BRESCIA (VII, p. 806)
La città moderna, abbattuta la cinta muraria, si estese in vasti quartieri industriali, e iniziò un radicale rinnovamento del suo centro. Nel 1929, dopo che era stato approvato e reso esecutivo il piano regolatore, l'amministrazione fascista del comune iniziò le demolizioni di una zona nella quale l'area coperta da fabbricati era di mq. 19.000. Furono abbattute 167 case con circa 2400 locali abitati e 250 fra negozî e magazzini. Nel grande vuoto lasciato da tale sventramento l'architetto Marcello Piacentini, con la collaborazione dei tecnici dell'ufficio comunale, pensò di dare a Brescia un nuovo centro di vita, il quale rispondesse a una funzione di traffico su cui imperniare il nuovo sistema delle grandi arterie di comunicazione. Sorse così la piazza della Vittoria. Essa è lunga 130 metri e larga 55; attorno a essa sono dieci lotti di nuovi fabbricati, che coprono una superficie complessiva di 12.500 mq., collegati fra di loro da ampî porticati, da passaggi coperti e gallerie. L'idea dell'architetto costruttore fu di creare una piazza che completasse "il sistema delle altre belle piazze antiche che le stanno intorno, pur facendo sì che da quelle non si dovesse mai avere la sensazione troppo violenta della novità e fossero turbati dei quadri ambientali consacrati dalla tradizione". Gli edifici più notevoli sono la Torre della Rivoluzione dedicata alla Vittoria, nella quale campeggia un bassorilievo in bronzo raffigurante il Duce a cavallo, dello scultore R. Romanelli e sotto la quale è collocato l'Arengo che porta, scolpiti da Antonio Maraini, nove bassorilievi con allegorie della storia di Brescia; il palazzo delle poste a tre grandi aperture architravate; il Torrione, di 14 piani, alto 60 metri, primo edificio del genere in Italia; il palazzo della Banca Commerciale e di altri enti privati e parastatali di assicurazione.
Sono state rivolte anche cure al patrimonio artistico, attraverso importanti restauri alla chiesa di S. Maria dei Miracoli, al chiostro di S. Francesco e alla cupola di S. Faustino. Inoltre, nel 1935, vennero ripresi gli scavi (p. 810) del tempio, e si scoprì tutta la parte anteriore al tempio stesso, con resti della scalinata che portava nella sottostante via Emilia, il fronte marmoreo verso il forci con lesene e riquadri, l'alto stereobate che portava un colonnato, da ambo le parti, a guisa di propilei, e infine l'attacco del tempio col vicino teatro con ampî locali che immettevano sulla scena.
Popolazione (p. 808). - Secondo il censimento del 1931 su 1000 abitanti 479 erano nati nel comune stesso, 296 in altri comuni della provincia, 216 in altre provincie del Regno e 9 nelle colonie o all'estero. Il fenomeno della forte immigrazione, che dal 1920 al 1932 aveva dato maggior incremento alla popolazione del comune, si è, infatti, attenuato negli ultimi anni:
Condizioni economiche.- Anche dalle risultanze del censimento del 1931 si rileva come Brescia sia una città eminentemente industriale; infatti, gli occupati nell'industria (specie quella antichissima delle armi, dei pellami, del legno e i calzifici) costituiscono il 40 per cento di tutti i lavoratori, seguiti a notevole distanza dagli occupati nel commercio che raggiungono solo una media del 14,40%; nell'agricoltura che raggiungono una media del 10,24% e nella pubblica amministrazione che raggiungono una media dell'8,5%. Si rileva inoltre che i lavoratori raggiungono il 45,90% dell'intera popolazione.
(p. 807). - Il castello non è più sede del Museo di storia naturale e del Risorgimento.
(p. 807). - Il rifornimento idrico della città è assicurato anche dall'acquedotto di Villacogozzo.
(p.808). - Molte linee automobilistiche hanno migliorato il sistema di comunicazione con i centri viciniori.
La provincia (p. 815). - Alla provincia di Brescia fu aggregato nel 1935, togliendolo dalla provincia di Trento, il comune di Valvestino, sì che essa occupa attualmente una superficie di 4749 kmq. (popolazione presente, v. avanti) con una popolazione residente (1936) di 744.571 abitanti (densità 157 ab.). Le strade si sviluppano per un complesso di km. 3446, delle quali per km. 238 sono statali, per km. 514 provinciali, per km. 159 intercomunali in manutenzione della provincia e per km. 2535 comunali. Meritano un particolare accenno le strade turistiche: del passo del Gavia che congiunge l'alta Valcamonica e l'alta Valtellina, raggiungendo l'altezza di m. 2670; la strada del passo del Vivione (altezza m. 1900) che congiunge la media Valcamonica all'alta Val di Scalve; la Breno-Passo Croce Domini-Bagolino -che raggiunge l'altezza di m. 1865 e che congiunge la media Valcamonica con l'alta Val Sabbia; la Collio-Passo Maniva-Passo Croce Domini che congiunge l'alta Val Trombia alla Valcamonica e alla Valle Sabbia, raggiungendo circa m. 2000 di altezza.
La produzione media dei cereali ha raggiunto i quintali 25 per ettaro. Nel 1936, annata particolarmente sfavorevole, la produzione media bresciana ha superato quella delle altre provincie lombarde. (V. alla colonna seguente il prospetto della produzione per il triennio 1934-36).
La produzione dei bozzoli ha raggiunto le seguenti cifre (in kg.): 462.618 (1934); 1.269.809 (1935); 2.574.361 (1936).
