(ted. Bremen) Città della Germania (547.934 ab. nel 2006), sul fiume Weser, a 80 km dal Mare del Nord. Con l’avamporto di Bremerhaven (➔), con cui forma il Land di B. (404 km2 con 663.979 ab. nel 2006), costituisce – dopo Amburgo – il secondo scalo commerciale marittimo del paese, collegato a una fitta rete ferroviaria, stradale e di navigazione interna, attraverso cui le merci sbarcate vengono ridistribuite in un ampio retroterra. La funzione portuale ha favorito la localizzazione di grandi complessi siderurgici e per la raffinazione del petrolio; di nuove industrie (cantieri navali, stabilimenti aeronautici, cementifici) oltre a quelle meccaniche, chimiche, elettroniche, tessili, alimentari e manifatture di tabacco, concentrate in un agglomerato di più recente espansione, alla sinistra del Weser.
Sorta nel 787 circa, quale sede di vescovato, in funzione della politica di penetrazione nella Germania settentrionale voluta da Carlo Magno, importante punto di transito sul Weser, la città acquistò nel Medioevo importanza economica, e nel 13°-14° sec. l’autonomia cittadina. Entrò a far parte in vari periodi (1283-85, 1358-1427) della lega anseatica e vi fu ammessa definitivamente nel 1433. Aderì alla lega di Smalcalda nel 1523, dopo il predominio dei melantoniani prima e dei calvinisti poi, e proclamò il luteranesimo religione ufficiale nel 1618. La sua decadenza economica fu determinata nel 17° sec. dall’insabbiamento del corso inferiore del Weser e dai grandi conflitti europei. Risorta nel 18° sec. per la caduta del dominio svedese, la sua fortuna fu da allora legata ai rapporti marittimi diretti con l’America Settentrionale. Con l’entrata (1885-88) nell’Unione doganale germanica, lo sviluppo grandioso dell’industria tedesca determinò la rapida ascesa del suo porto.