Vedi BRIGANTIUM dell'anno: 1959 - 1994
BRIGANTIUM (anche Brigantâa o Brecantâa nelle fonti tardo-antiche)
Città nella provincia romana della Rezia, secondo la riforma di Diocleziano nella Raetia Secunda. Oggi Bregenz, nella regione austriaca del Vorarlberg, sul lago di Costanza, l'antico lacus Brigantinus o (secondo Pomponio Mela) lacus Venetus. Il nome B. è celtico. Del substrato illirico si è conservata soltanto la denominazione del lago lacus Venetus.
Probabilmente qui è stata celticizzata una popolazione originariamente retica. Strabone annovera i Brigantini tra i Vindelichi celtici. La città viene, nelle antiche fonti, variamente denominata (vedasi in Strabo, 4, 6, 8; Tolom., II, 12, 3; Plin., Nat. hist., ix, 63; Amm. Marc., xv, 4, 1; nella Not. dign. occ., 35, 32; sulla Tab. Peurt. e negli Itinerari).
Il luogo dell'oppidum celtico non è ancora sicuramente accertato. Durante l'occupazione della Rezia da parte dei due figliastri di Augusto, Druso e Tiberio, l'antica colonia celtica di B. fu conquistata nell'anno 15 a. C. e, in seguito, dislocata sull'Oelrain, uno dei rialzi a terrazze prospicenti il Gebhardsberg. Qui dai Romani, sempre in epoca tiberio-claudia, fu eretta una fortificazione su terrapieno, la cui posizione è accertata, mediante ritrovamenti nel suolo, su di un terreno limitato a S dalla Kaspar-Schochstrasse, ad O dalla Huterstrasse, a N dalla Cosmus-Jennystrasse e ad E dalla Willimarstrasse. Le costruzioni erano in legno; furono accertate scuderie. Fra i ritrovamenti singoli provenienti dalla fortificazione vanno menzionati: un pugnale (Oesterr. Jahresh., xxxvii, 1948, Beibl., c. 147), fermagli in bronzo di una cintura da soldato e falere di vetro (ibid., c. 147). Con l'avanzata delle truppe sul Danubio, anche la fortificazione di B. fu abbandonata. Sotto l'imperatore Claudio la città dovrebbe aver ottenuto il diritto municipale. Il territorio della città si estendeva a N e ad O oltre l'odierna regione del Vorarlberg. B. era un importante nodo stradale. Dalla strada militare retica Vindonissa-Cambodunum partiva di qui una diramazione che, passando sopra Curia (Coira), raggiungeva Mediolanum (Milano). A questa si aggiunse, secondo quanto provano le pietre miliari, nel III sec. d. C., una strada strategica che da B., attraverso Sonthofen, Leermos e Zirl, conduceva a Veldidena (Wilten presso Innsbruck). A B. esisteva, verso la metà del III sec. d. C., una stazione di beneficiarî sovvenzionata dalla Legio III Italica. Intorno all'epoca neroniana, come attestano le tracce, la città fu colpita da un catastrofico incendio, e nel III sec., specialmente nel 282 d. C., ugualmente flagellata dalle incursioni degli Alamanni. Dopo l'abbandono della regione avanzata della Rezia, B. ridivenne città di confine e quindi gravemente esposta. È probabile che vi fosse nuovamente installata una fortificazione, comunque, però, non ancora accertata. Secondo la Not. dign. occ., 35, 32, B. era, alternativamente con Confluentes, sede di un praefectus numeri barcariorum, cioè del comandante della flotta romana del lago di Costanza. La poca sicurezza della situazione nel periodo tardo-antico suggerì l'abbandono della considerevole ma indifesa città sull'Oelrain. Nel territorio dell'antico oppidum celtico fu quindi, come spesso avveniva, collocata sulle alture una colonia fortificata. Fu ancora adoperato però, come dimostrano i ritrovamenti, il grande cimitero della prima e media epoca imperiale. Le fonti più recenti indicano già B. come un oppidum distrutto. Al principio del VII sec. operava qui il missionario irlandese S. Gallo che s'imbatté ancora in genti romaniche. Il suo maestro, S. Colombano, avrebbe fatto restaurare, nei pressi del suo eremitaggio, la chiesa di una S. Aurelia. Nel 1904 furono trovati, nella campagna detta del Gallenstein, gli avanzi delle fondamenta di una modesta chiesa a tre navate con sostruzioni in pietra e strutture in legno, e si credette riconoscere in essi la chiesa suddetta. La costruzione, costituita da materiale risultante più antico, fece supporre che essa fosse stata elevata su di un tempio pagano distrutto.
La città romana, che nei suoi edifici mostra almeno tre o quattro periodi di costruzione, appare come una colonia stradale collocata sulla importante strada che da Vindonissa e Vitudurum conduceva a Campodunum. Lungo questa strada che, nel territorio della città, formava un leggero arco verso E, si trovavano alcune insulae regolarmente disposte. Circa nel mezzo della parte interna della città si ergeva il Foro, che spiccava fra le case variamente ornate di portici. Il Foro è formato da una piazza vasta e circondata da un porticato a colonne, sul cui lato minore, a N, fu più tardi appoggiato un edificio per uffici, con più vani riscaldabili. Contemporaneamente fu collocato a S un porticato a colonne. Si è trovato inoltre nel Foro una grande base tripartita, che portava probabilmente statue equestri. Fu inoltre accertata la sala di giustizia (basilica). Più avanti, verso E, si trovava il tempio dedicato alla Triade Capitolina.
Scavi sistematici vengono eseguiti dal 1871, e si è potuto scoprire così la parte maggiore della colonia urbana dell'Oelrain, le necropoli - che hanno fornito soltanto qualche pietra sepolcrale - e ville sparse nella campagna circostante. È degna di essere menzionata una cantina, ben conservata, munita di scale e ricca di oggetti di "terra sigillata". Nel territoriò urbano, mosaici, pitture murali, rivestimenti di porte in marmo, mascheroni in bronzo per erogazione di acqua e una statuetta in bronzo rappresentante una Vittoria che uccide il toro. Fra le iscrizioni, una dedicata a Druso (datata fra il 4 e il 14 d. C.), altre in onore di una divinità locale, Har, altrimenti sconosciuta; di Mercurius Arcecius, anch'esso oggetto di un culto locale, e altre dedicate Dis deabusque, fra le quali una dei negotiatores Brigantienses. Un rilievo di Epona era murato su di una antica porta della città. Alcuni versi di Virgilio, incisi in un frammento di parete delle terme romane, testimoniano la penetrazione della cultura scolastica romana. Sono notevoli inoltre due tavolette deprecatorie in piombo, che citano Ogmius, divinità celtica degli inferi (R. Egger, in Wiener Jahresh., xxxv, 1943, p. 103 ss.).
Bibl.: Douglas-Jenny, Die Römer in Vorarlberg und bauliche Überreste in B., Innsbruck 1872; R. v. Scala, Aus Brigantiums Frühzeit, in Archiv f. Geschichte u. Landeskunde Vorarlbergs, X, 1914, p. 29 ss.; A. Hild, in Oesterr. Jahresh., XXVI, 1930, Beibl., p. 115 ss. e XXXVII, 1948, Beibl., p. 123 ss.; id., in Festschrift f. R. Egger, II, p. 257 ss.; A. Schober, Die Römerzeit in Oesterreich, 2, Vienna 1955. Per le iscrizioni romane di B.: Fr. Vollmer, Inscriptiones Bavariae Romanae, nn. 72-77 B.