BRIENNIO (βρευέννιος)
Famiglia bizantina, originaria di Adrianopoli, stabilitasi circa la metà del sec. VIII a Costantinopoli, acquistò grande potenza nei secoli XI e XII, gareggiando con quella dei Comneni per la conquista del trono imperiale e imparentandosi poi con la casa regnante.
Teoctisto è il primo Briennio che si presema nella storia bizantina. Sotto la reggenza di Teodora negli anni 847-850 pose fine al brigantaggio degli Slavi invasori del Peloponneso.
Niceforo, comandante di Durazzo, nel 1078 si ribella contro Michele VII Parapinace, marciando verso Costantinopoli, mentre in Asia Minore viene proclamato imperatore il generale Niceforo Botaniate cui arrise fortuna, poiché impadronitosi del competitore, sconfitto dal generale Alessio Comneno, lo fece abbacinare.
Niceforo, generale e storico bizantino (1062-1137), figlio del precedente, nacque ad Orestiade (Adrianopoli) circa il 1062. Si guadagnò il favore di Alessio I Comneno e la mano della figlia Anna, con il titolo di Cesare. Prestò segnalati servizî all'imperatore difendendo con successo le mura di Costantinopoli dagli attacchi di Goffredo di Buglione (1097), dirigendo i negoziati di pace tra Alessio e Boemondo principe di Antiochia (1108), decidendo col suo intervento opportuno la sconfitta del sultano di Iconio (1116). Morto il suocero nel 1118, rifiutò di partecipare alla congiura ordita dalla vedova Irene e dalla propria consorte Anna per metterlo sul trono imperiale invece del legittimo successore Giovanni. Fu in buoni rapporti col nuovo imperatore, Giovanni II Comneno, che accompagnò nella spedizione di Siria (1137); ma fu costretto da malattia a ritornare a Costantinopoli, dove morì poco dopo.
Negli ultimi suoi anni per suggerimento della suocera Irene si mise a scrivere una storia di Alessio I Comneno (1081-1118), che nella prefazione, in gran parte spuria, è definita materiale storico (ὕλη ἱστορίας); ma sorpreso dalla morte, non poté toccare che gli anni 1070-1079. L'opera, avendo per oggetto la glorificazione della casa Comnena, piuttosto che una storia del tempo, è una cronaca famigliare; la quale però per l'alta posizione delle famiglie dei Brienni e dei Comneni assume il valore di fonte storica. Benché appartenga alla cerchia degli scrittori che iniziano la rinascenza letteraria dell'epoca dei Comneni (ricevette l'istruzione enciclopedica introdotta con Psello e compose opere filosofiche-retoriche ora perdute), Niceforo scrive in modo meno ricercato ed ampolloso della maggior parte di essi: il suo modello è Senofonte. La sua opera fu continuata e completata da Anna Comnena.
Bibl.: Edizione principe per cura di P. Possinus, Parigi 1661 da un unico manoscritto ora perduto: ristampe a Venezia 1729, a Bonn per cura di A. Meineke 1836 e in Migne, Patrologia graeca, CXXVII, pp. 1-216. Cfr. K. Krumbacher, Geschichte der byzantinischen Litteratur, 2ª ed., Monaco 1896, pp. 217-274; F. Chalandon, Les Comnènes, I, Parigi 1900, pp. v-vii e passim.
Manuele, dotto nella matematica e nell'astronomia, maestro di Teodoro Metochita (morto nel 1132), che scrisse tre libri sulla musica (ἀρμονικῶν βιβλία τρία), basandosi, in contrapposto con la prassi del suo tempo, sulle antiche teorie musicali med. J. Wallis, Opera mathematica, III, Oxford 1699, pp. 359-508; cfr. K. Krumbacher, Geschichte der byzantinischen Litteratur, p. 599).
Michele, polemista antilatino del sec. XIV.
Giuseppe, eminente teologo bizantino del sec. XIV-XV. Nato circa il 1350 probabilmente a Sparta, entrò nel 1375 in un monastero di Creta. Acquistatasi grande popolarità come predicatore dei greci ortodossi, dovette abbandonare l'isola per dissidî con il clero greco. Nel 1395 entrò nel monastero di Studio a Costantinopoli, attendendo alla predicazione e all'insegnamento. Manuele Paleologo lo nominò predicatore di corte; nel 1416 e nel 1418 fu mandato in occidente per trattare dell'unione. Spiegò grande attività nella lotta contro la chiesa latina. Caduto in disgrazia di Giovanni VIII Paleologo per la tenacia nel combatterne la politica di unione con Roma, si ritirò dalla vita pubblica, probabilmente a Creta. Morì prima del sinodo di Firenze (1439). Benché prevalentemente teologiche, le opere di Briennio contengono una quantità rilevante di cognizioni relative al trivio e al quadrivio, prezioso indice della cultura di lui e, in generale, del teologo bizantino di quell'epoca. Platonico nella psicologia con qualche infiltrazione aristotelica, segue nell'etica massime stoiche desunte specialmente da Marco Aurelio. Le sue opere furono edite da Eugenio Bulgaris, 'Ιωσὴϕ μοναχοῦ τοῦ Βρυεννίου τὰ εὑρεϑέντα, voll. 3, Lipsia 1768-1774.
Bibl.: J. Dräseke, J. B., in Neue Kirkchliche Zeitschrift, VII (1906), pp. 208-228; Ph. Meyer, Des J. B. Schriften, Leben und Bildung, in Byzantinische Zeitschrift, V (1896), pp. 74-111 e J. B. als Theolog, in Theologische Studien und Kritiken, LXIX (1896), pp. 282-319.