BRIGNOLE SALE, Giovan Francesco
Nacque a Genova, dove venne battezzato nella chiesa di, S. Maria di Castello l'11 apr. 1643, da Anton Giulio e da Paola Adorno. L'11 giugno 1665 venne iscritto nel libro d'oro della nobiltà ed entrò regolarmente a far parte del Maggior Consiglio. Esplicò la sua attività politica, quella almeno di cui ci rimangono testimonianze dirette, soprattutto come inviato straordinario della Repubblica. Nulla, tranne la semplice notizia, ci è noto di un suo viaggio a Milano nel 1679 per trattare affari della Repubblica; più diffuse testimonianze abbiamo invece delle sue ambascerie a Roma e a Parigi. Nel 1684, dopo che Genova, rea di gravitare entro l'orbita spagnola, era stata fatta bombardare da Luigi XIV, il B. venne infatti inviato a Roma perché interessasse il pontefice alla sorte della Repubblica. Affiancando l'opera, già in quel senso svolta da Lorenzo Centurione, il B. doveva inoltre operare perché la Curia intervenisse presso gli ecclesiastici liguri che non intendevano pagare le gabelle; doveva altresì fare presente la gravità della situazione della Corsica anche sotto il profilo religioso, poiché i vescovi dell'isola intendevano riscuotere ed incamerare le decime, ed il convento dei cappuccini di Aiaccio era divenuto un autentico covo di banditi e di ribelli.
Di fronte a tanti impegni, per i quali come appare dalla sua fitta corrispondenza il B. si prodigò zelantemente, sta il tono sconsolato della lettera che egli invia al governo genovese il 27 genn. 1685: in essa descrive l'udienza di tre ore e mezzo concessa da Innocenzo XI "l'ora e ½ trascorsa in Genova, un'altra girando per diverse parti di Europa e una se la godette tutta la Polonia, Moscovia e Tartaria": il che faceva concludere al B. che, più delle prepotenze del re di Francia, al papa premessero i "confini col Turco". Dopo più di un anno di permanenza nella città papale il R. si presentava per l'udienza di congedo il 30 dic. 1685: il suo onorario fu di 2.100 scudi d'argento e di 5.000 pezzi da otto.
Qualche anno più tardi, nel 1691 il B. venne nuovamente utilizzato, come inviato straordinario, in relazione a prepotenze francesi: questa volta la meta della ambasceria fu Parigi, dove già risiedeva in rappresentanza della Repubblica genovese il Gastaldi, ritenuto non sufficientemente qualificato per trattare col re e col suo ministro Croissy la delicata questione del sequestro di due galee della Repubblica, la "Gerusalemme" (falso nome che nascondeva un'altra identità) e la "Santa Chiara", ree di essere state sorprese a navigare nelle acque spagnole di Cadice. La Repubblica era stata sollecitata anche da biglietti di "anonimi amici" residenti in Parigi ad inviare colà un rappresentante che sapesse far presente il danno che la navigazione e il commercio genovesi subivano dall'invadenza degli armatori francesi.
Il B., partito il 21 luglio, presentò in proposito una relazione diretta ai due ministri Lontchatrein e Croissy, dal quale ultimo, che sembrava aver preso a cuore la questione genovese, venne ricevuto più volte. Il comportamento del B. venne favorevolmente commentato dal Croissy e dallo stesso sovrano francese, il quale, nell'ultima udienza del 14 settembre, gli regalò un suo ritratto ornato di diamanti. Il B. era stato costretto a prolungare più del previsto la sua permanenza a Parigi: già dall'agosto infatti aveva chiesto di essere sostituito ed il Minor Consiglio aveva prontamente accettato la sua richiesta, anche perché, in seguito all'improvvisa morte in Sampierdarena dell'inviato francese a Genova, Louis de Ratabon, era stato deciso di inviare a Parigi un vero e proprio ministro residente, la cui scelta era caduta su Lorenzo Centurione. Una galea, comandata dal suocero del B., Giuseppe M. Durazzo, lo andò a raccogliere in Provenza sul finire del settembre.
Il 7 ott. 1693 il B. fece la sua ultima comparsa pubblica per presentare ai Consigli una lettera dello stesso Luigi XIV, nonché il ritratto che il re gli aveva consegnato: il governo deliberò di lasciargli il gioiello e gli chiese una relazione scritta, che egli non poté consegnare, essendo sopravvenuta la morte nel volgere di pochi giorni.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Genova, Litterarum F. 162/1938; Ibid., Istruzioni ai ministri, 16-2711 n. 11; 1-2708 n. 18; Ibid., Lettere ministri Roma, 41-2382; Ibid., Lettere ministri Francia, 31-2207; Ibid., Buste nobilitatis, 116/5; Ibid., fondo Mss. 473; V. Vitale, Diplom. e consoli della Repubblica di Genova, in Atti della Società ligure di storia patria, LXIII(1934), pp. 23, 147; Istruzioni e relazioni degli ambasciatori genovesi, V, Spagna: 1681-1721, a cura di R. Ciasca, Roma 1957, pp. 12, 155.