conclusa da Dancer in the Dark (2000). E difatti Bess cerca di dimostrare per tutta la vita alla madre, a Dio, alla comunità quella bontà e quell'amore che Dio per primo mette in dubbio. Tuttavia, al di là delle sue intenzioni programmatiche, il film si ribalta nel suo contrario. Vorrebbe parlare del puro amore evangelico e invece rappresenta un Dio che esige che le colpe siano pagate con il sangue, un Dio che si placa solo con la morte pressoché suicida del colpevole. Bess vorrebbe amare il suo uomo fino al sacrificio della vita e invece finisce per combattere solo perché sia riconosciuto il suo essere buona, perché il Dio offeso riprenda a parlare con lei. Da film sulla forza miracolosa, Breaking the Waves si ribalta in rappresentazione dei morbosi e devastanti effetti del senso di colpa. Così la presunta filiazione da Dreyer per i temi del sacrificio, della fede, dell'amore e del miracolo (come hanno sostenuto lo stesso von Trier, P. Schepelern, T. Porcelli, fino a farla diventare un topos critico) rischia di essere una citazione per antifrasi. La frase di Jan ammalato ("Se morirò è perché l'amore non ce l'ha fatta") sembra arrivare da Ordet; ma la sfida all'amore, l'appello al sacrificio (altrui), l'imporre la propria sopravvivenza quale prova dell'amore sono agli antipodi della fisicità e spiritualità dreyeriane. In Dreyer la salvezza è nel poter morire, qui è nel dover morire. La morte fagocita tanto i miracoli quanto la vita. In ogni caso von Trier si rivela maestro nel raggiungere e scuotere violentemente l'emotività dello spettatore.
La sceneggiatura ha avuto una lunga gestazione, in particolare il peso delle scene erotiche è stato via via ridotto. Breaking the Waves è girato con la camera a spalla, il che porta a immagini talvolta sciatte, talvolta perfino sfuocate. Nei dialoghi, in luogo degli stacchi tra i due volti, la cinepresa si muove nervosamente dall'una all'altra persona. Direttore della fotografia e operatore dovevano filmare senza conoscere il copione e senza avere una direttiva sulle riprese da fare, così che potessero "vivere la verginità della scena" (Morten Arnfred, aiutoregista). Le inquadrature a campo lunghissimo e camera fissa che introducono i capitoli sono state elaborate digitalmente dal maggiore pittore danese vivente, Per Kirkeby. Il risultato sono otto splendide pitture animate di paesaggio in bilico tra Caspar David Friedrich e la cartolina illustrata a uso turistico, rese ancor più incisive da una sapiente scelta di musiche asincrone, assenti nel resto del film. Di grande rilievo è l'interpretazione della debuttante Emily Watson, l'unica che guardi in macchina nell'intero film.
Breaking the Waves è il film che ha dato notorietà e successo internazionale a von Trier; gli sono stati attribuiti tra gli altri il Gran Premio della Giuria e il Premio FIPRESCI al Festival di Cannes 1996. La critica è stata compatta nel riconoscere le novità di linguaggio cinematografico del film, che ha aperto la strada al manifesto programmatico Dogma; i contenuti hanno causato ora entusiastiche celebrazioni, ora radicali ma minoritarie voci di dissenso.
Interpreti e personaggi: Emily Watson (Bess McNeill), Stellan Skarsgård (Jan Nyman), Katrin Cartlidge (Dodo McNeill), Adrian Rawlins (Dr. Richardson), Jonathan Hackett (pastore), Sandra Voe (madre di Bess), Udo Kier (uomo sadico della nave), Jean-Marc Barr (Terry), Mikkel Gaup (Pits), Roef Ragas (Pim), Phil McCall (nonno di Bess), Robert Robertson (capo del consiglio degli anziani), Desmond Reilly (un uomo del consiglio degli anziani), Sarah Gudgeon (Sybilla), Finlay Welsh (giudice), David Gallacher (medico di Glasgow), Ray Jeffries (uomo sull'autobus), Owen Kavanagh (uomo al faro), Bob Docherty (uomo sulla barca), David Bateson (marinaio), Callum Cuthbertson (radioperatore), Gavin Mitchell (poliziotto), Brian Smith (poliziotto), Iain Agnew, Charles Kearney Steven Leach (fedeli), Dorte Rømer (infermiera).
L. Francke, Breaking the Waves, in "Sight & Sound", n. 10, October 1996.
S. Bjorkman, Naked Miracles, in "Sight & Sound", n. 10, October 1996.
F. Strauss, M.-A. Guérin, Breaking the Waves, in "Cahiers du cinéma", n. 506, octobre 1996.
L. von Trier, Breaking the Waves, København 1996.
P. Schepelern, Lars von Triers film. Tvang og befrielse, København 20002.
T. Porcelli, Lars von Trier e Dogma, Milano 2001.