Bretton Woods
Località del New Hampshire (Stati Uniti), dove nel luglio 1944 si tenne la conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni Unite, nella quale, alla presenza dei delegati di 44 nazioni, furono poste le basi del sistema monetario internazionale del dopoguerra e costituiti due nuovi organismi, il Fondo Monetario Internazionale (➔ FMI) e la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (➔ BIRS), successivamente entrata a far parte del gruppo della Banca Mondiale (➔). Obiettivo della conferenza era ricostruire il sistema di scambi internazionali, distrutto dalla Seconda guerra mondiale e, prima ancora, dall’ondata protezionistica e dalle svalutazioni competitive avvenute durante la grande depressione. Alla fine del conflitto, gli Stati Uniti, prima potenza militare ed economica, erano anche il principale creditore della comunità internazionale e vantavano un attivo di bilancia dei pagamenti. Al contrario l’Europa, distrutta dalla guerra sia nei Paesi vincitori sia in quelli vinti, e appesantita dalla ricostruzione, era in cronico deficit esterno.
Nella conferenza si confrontarono tra loro due visioni: la prima, sostenuta dal capo della delegazione inglese, l’economista J.M. Keynes (➔ Keynes, piano di), prevedeva la creazione di una stanza di compensazione internazionale e di una nuova moneta (➔ bancor); la seconda, avanzata dal capo della delegazione USA, H.D. White (➔ White, piano di), sosteneva la creazione di un fondo di stabilizzazione alimentato da sottoscrizioni (quote) dei Paesi membri. L’accordo finale, molto vicino alla proposta americana, stabilì che il FMI raccogliesse sottoscrizioni in valute nazionali, prestabili ai Paesi in disavanzo entro stringenti limiti e condizioni. I cambi fra le valute erano fissi, così come il rapporto fra la valuta cardine, il dollaro, e l’oro (fissato nella parità prebellica di 35 dollari per oncia). I tassi di cambio erano modificabili solo in caso di squilibrio fondamentale della bilancia dei pagamenti. I Paesi in avanzo avevano la facoltà di convertire le riserve di dollari in oro presso gli Stati Uniti alla parità aurea prefissata. Solo pochi anni dopo, le mutate condizioni avrebbero messo in crisi il sistema, provocandone la caduta. Negli anni 1950 la bilancia dei pagamenti statunitense entrò in deficit e, negli anni 1960, il passivo subì un incremento a causa dell’espansione della spesa pubblica determinata dai programmi sociali dell’amministrazione Johnson e dalla guerra in Vietnam. La crescente offerta di dollari sui mercati internazionali, se da un lato favorì l’espansione economica mondiale, dall’altro erose la fiducia nell’adeguatezza delle riserve auree americane (paradosso di Triffin; ➔ Triffin, Robert). Alla fine di quel decennio, l’emorragia di riserve auree divenne insostenibile per gli Stati Uniti, che decisero, il 15 agosto 1971, di sospendere la convertibilità del dollaro. Ebbe inizio, poco dopo, l’ancora attuale regime di fluttuazione generalizzata dei cambi.