ΒREΝO
Cittadina in provincia di Brescia, situata su una sella, ai piedi di un'altura sulla riva sinistra del fiume Oglio. Come suggerisce l'etimo briù, brae («recinto di difesa»), l'insediamento primitivo sembrerebbe essere stato posto a presidio della media valle, in un contesto orografico particolare che determina una vera e propria barriera naturale.
Le evidenze archeologiche più importanti sono state riscontrate sull'altura del Castello, nel corso di scavi sistematici effettuati fra gli anni 1980 e 1985. Sono stati messi in luce: un complesso pluristratificato di grande interesse, con bivacchi e industria litica risalenti all'Epigravettiano Finale; un abitato neolitico di capanne (4000-3400 a.C.), che ha restituito numerosi materiali litici e ceramici, con vasi da cucina e da fuoco e vasellame fine da mensa; un'area funeraria con sepolture, provvista di strutture rituali; siti del Calcolitico (fine IV-inizî III millennio) e della Media Età del Bronzo (1600-1500 a.C.), questi ultimi distrutti dalla costruzione del castello medievale; infine resti di una pieve altomedievale, con annesse tombe, rinvenuti inglobati nei ruderi del castello.
Gli altri rinvenimenti, quasi tutti purtroppo casuali e sporadici, riguardano una roccia con incisi tre pugnali di tipo remedelliano (periodo III A dell'arte rupestre camuna), da località Case Brusade; una necropoli dell'Età del Ferro, con tombe a inumazione e corredi datati al VI-V sec. a.C., da località Val Morina; un'epigrafe votiva al Sole, conservata presso la chiesa parrocchiale di B., da località Oneda; una necropoli romana rinvenuta in Via Garibaldi, con tombe a cremazione ricche di materiali interessanti. Fra questi si ricordano una coppa e un cratere in ceramica invetriata riferiti a età neroniana.
Il più importante ritrovamento di età romana è senza dubbio rappresentato dai resti di un santuario dedicato a Minerva, rinvenuti nel 1986 fra B. e Cividate Camuno, sulle rive dell'Oglio. L'edificio, scavato solo parzialmente, presenta una cella centrale con pareti affrescate, grande mosaico geometrico e nicchia che doveva ospitare la statua di culto, fra due ali laterali con vani minori. È stata ritrovata la statua acefala della dea, pregevole elaborazione da un tipo fidiaco, varî ex voto e una serie di epigrafi con dedica.
Il complesso, che si data in età flavia e che è sorto probabilmente su strutture di epoca precedente, è situato a ridosso di un alto sperone roccioso percorso da grotte: in esse probabilmente è da ricercare l'originario culto indigeno, forse delle acque, a cui in seguito si collegò il santuario romano.
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