BRIGNOLE SALE, Giuseppe Maria
Nato a Genova il 18 febbr. 1703 terzogenito di Anton Giulio e di Isabella Brignole, ricevette un'accurata educazione nella casa paterna e fu ascritto al libro d'oro della nobiltà genovese già nel 1716, con qualche anno di anticipo rispetto alla norma.
Questa deroga può essere stata determinata dalla necessità di amministrare presto quella parte del ricchissimo patrimonio dei Brignole Sale che gli era toccata in eredità. Infatti il B. nel 1738, nel corso della tassazione straordinaria dei patrimoni superiori alle 6.000 lire, compare come il diciannovesimo tra i nobili capitalisti genovesi con un capitale dichiarato di 750.000 lire, che anch'egli, come i fratelli, impiegava in parte in prestiti al 5-6% presso principi e città straniere.
Tuttavia il B. (la cui vita politica, meno documentata di quella dei due fratelli dogi, fu meno intensa come numero e importanza di cariche, ma non meno appassionata) mantenne una linea più personale, non sempre coincidente con quella di Giovan Francesco e di Rodolfo, che agirono invece con una rara armonia e identità di visionee di interessi. Ciò è largamente documentato dai verbali delle sedute del Minor Consiglio, cui il B. prese attivamente parte negli anni compresi tra il 1743 e il 1767, senza lesinare rimproveri ai nobili genovesi per il loro scarso attaccamento al dovere di governanti, e proponendo, in appoggio ad Ambrogio Doria, turni di sedute per espletare i cumuli di lavoro arretrato. Il B. dimostrò sensibilità preilluministica circa il problema dell'amministrazione della giustizia della Ruota criminale (sensibilità comune al fratello Rodolfa): già nel settembre 1742, in un suo intervento, elencava i gravi disordini presenti in tutte le cancellerie delle Riviere, determinati dall'impreparazione dei giudici e dei burocrati, e chiedeva ispezioni sul pessimo stato in cui erano tenuti i prigionieri e sulle pene illegali che venivano loro inflitte. Animato dal gusto settecentesco della erudizione storica, unico in seno al governo, si preoccupò più volte di consigliare il riordinamento degli archivi genovesi, conscio dell'importanza degli inesplorati documenti in essi contenuti. Nel campo della politica ecclesiastica il B. mantenne, in armonia con la politica "laica" genovese, una posizione di così spiccato giurisdizionalismo che gli faceva proporre di mettere il nihil alle bolle papali che minacciassero anche indirettamente il principio di sovranità dello Stato, e di tassare i 5.000 membri del clero genovese, almeno nelle situazioni di emergenza (aprile 1746). Tale atteggiamento si accentuò dopo la morte di Benedetto XIV, da lui stimato per le doti morali e per quelle diplomatico-politiche. Ma, come in molti altri nobili genovesi, le sue convinzioni giurisdizionaliste non andavano disgiunte da un sincero sentimento religioso, tant'è vero che egli stesso presentò testi di nuove preghiere per implorare la protezione del cielo per la conservazione della Corsica. Quest'ultimo problema fu spesso dibattuto dal B. anche negli anni immediatamente precedenti la cessione dell'isola alla Francia nel 1768, tra l'indifferenza o la passiva accettazione degli altri consiglieri; per lui la conservazione dell'isola implicava direttamente la salvezza della terraferma.
Già nel maggio 1743 il B. con altri nobili, tra cui Carlo Spinola, col quale ebbe anche in seguito identità di idee e di programmi, sosteneva la necessità di mettere fine ai disordini sobillati nell'isola dalla Francia, inviandovi un energico commissario generale, che egli indicava nella persona di Pietro Giustiniani. La necessità della evacuazione dalla Corsica di quelle truppe francesi che venti anni prima vi erano sbarcate a seguito di una precisa richiesta genovese era invocata dal B. nel novembre 1756 come clausola del trattato di pace di Aquisgrana. È probabile, anche se i documenti non ne hanno lasciato testimonianza diretta, che il B. abbia ricoperto qualche alta carica militare su suolo corso: infatti, dopo un silenzio di tre anni, uno dei quali, il 1758, impegnato nella carica di governatore, i suoi interventi al Minor Consiglio sulla Corsica descrivono le possibilità di difesa strategica dell'isola, citando dettagliatamente luoghi e postazioni (settembre 1760 e gennaio 1761).
Sul piano diplomatico, il B. dimostrò profonda conoscenza del problema corso: nell'agosto 1764 proponeva di cercare l'appoggio politico dell'Inghilterra, anche contro le mire imperiali e sarde; nel maggio e nel giugno 1767 ritornava sulla sua proposta, documentando l'assemblea sul doppio gioco francese e, invocando di conservare la Corsica ad ogni costo, dimostrava l'utilità di presidiare San Bonifacio e di affidare il comando di quella importante piazza strategica a Carlo Spinola.
Nei riguardi dell'Inghilterra il B. dimostrò il suo interesse anche nel campo economico: specialmente negli ultimi anni, infatti, forse anche in polemica con i fratelli, che erano filofrancesi, consigliò di stringere accordi con l'Inghilterra, la Danimarca e l'Impero ottomano, per rendere più dinamico il commercio di transito. In difesa di questo sostenne a più riprese la necessità di costruire strade verso i paesi dell'entroterra, di conservare il porto franco alla Spezia, in funzione antilivornese, e di mantenere o costituire un adeguato armamento navale (per il quale propose anche dettagliate innovazioni tecniche), che difendesse i traffici delle navi genovesi, senza che esse dovessero pagare la malleveria delle bandiere francese e ragusea.
Il B. morì a Genova il 6 genn. 1769.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, Manoscritti 473, c. 536; 496, cc. 76 ss.; 516, p. 18; 518, p. 208v; Ibid., Archivio segreto,Ricordi d. Sen., filze 1640 A-1646; Il vero e reale possesso del palazzo Brignole di Strada Nuova,giustificato dal magnifico G. M. B. S. contro il presunto possesso preteso dal serenissimo Ridolfo M. Brignole, Genova 1763; N. Battilana, Genealogie delle famiglie nobili di Genova, Genova 1825, I, ff. 1-3; R. A. Vigna, Illustrazioni di S. Maria di Castello, Genova 1864, pp. 422 s.; R. Di Tucci, La ricchezza privata e il debito Pubblico di Genova nel sec. XVIII, in Atti d. Soc. lig. di sc. e lett., XI (1932), pp. 35, 39; G. Giacchero, Storia economica del Settecento genovese, Genova 1951, p. 157.