brevetto
La tutela della legge per le invenzioni
Chi effettua una scoperta, dopo aver speso tempo e risorse nella propria ricerca, può rischiare di vedersi 'copiare' i risultati da altri. Questo non accade se ricorre al brevetto, una forma di protezione legale che assicura per un certo periodo il monopolio ‒ cioè il godimento esclusivo ‒ dell'utilizzazione e dello sfruttamento della novità. Il brevetto ha preso piede nell'Ottocento di pari passo con l'affermazione della rivoluzione industriale e oggi tutela, in diversi modi, tutta la sfera delle possibili invenzioni umane.
Da sempre l'uomo si è impegnato per migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro attraverso l'ingegno. I frutti di questi sforzi sono le invenzioni, cioè quei 'salti in avanti' della civiltà che segnano il progresso. Ma come evitare che, dopo aver speso tempo, fatica e risorse, l'autore di una scoperta venga 'copiato' da altri, che potrebbero trarne beneficio senza avere alcun merito? A questo problema risponde uno strumento di legge, chiamato brevetto, che assicura protezione a chi ha realizzato un'invenzione, attribuendogli per un certo periodo di tempo un monopolio nell'utilizzazione e nello sfruttamento della novità.
Per lungo tempo nessun sistema di leggi si è posto il problema di proteggere e premiare gli autori delle invenzioni. D'altra parte, negli antichi regimi imperiali o feudali il re era titolare di tutti i diritti e fonte egli stesso del diritto, per cui al fortunato inventore potevano e dovevano bastare la benevolenza e l'eventuale generosità del sovrano, il quale aveva, a propria discrezione, il potere di concedere privilegi di uso esclusivo a qualche suo suddito, generalmente in cambio di tributi o di sostegno militare.
Si sa però che già nel 13° secolo a Venezia venivano concessi diritti di monopolio ad alcuni artigiani, per esempio a chi produceva macchine per lavorare la seta. Nel 15° secolo anche in Inghilterra vennero introdotti privilegi simili: il più antico brevetto conservato è quello concesso a tale John of Utynam, cui nel 1449 venne accordato un monopolio di venti anni su un particolare procedimento di produzione del vetro. La prima vera e propria legge sui brevetti fu istituita però nel 1474, proprio a Venezia.
Alla fine del 1700 quasi tutti i paesi europei avevano una qualche legislazione sui monopoli, e gli Stati Uniti la inclusero nella propria Costituzione nel 1788. Fu comunque nell'Ottocento, in coincidenza con la rivoluzione industriale, che la legislazione sui brevetti assunse la sua forma attuale, quando il numero di invenzioni immesse sul mercato aumentò in modo esponenziale grazie soprattutto alla scoperta di forme di produzione di energia come il vapore e, poi, l'elettricità. Si cominciò a comprendere con estrema chiarezza che le invenzioni sono un fattore decisivo per lo sviluppo dell'economia e per il benessere di una nazione. Se chiunque avesse potuto 'copiare' le invenzioni e godere dei relativi benefici, questo avrebbe penalizzato fortemente la ricerca e messo a repentaglio il buon funzionamento delle economie.
Con il progressivo affermarsi dei principi liberali e dell'idea di concorrenza, si iniziarono a elaborare norme che consentivano, a chi avesse studiato e realizzato un prodotto davvero innovativo, di ottenere un diritto di monopolio. Nasce così il moderno concetto di brevetto industriale, cioè una protezione di legge attribuita all'autore di un'invenzione affinché possa ripagarsi le spese della ricerca effettuata e trarne profitto. Tutte le moderne legislazioni dei paesi industrializzati prevedono regole di tutela brevettuale. Il diritto di utilizzazione monopolistica dell'innovazione è però sempre limitato sia nell'ambito territoriale sia in quello temporale. Dunque, la protezione non può valere per sempre: scaduto il termine previsto, l'invenzione diventa liberamente utilizzabile da tutti.
Non solo: in cambio della tutela attribuitagli, l'autore della scoperta si impegna a pubblicare e, dunque, a svelare i contenuti della propria ricerca. Questo significa che il brevetto è una potente leva di divulgazione delle novità tecniche e favorisce la circolazione delle idee. Non va considerato, dunque, come un freno alla concorrenza ma, al contrario, come un mezzo per renderla più efficace.