Il patrimonio zootecnico nel marzo 1936 era costituito di 211.310 capi bovini, di cui 79.560 vacche da latte, da 32.380 equini, 67.440 suini; 38.000 ovini e caprini. La produzione complessiva del latte nel 1936 fu di 2.000.000 di quintali.
Il movimento sindacale in provincia è molto attivo, talché nel 1936 si poterono contare: 22.017 rappresentati dalla Confederazione fascista degli agricoltori e 74.981 dalla Confederazione lavoratori dell'agricoltura; 2148 rappresentati dalla Confederazione degli industriali e 101.402 della Confederazione lavoratori dell'industria, con prevalenza dell'industria tessile, quella del vestiario e abbigliamento (specie calzifici), la siderurgia e la meccanica; 15.567 rappresentati dalla Confederazione dei commercianti e 4241 dalla Confederazione lavoratori del commercio; 2474 rappresentati dalla Confederazione professionisti e artisti e 8295 dalla Confederazione degli artigiani.
Dalle risultanze del censimento 1936 si deduce che della popolazione presente in provincia il 41,2 per cento è attiva. Di detta popolazione attiva più di 2/5 è dedita all'agricoltura e meno di 2/5 all'industria. In pianura più della metà della popolazione attiva è dedita all'agricoltura e meno di 1/3 all'industria, mentre nella regione collinare la popolazione dedita all'industria (oltre 2/5) supera quella dedita all'agricoltura (meno di 3/10). Gli artigiani, 7,8% della popolazione attiva della provincia, presentano un massimo in pianura e un minimo in montagna.
La salute pubblica tanto nel capoluogo che nella provincia è ordinariamente ottima. Il quoziente di natalità nel 1935 è stato del 26,8 per mille, superiore cioè a quello medio del Regno che è del 23,3. Esistono in provincia sanatorî antitubercolari di alta montagna a Borno e reparti ospedalieri per tubercolosi a Brescia, Chiari, Darfo, Lonato e Carpenedolo. Funzionano dispensarî antitubercolari in nove centri e vennero istituiti tre preventorî.
La costituzione oro-idrografica della provincia presenta larga disponibilità e ancora possibilità di sfruttamento, agrario e industriale, della massa idrica che defluisce dai ghiacciai situati in maggior parte nel suo territorio. Nel campo dell'irrigazione le acque dei tre fiumi principali, Oglio, Mella e Chiese, vengono largamente sfruttate sia nel loro regime montano, dal quale derivano a quota alta i canali d'irrigazione per la pianura superiore, sia nel regime sorgentizio che alimenta i canali e i fontanili per la pianura inferiore. Si calcolano per l'intera provincia disponibili, come forza motrice, cavalli nominali 354.187 in corrispondenza dei salti già sfruttati con 54 impianti, e cavalli nominali 164.967 in corrispondenza di altri 28 impianti previsti; e così complessivi cavalli nominali 519.154. Tale disponibilità teorica è destinata per la massima parte ad alimentare la produzione di energia elettrica.
Sono stati attuati in provincia di Brescia importanti serbatoi stagionali atti alla regimazione e quindi alla migliore utilizzazione delle acque. Così nell'alta Valcamonica si trovano i bacini dell'Avio, del Baitone, del Salarno e del Lago d'Arno, con capacità complessiva di circa 80 milioni di mc.; in Val Sabbia il serbatoio del Lago d'Idro con capacità di circa 75 milioni di mc.; e nel Lago d'Iseo un'accumulazione di circa 80 milioni di mc.
Bibl.: Per la città antica (p. 808): Museo bresciano illustrato, per cura dell'Ateneo, Brescia 1838. - Per la storia medievale e moderna (p. 810); Liber Potheris Communis Civitatis Brixiae, in Historiae Patriae Monumenta, XIX, Torino 1899; Valentini, Gli Statuti di Brescia dei secoli XII al XV, in N. Archivio Veneto, XV (1898) e seg.; raccolta dei Commentari dell'Ateneo di Brescia dal 1807 in poi; P. Guerrini, Le Cronache Bresciane inedite dei secoli XV al XIX, in corso di pubblicazione (1938); id., Nota bibliografica giubilare, Asola 1928; id., Una nobile famiglia lombarda: I conti di Martinengo, Brescia, 1930; L. Fé d'Ostiani, Storia tradizione ed arte nelle vie di Brescia, Brescia 1927; id., Brescia nel 1796, Brescia 1908. - Per il periodo del Risorgimento: Il primo secolo dell'Ateneo di Brescia, Brescia 1902; Miscellanea di studi su Brescia del Risorgimento, a cura dell'Ateneo, Brescia 1933. Per la storia ecclesiastica: Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastique, voce brescia; G. G. Gradenigo, Pontificum brixianorum series, Brescia 1755; G. Brunati, Vita e gesta di santi bresciani, Brescia 1856; F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia: Lombardia, parte 2ª, vol. I, Firenze 1913; Brixia sacra, rivista; P. Guerrini, Memorie storiche della diocesi di Brescia, in corso di pubblicazione dal 1930.
Per le dieci giornate aggiungi: R. Mazzetti, Tito Speri, Brescia 1932; O. Bonafin, Tito Speri, Brescia 1932; L. Re, Tito Speri nel processo dei Martiri di Belfiore. Costituti e documenti inediti, Brescia 1933. - Per i monumenti (p. 814): U. da Como, Gerolamo Muziano, Bergamo 1930; Comune di Brescia, Mostra della pittura bresciana dell'Ottocento. Catalogo, Brescia 1934; id., La pittura a Brescia nel Seicento e Settecento. Catalogo della mostra, Brescia 1935; e le riviste: Brescia (1928-1934), L'Arengo (1934-15), Brescia (1936). - Per la provincia: Brentana, La vita in un comune montano, Brescia 1934.