BRICS
Acronimo utilizzato dagli economisti per indicare un nucleo di cinque grandi Paesi in rapida crescita economica o comunque dotati di una significativa influenza politica: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. In origine tale raggruppamento non comprendeva il Sudafrica e infatti l’acronimo, coniato nel 2001 da Jim O’Neill, economista presso la Goldman Sachs, era BRIC.
Nel settembre 2006 i ministri degli Esteri di Brasile, Russia, India e Cina, riuniti al margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, diedero vita a un coordinamento diplomatico informale tra i loro Paesi. Nel-l’intento di trasformare i BRIC in un club permanente e maggiormente strutturato, fu convenuto per il 16 giugno 2009 nella città russa di Ekaterinburg il primo summit dei capi di Stato dei Paesi aderenti, che si concluse con l’approvazione di una dichiarazione finale in favore dell’instaurazione di un nuovo e più equo ordine mondiale multipolare. Si decise altresì di dare cadenza almeno annuale a questi incontri al vertice.
Risale al 24 dicembre 2010 l’ammissione del Sudafrica a questo foro. Conseguentemente, dall’anno successivo le riunioni del raggruppamento si svolsero in un formato più ampio, a cinque, denominato BRICS: una realtà che nel 2014 rappresentava circa il 42% della popolazione mondiale e il 22% dell’economia globale.
Le ambizioni dei BRICS crebbero progressivamente, anche in conseguenza del mutare del clima economico e politico internazionale.
Dall’aspirazione a esprimere posizioni unitarie nelle maggiori organizzazioni multilaterali del pianeta e a intensificare le relazioni tra gli Stati affiliati, i BRICS passarono al tentativo di modificare l’architettura del sistema finanziario internazionale, allo scopo di ridurre il ruolo che vi svolgeva il dollaro e di consolidare la capacità dei Paesi aderenti di resistere a fughe di capitali più o meno improvvise, innescate tanto da processi economici, come il riflusso degli investimenti diretti esteri (il cosiddetto reshoring) e la fine della stimolazione monetaria negli Stati Uniti (tapering), quanto dal varo eventuale di strategie sanzionatorie esterne.
Di queste tendenze fu manifestazione la decisione assunta nel giugno 2014 a Fortaleza di creare una Nuova banca di sviluppo, dotata di un capitale iniziale sottoscritto di 50 miliardi di dollari con cui finanziare progetti infrastrutturali nei Paesi emergenti, insieme a un fondo da altri 100 miliardi, denominato CRA (Contingent Reserves Arrangement), per fronteggiare improvvise crisi di liquidità con un’ulteriore linea di difesa.
Da queste scelte, traspariva la volontà dei BRICS di porsi in concorrenza con le istituzioni di Bretton Woods (v. banca mondiale, fondo monetario internazionale). La ‘potenza di fuoco’ dei nuovi strumenti allestiti dai BRICS sembrava tuttavia ancora insufficiente a garantirne la stabilità finanziaria in caso di gravi turbolenze. In termini più generali, inoltre, il raggruppamento pareva ancora troppo eterogeneo e poco coeso geopoliticamente per proporsi come un polo alternativo a quello che si riconosceva nel Washington consensus.