Vedi BRESCIA dell'anno: 1959 - 1973 - 1994
BRESCIA (Brixĭa)
Città della Lombardia, nodo stradale naturale nella fertile pianura ai piedi della catena montuosa, Di fondazione gallica, fu sottomessa ai Romani nel 225 a. C., e colonia probabilmente sotto Augusto. Nel 452 fu saccheggiata da Attila: nel VI sec. divenne sede di un ducato longobardo.
Nulla sappiamo della topografia della città gallica, capoluogo dei Cenomani, mentre il reticolato stradale di B. romana è ancora riconoscibile nella parte N-E della città moderna. Non del tutto sicuro però è il percorso delle antiche mura, che comprendevano l'acropoli del colle Cidneo, e che, ad ogni modo, arrivavano ad O sino all'odierna piazza della Vittoria, e ad E oltre piazza T. Brusato. I monumenti archeologici ed epigrafici - la collezione lapidaria di B. comprende oltre 1000 iscrizioni ed è tra le più ricche d'Italia - ci attestano l'importanza della città, colonia augustea, in tutta l'età imperiale romana. Ricorderemo i ruderi dell'acquedotto costruito da Augusto e Tiberio; una piazza minore, resti di un ponte e forse di horrea nella zona di piazza della Vittoria; uno stabilimento termale in piazza Brusato; ruderi incerti al Castello; vaste e ricche zone cemeteriali, tra cui l'importante necropoli del Rebuffone lungo l'antica via romana che porta a Verona, via chiamata talora impropriamente Emilia o Gallica; una zona sacra a Mercurio lungo la medesima strada, all'altezza del sobborgo di Sant'Eufemia. Sono documentati epigraficamente anche numerosi templi e una sinagoga.
Imponenti sono i ruderi della zona del Foro, il cui complesso architettonico costituisce una delle più interessanti sistemazioni urbanistiche di età flavia. Si tratta di un Foro del tipo allungato - come il contemporaneo Foro di Nerva iniziato da Vespasiano a Roma o il Foro di Pompei - che ha ad uno dei lati minori, in posizione eminente, il tempio capitolino datato dall'iscrizione al 72-73 d. C., all'altro un edificio rettangolare noto col nome di "curia". Il Capitolium di B. è formato da tre celle divise da intercapedini e precedute da un unico pronao con avancorpo centrale; l'unione tra pronao e avancorpo è ottenuta con pilastri cuoriformi. L'edificio è stato ricostruito nel 1830 per essere adattato a museo; il restauro dell'elevato del pronao (1939) e quello delle porte delle celle ristabiliscono le proporzioni del tempio antico. Molto ricca la decorazione della trabeazione del colonnato del pronao, dei tre grandi portali e perfino dei lacunari degli architravi: il motivo dei girali di foglie d'acanto si unisce a vivaci raffigurazioni di animali, dal serpente al leone, agli uccelli.
Della "curia" è conservata in altezza gran parte della fronte opposta al Foro, raro esempio di facciata di edificio pubblico, divisa in due piani da una ricca trabeazione e scompartita da lesene corinzie nei cui intervalli si inquadrano le aperture sagomate delle numerose porte e finestre. Ad E del Foro ed in perfetta simmetria, scavi hanno rivelato l'esistenza di un'altra piazza e di un tempio, mentre immediatamente adiacente al Capitolium è il teatro, appoggiato al colle Cidneo, di cui rimangono rovine imponenti che possono rendere possibile la ricomposizione di una scena a più ordini del tipo di Sabratha. Del teatro fa parte anche, come una specie di foyer, un'interessante aula a esili pilastri lapidei, che un tempo sorreggevano un soffitto ligneo.
La ricchezza artistica della città è documentata dal ritrovamento presso il Capitolium (1826) di un grande complesso di antichi bronzi, di cui fanno parte, oltre alla famosa statua della Vittoria, derivazione romana dell'Afrodite del tipo di Capua, sei teste di bronzo appartenenti ad altrettante statue, un raro esempio di pettorale da cavallo ornato di figure a tutto tondo, altri frammenti di statue bronzee. Accanto ai bronzi, numerosi rilievi, quasi tutti in pietra di Botticino o di Rezzato, e qualche statua in marmo testimoniano anche in questo campo l'esistenza di abili artisti locali, la cui arte ci appare però strettamente legata allo stile "ufficiale" romano. Interessanti per lo studio dell'arte provincialè sono, invece, le numerose edicole con ritratti di defunti e una statua acefala di togato seduto, con caratteristiche pieghe piatte.
Bibl.: O. Rossi, Le Memorie Bresciane..., Brescia 1616; id., Brescia 1693; Museo Bresciano Illustrato, I, Brescia 1838; C. Ballerio, in Palladio, V, 1938, p. 187 ss.; id., III Congresso Nazionale di Storia dell'Architettura, Roma 1940, p. 291 ss.; N. Degrassi, in Not. Scavi, 1941, p. 322 ss.; 1946, p. i ss.; id., in Atti Acc. Lincei, 1950, IV, p. 30 ss.; id., in Boll. d'Arte, XXXVI, 1951, p. 47 ss.; L. Borrelli, in Boll. Ist. Centrale Restauro, I, 1950, p. 19 ss.; A. Frova, in Arch. Class., VIII, 1956, p. 34 ss.