BRETEUIL, Louis-Charles-August Le Tonnellier, barone di
Nacque ad Azay-le-Ferron il 7 marzo 1730. Avviato fin dalla prima giovinezza alla carriera diplomatica, pervenne rapidamente a posti di alta responsabilità: fra il 1760 e il 1770 fu ambasciatore in Russia durante la guerra dei Sette anni; passò poi a Vienna, di là a Napoli e poi nuovamente a Vienna, all'alba del nuovo regno di Luigi XVI (1775), rientrando a Parigi nel 1783. I successori del Necker imperversavano facendo debiti con disinvoltura incredibile; né il re né la corte se ne interessavano. B. fu chiamato all'ufficio di ministro della real casa, particolarmente delicato, perché le interferenze con la politica del governo erano numerose e continue, e vi rimase fino al 1788, imparando a conoscere da vicino l'ambiente più impreparato ad intendere i bisogni del paese. Ebbe fama di reazionario, abituato com'era alle consuetudini corrette e rigide della diplomazia, ma in realtà nel 1785 fu proprio il B. che in un documento ufficiale sull'abuso delle lettres de cachet colpì mortalmente la mentalità dell'antico regime e annullò virtualmente la triste efficacia di uno dei più odiati strumenti dell'assolutismo. Egli si oppose, come poté, alla convocazione degli Stati generali, specialmente quando fu fissato il numero dei rappresentanti del terzo stato in modo da risultare superiore alla somma dei rappresentanti dei due altri ordini, ma nulla fece nei primi mesi del 1789 per intralciare il cammino a Necker, ritornato al potere. Niente di più naturale, quindi, che quando Necker fu allontanato dal governo, l'1I luglio 1789, B. fosse chiamato dal re a sostituirlo. Egli era senza dubbio uno degli uomini politici più vicini alla monarchia e più fedeli al re. Ma l'insurrezione parigina, con la conseguente distruzione della Bastiglia, il 14 luglio, costrinse il re a richiamare Necker. Il governo di B. era durato meno di tre giorni. Non gli rimase che emigrare, sicuro come era che né l'Assemblea né Parigi né forse la maggior parte delle provincie gli avrebbero perdonato di aver osato accettare di sostituire Necker. Fu, ciò non ostante, in continui contatti con la corte; anzi prima che il re accettasse la costituzione fu ufficiosamente incaricato di trattare con le corti europee un programma, complesso e pericoloso, atto a ristabilire l'ordine in Francia. Dopo l'accettazione della costituzione da pane del re, B. fu liberato da quell'incarico, e però non partecipò più, neppure indirettamente, agli avvenimenti della Francia. Rientrò in patria soltanto nel 1802, vecchio e stanco; ma i legittimisti gli rimproverarono di aver piegata la fronte dinnanzi a Napoleone e di aver accettata una pensione di 12.000 franchi. Morì quasi ignorato, a Parigi, il 2 nov. 1807.