Lo strumento brevettuale funziona ovviamente a condizione che le invenzioni oggetto di protezione abbiano un carattere realmente innovativo. Semplici modifiche di prodotti o procedimenti già noti non giustificherebbero la tutela. Per questo le leggi stabiliscono requisiti per la brevettabilità delle invenzioni. In particolare, la normativa italiana dispone: che l'invenzione sia applicabile a livello industriale; che abbia un carattere di novità; che possegga requisiti di creatività e originalità; che sia descritta con sufficiente precisione. Per questo alla domanda di brevetto si allegano generalmente uno o più disegni, in grado di illustrare nel dettaglio i contenuti dell'innovazione proposta.
Gli elementi dell'istanza per il rilascio di un brevetto nazionale sono fondamentalmente tre: il riassunto, che serve come elemento di informazione tecnica; la descrizione, della quale possono fare parte anche i disegni; le rivendicazioni, cioè la specificazione dell'ambito di tutela richiesto. La procedura nazionale prevede soltanto un esame formale delle pratiche: ciò significa che il contenuto della domanda non subisce un esame di merito tecnico. Se non ci sono errori nella procedura, l'iter prosegue automaticamente fino alla concessione del brevetto, che avviene normalmente nell'arco di tre, quattro anni.
Il brevetto per invenzione ha una durata legale di venti anni e decorre dal deposito della domanda. La sua validità è limitata al territorio del nostro paese. L'Italia, però, aderisce alla Convenzione del brevetto europeo che consente di ottenere una tutela ben più ampia, estesa a quasi tutti i paesi del nostro continente. In questo caso esiste un esame tecnico di merito: l'Ufficio brevetti europeo ‒ che ha sedi a Monaco di Baviera, a Berlino e all'Aia ‒ effettua una ricerca preliminare sull'effettivo carattere di novità dell'invenzione, notifica l'esito al richiedente e, se tutte le condizioni risultano rispettate, effettua la pubblicazione. Il vincolo di tutela garantito dal brevetto europeo è, dunque, molto maggiore di quello nazionale ma ovviamente, a fronte di questo beneficio, i costi della procedura sono sensibilmente più elevati. Il brevetto europeo è comunque, insieme a quello rilasciato dagli Stati Uniti d'America, tra i più ambiti ed efficaci.
Va tenuto presente che la tutela garantita dal brevetto scatta concretamente solo nel momento in cui avviene una contestazione: è allora, infatti, che l'inventore può e deve far valere il proprio diritto. Il successo dell'istituto brevettuale, quindi, è molto legato al buon funzionamento della giustizia. Tutti i paesi più industrializzati, riconoscendo l'importanza dell'innovazione come fattore di sviluppo e crescita dell'economia, prevedono specifiche regole processuali per dirimere il contenzioso. In Italia, in particolare, esistono sezioni specializzate nei dodici più importanti tribunali che affrontano e giudicano le eventuali cause in materia di proprietà industriale.
La storia dei brevetti è piena di controversie, che spesso si sono trascinate nel tempo e hanno messo in discussione l'effettiva primogenitura delle invenzioni. L'esempio più eclatante è probabilmente quello del telefono, la cui scoperta si deve all'italiano Antonio Meucci, ma che fu sfruttata per la prima volta a livello industriale dallo statunitense Graham Bell. Antonio Meucci, nato a Firenze nel 1808, si era trasferito nel 1845 a Long Island, nei pressi di New York, dove nel 1857 portò a compimento l'invenzione del telefono. La mancanza di capitali gli impedì però di registrare la scoperta: solo nel 1871, dopo molti sforzi, riuscì a depositare un brevetto di durata biennale che poi, per le condizioni di assoluta povertà in cui viveva, non riuscì a rinnovare: infatti, per rinnovare un brevetto era necessario versare una certa quantità di denaro. I suoi disegni furono così sfruttati da Graham Bell che, prendendosi tutti i meriti della scoperta, iniziò ben presto a realizzare colossali profitti. L'azienda con il suo nome divenne la prima compagnia telefonica degli Stati Uniti. Solo recentemente è stato riconosciuta, anche dallo stesso Congresso degli Stati Uniti, in modo definitivo e ufficiale il primato di Antonio Meucci nell'invenzione, che si è rivelata una delle scoperte decisive del Novecento ed ha assunto un ruolo centrale nella nostra vita quotidiana.